Carniglia come Mourinho: due Coppe Campioni e poi la finale con la Roma

Carniglia come Mourinho: due Coppe Campioni e poi la finale con la Roma

Il leggendario allenatore argentino, dopo aver vinto con il Real, approdò in Italia. Nel 1961 guidò i giallorossi alla vittoria in Coppa delle Fiere. Lo fece con due Coppe dalle Grandi Orecchie già in bacheca, esattamente come potrebbe fare lo Special One

Redazione Edipress

25.05.2022 ( Aggiornata il 25.05.2022 11:35 )

  • Link copiato

Un autentico istrione del pallone. Come calciatore e come allenatore. Tanto mondo, visto e vissuto attraverso il calcio; forse per questo non mise mai del tutto le radici da nessuna parte. Basti dire che fu allenatore del Real Madrid, per due stagioni, quando la maglia blanca la indossavano Di Stefano, Kopa, Puskas, Gento e Santamaria.

L'arrivo in Italia 

A portarlo in Italia dalla Spagna era stato l’intermediario Felix Latronico. Alla Fiorentina nell’agosto 1959. Un inizio brillante. Ma a Firenze non ebbe vita facile, per colpa di frizioni tra dirigenti, nonostante avesse al primo anno (1959-60) portato la Viola a classificarsi seconda dietro la Juventus in campionato e finalista in Coppa Italia sempre contro i bianconeri. Dalla Fiorentina al Bari, ma dopo un anno rientrava nel giro dei grandi club italiani, ingaggiato dalla Roma, con contratto per due anni. Nella Roma allora militavano cinque sudamericani: come il campione del mondo el 1950 Schiaffino, il brasiliano Da Costa e tre argentini: Manfredini, Angelillo e Lojacono. “Yiyo”, questo il suo soprannome, con metodo e cultura del lavoro riuscì a disciplinare dei fuoriclasse dalla vita sregolata e a ottenere un alto rendimento atletico. Nel 1961 la Roma vinse, prima e unica squadra italiana, la Coppa delle Fiere battendo in finale il Birmingham.

L'ingiustizia

Dalla Roma al Milan (nel 1963), dove Carniglia ereditò da Nereo Rocco e Gipo Viani una squadra campione d’Europa. Gli tocca subito la doppia finale di Coppa Intercontinentale contro il Santos. Una finale in cui fu consumato uno dei più grandi furti della storia del calcio. Protagonista l’arbitro argentino Juan Brozzi. La fece così grossa che venne immediatamente radiato come arbitro dalla Fifa. “Fu la maggiore ingiustizia che ho patito in vita mia”. Dal Milan al Bologna, chiamato a sostituire Manlio Scopigno alla sesta di campionato, ma stava attraversando un periodo di crisi. “Yiyo”, come sempre ha fatto in tutte le squadre che ha diretto, prese il toro per le corna e riuscì a raddrizzare la squadra rossoblù. Era la stagione 1965-66 e il Bologna si classificò secondo dietro l’Inter, giungendo, la stagione successiva, ai quarti di Coppa delle Fiere contro il Leeds. Infine, dal Bologna alla Juventus (stagione 1969-70). Ma l’esperienza con i bianconeri torinesi non fu felice.

I trionfi di Carniglia

“Yiyo” era stato in assoluto un uomo vincente. Con il Boca Juniors ha vinto due scudetti argentini: prima come giocatore, poi come general manager (allenatore Marzolini), quando nel Boca giocò Diego Maradona. Il suo grande cruccio è non aver vinto la Coppa Intercontinentale. Quando era al Real Madrid, questo trofeo non era stato ancora istituito. Questo era Luis Carniglia, scomparso nel giugno del 2001; un uomo di calcio che sarebbe riduttivo ricordare soltanto dicendo che era un duro come allenatore. Un uomo dal carattere aspro, per alcuni aspetti, ma straordinariamente franco, gran conoscitore del calcio a tutte le latitudini. Un personaggio tutto di un pezzo, quanto a principi, ma duttile nel plasmare le proprie idee circa il calcio in base ai giocatori che si ritrovava a guidare.

Condividi

  • Link copiato

Commenti