Milan-Udinese: Bierhoff, grande in bianconero e campione in rossonero

Milan-Udinese: Bierhoff, grande in bianconero e campione in rossonero

Acquistato nel 1991 dall’Inter e subito girato all’Ascoli, con i friulani prima e con i rossoneri dopo, offrirà il meglio di sé nella nostra Serie A

Paolo Marcacci/Edipress

25.02.2022 ( Aggiornata il 25.02.2022 15:52 )

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“Sempre con un abbigliamento inappuntabile. Arrivava con la sua agenda e la stilografica con la quale prendeva appunto di tutto, non a caso adesso parliamo di uno che sarebbe poi diventato manager della nazionale di calcio tedesca. Si capiva subito che sarebbe divenuto un dirigente”: così il suo manager dell’epoca, l’avvocato Claudio Pasqualin, offriva un bozzetto di Oliver Bierhoff fuori dall’area di rigore. Il nostro campionato lo ha vissuto, frequentato, firmato a suon di gol non casuali; anzi: esponenziali nella crescita della sua carriera, fino a un decollo coinciso con la straordinaria contemporaneità della sua esplosione in nazionale. Ma procediamo per gradi, anche per riassumere fedelmente il suo excursus nel nostro calcio, Serie B compresa.  

L’arrivo in Italia e i primi anni ad Ascoli

Nato a Karlsruhe il primo maggio del 1968, da lavoratore del gol non ha mai fatto festa, perché le reti sono state le sue molliche da metodico Pollicino dell’area di rigore. Tecnicamente grezzo, impreciso e macchinoso con il pallone tra i piedi, era però un grande specialista del gioco aereo: sul finire degli anni '90 era arrivato a essere considerato il migliore colpitore di testa in circolazione. Nell’estate del 1991, dopo una stagione molto prolifica con la maglia del Salisburgo, gli osservatori italiani gli mettono gli occhi addosso e alla fine si accasa all'Inter che lo gira in prestito all'Ascoli di Costantino Rozzi. L'esordio in Serie A non è dei migliori: 17 partite con soli 2 gol. L'Ascoli retrocede in Serie B. In maglia bianconera Bierhoff disputa tre campionati cadetti. Si laurea capocannoniere nel 1992-93 e l’anno seguente si piazza al secondo posto nella graduatoria. Alla terza stagione nella cadetteria, nonostante le sue reti, arriva la retrocessione per gli ascolani; di pari passo, per lui, arrivano gli attestati di stima di mezza Serie A. Bierhoff, insomma, non rimane senza squadra: è l'Udinese ad aggiudicarsene le prestazioni.

L’Udinese

Il possente centravanti tedesco non delude le aspettative, al contrario si rende protagonista di uno straordinario campionato segnando ben 17 gol. Nel 1996-1997 l'Udinese si piazza al quinto posto, che in quegli anni garantisce la partecipazione alla Coppa UEFA. Lui diventa uno dei protagonisti di quella squadra che stupisce l'Italia. Nel 1997-1998, infatti, i friulani ottengono un clamoroso terzo posto dietro Juventus e Inter, mentre Bierhoff a fine stagione è capocannoniere con 27 gol: era dal 1960-61 che un giocatore di Serie A non segnava tanto (all'epoca fu Sergio Brighenti). Bierhoff segna più gol anche del fenomeno Ronaldo pur fallendo un rigore all'ultima giornata, quando ancora era aperta la lotta per il titolo di capocannoniere. Proprio nel suo periodo a Udine Bierhoff è convocato per la prima volta nella Nazionale tedesca, con cui esordisce il 21 febbraio 1996 contro il Portogallo. Anche in Nazionale il suo ruolino di marcia è impressionante: in poco più di due anni mette a segno 20 gol. È anche fra i protagonisti del titolo europeo del 1996: subentrato nella finale contro la Repubblica Ceca, con la sua squadra sotto per 1-0, Bierhoff sigla prima il pareggio e poi il “Golden gol” che vale il trionfo. Partecipa poi con la maglia tedesca anche ai Mondiali 1998 con 5 presenze e 3 gol. 

Il Milan

Dopo quella Coppa del mondo si trasferisce al Milan, nel quale è chiamato a far coppia con George Weah: sarà ancora un Bierhoff scatenato, che supplisce alla sua non eccellente tecnica con un colpo di testa perentorio e molto spesso decisivo, che gli permette di mettere in cascina 19gol in Serie A, 2 dei quali su rigore. Ma soprattutto, alla fine della stagione 1998-99,il Milan è Campione d’Italia. I due anni successivi rimane in maglia rossonera, ma i suoi gol cominciano a diventare sempre piùrari mentre si evidenziano maggiormente i suoi difetti di lentezza e poca precisione al tiro, fino ad allora magistralmente bilanciati da una eccezionale statistica per quanto riguarda le realizzazioni aeree. Perde dunque il confronto con Andriy Shevchenko)dalla stagione 1999/2000. Passa perciò al Monaco e con i francesi sfiora addirittura la retrocessione. A 34 anni, disputa i Mondiali 2002 con la Germania, segnando un gol nella partita contro l'Arabia Saudita. La Germania è sconfitta in finale dal Brasile: sarà questa, per Bierhoff, l'ultima partita in Nazionale.  

L’annata con il Chievo Verona

Nel 2002 torna in Italia per giocare tra le fila delChievo Verona: questa èla sua ultima stagione da calciatore. In Veneto,con la sua esperienza, si rivela un punto di riferimento per la squadra che finisce il campionato in 7ª posizione), sfiorando la qualificazione alla Coppa Uefa (persa all'ultima giornata). A fine stagione, dopo aver segnato 7 gol in 30presenze (tra i quali spicca una tripletta contro la Juventus), termina la sua parabola nel calcio giocato. 

Da fine osservatore dei costumi calcistici e non del nostro Paese, ha lasciato il ricordo, oltre che dei suoi gol, di alcune sue impressioni sugli italiani, dentro e fuori da un terreno di gioco: “Gli italiani amano tutto ciò che è bello, automobili, vestiti e cibo. A proposito di questo vi racconto un aneddoto ai tempi del Milan. Costacurta e Maldini passavano le ore a parlare di quanto fosse buono l’olio d’oliva sulla pasta e soprattutto quale fosse il più adatto”.

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