Villarreal-Juventus: Tacchinardi, una vita in bianconero e poi la Liga

Villarreal-Juventus: Tacchinardi, una vita in bianconero e poi la Liga

Il centrocampista lombardo, dopo aver vinto praticamente tutto con la Vecchia Signora, ha passato due stagioni in Spagna vestendo la maglia del "Sottomarino Giallo"

Alessio Abbruzzese/Edipress

22.02.2022 15:46

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“Ho iniziato nella Pier Giorgio Frassati a San Bernardino, giocavo con i ragazzi più grandi di me all'oratorio. Poi sono passato per dieci anni al Crema e da lì all'Atalanta e ho iniziato la trafila faticosa che fanno migliaia di ragazzini, spinti da sogni e speranze. In quei momenti non sai se i tuoi sacrifici saranno premiati, rinunci a molto, al tempo con gli amici, ai fine settimana, alle gite. Conta molto anche la fortuna e la voglia di arrivare. A 15 anni mi stavo disamorando del calcio, avevo un tecnico all'Atalanta a cui non piacevo, poi è arrivato Prandelli e un mese dopo ero capitano degli Allievi Nazionali. Ho esordito a 17 anni in prima squadra all'Atalanta e a diciannove anni sono partito per Torino.” Con queste parole Alessio Tacchinardi racconta i sacrifici, le incertezze e le paure che caratterizzano probabilmente i primi passi di ogni calciatore. Lui, per sua fortuna, è riuscito a realizzare i suoi sogni, diventando uno dei migliori centrocampisti italiani della sua generazione, colonna portante della Juventus degli anni ’90 e 2000. 

Gli inizi in provincia e l’arrivo in bianconero

Come detto poc’anzi, Tacchinardi nasce a Crema dove si mette in mostra nelle giovanili locali prima di essere prelevato dall’Atalanta. Durante gli anni bergamaschi Prandelli non è l’unico allenatore a credere in lui: sul suo cammino incontra Eugenio Perico e Fermo Favini, che contribuiscono a farlo diventare il leader di un gruppo di futuri professionisti. In quella squadra giocavano infatti Paolo Foglio, Tomas Locatelli, Domenico Morfeo e Gianluca Savoldi, figlio del famosissimo Beppe. Nella stagione 1992/1993 inizia ad allenarsi stabilmente con la prima squadra, fino ad esordire ancora minorenne contro l’Ancona. La sua parentesi da professionista nella Dea dura poco perché nel frattempo la Juve, scoperto il giovane talento, decide di portarlo a Torino nell’estate del 1994. 

Una vita con la Vecchia Signora e la parentesi al Villarreal

“Per me la Juve è stata una pagina importantissima: ero e sono ancora un tifoso della Juve e per me allenarmi al Comunale, dove andavo a vedere la Juve e Platini da tifoso, era il massimo. La Juve è una grande famiglia, una grande società con valori fortissimi e ti inculcano nella testa la mentalità vincente”. Quello tra Alessio Tacchinardi e la Juve è un amore lunghissimo, iniziato quando era un bambino e mai terminato. In bianconero passa moltissimi anni, diventando una colonna portante della squadra. Utilizzato per una piccola parentesi della sua carriera come difensore, dà il meglio al centro del campo di fianco a Edgar Davids: i due formano una mediana formidabile. Nel corso dei suoi anni in bianconero vincerà 5 campionati 4 Supercoppe italiane, una Coppa Italia, una Champions League, una Supercoppa Uefa, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Intertoto, diventando uno dei giocatori bianconeri più vincenti di sempre. Nel 2005, ormai trentenne, viene ceduto in prestito al Villarreal. Qui, sotto la guida di Manuel Pellegrini, fa parte del gruppo che nella stagione 2005-06 raggiunge una storica semifinale di Champions League. Gli spagnoli si arrendono solo all'Arsenal di Arsene Wenger, con tanto di beffa nella partita di ritorno, quando Tacchinardi non è in campo per squalifica e Riquelme sbaglia un rigore decisivo al 90°. Proprio "El mudo" era l'anima di quella squadra, mentre in campo Tacchinardi gli copriva le spalle. L'ex centrocampista ha parlato così dei suoi rimpianti legati alla Champions League ai microfoni di Sport Mediaset: "Il calcio mi ha lasciato quattro cicatrici: le tre finali che ho perso con la Juventus e la semifinale di ritorno non giocata contro l'Arsenal a El Madrigal, quando Román Riquelme ha sbagliato il rigore. Ogni volta che sento l'inno della Champions in televisione ho un minuto di depressione totale per aver perso tre finali e per non esserci arrivato con il Villarreal, perché avevamo giocato una Champions League impressionante. Sono stato ammonito, quel cartellino giallo a Londra è stato un peccato che non mi ha permesso di giocare quella partita. Era una grande sfida". Anche nella Liga si conferma ai suoi livelli collezionando ben 61 presenze e 3 reti in due stagioni. Nel 2007-08 torna in Italia per scendere in B con il Brescia dove, al termine di una buona stagione, decide di dire addio al calcio giocato. 

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