Cagliari-Napoli: la partita di Gianfranco Zola

Il fantasista sardo, nato a Oliena, ha chiuso la carriera con la maglia rossoblù nel 2005. Dalla Torres partì verso il grande calcio, approdando in azzurro nel 1989

Cagliari-Napoli: la partita di Gianfranco Zola

Redazione EdipressRedazione Edipress

Pubblicato il 21 febbraio 2022, 11:57

In Inghilterra lo hanno soprannominato Magic Box, la scatola magica. Tanto piccolo per la sua statura, tanto grande per la sua carriera e per il suo talento. Gianfranco Zola è stato ed è tuttora il prodotto calcistico d'esportazione per eccellenza della Sardegna, anche se è fuori dall'isola che è diventato grande, prima di tornare a casa per chiudere con la maglia che aveva sognato di indossare per una vita. Zola è nato a Oliena, un paesino della provincia di Nuoro, ma ha iniziato a muovere i primi passi da calciatore nella Nuorese, e poi nella Torres. È lì che fu notato nel 1989 da Luciano Moggi, che decise di fargli fare il doppio salto dalla Serie C1 alla Serie A: arrivò a Napoli e, al primo anno, vinse lo scudetto con la squadra che era trascinata da Diego Armando Maradona. Zola, con il pallone tra i piedi, parlava la stessa lingua, anche per questo strinse subito un ottimo rapporto con Maradona e con Careca: proprio al posto del brasiliano, impegnato come Alemao nelle qualificazioni al Mondiale di Italia '90, Zola iniziò a giocare da titolare il campionato 1989-1990, contribuendo con due gol alla vittoria dello scudetto, il primo e unico nella sua carriera. La prima rete arrivò il 3 dicembre 1989 contro l'Atalanta (vittoria per 3-1, doppietta di Crippa), la seconda contro il Genoa: un gol, questo, arrivato nei minuti di recupero (dopo il vantaggio di Francini e il pareggio di Paz), e che permise al Napoli di vincere 2-1 e di mantenere inalterato il distacco di due punti dal Milan. Pochi mesi dopo la vittoria del campionato, arrivò anche la conquista della Supercoppa. Nella prima stagione a Napoli, Zola aveva collezionato soltanto 18 presenze: per questo, all'inizio della stagione 1990-91, fu vicino al passaggio al Lecce, ma proprio quando la trattativa sembrava sul punto di concludersi, il club decise di confermarlo in squadra. E, sul finire di quel campionato, ereditò la maglia numero 10 di Maradona. La terza stagione a Napoli (1991-92) fu quella della svolta: in panchina c'era Claudio Ranieri, che portò la squadra al quarto posto. Zola disputò tutte le partite, segnando 12 gol e andando in doppia cifra per la prima volta nella sua carriera in Serie A, riuscendosi a ripetere anche l'anno dopo, con altre 12 reti in 33 presenze prima del suo passaggio al Parma. Il divorzio arrivò dopo 105 presenze e 32 reti in campionato che, sommate a quelle nelle coppe, fecero 36 gol in 136 partite.

L'arrivo al Cagliari a fine carriera

Prima di chiudere la carriera, Gianfranco aveva un desiderio: quello di vestire la maglia del Cagliari. Lo esaudì nell'estate del 2003, dopo aver concluso la sua esperienza con il Chelsea. Il Cagliari era in Serie B, ma a Zola la categoria faceva poca differenza: era una questione di cuore, non di prestigio. Il suo, in carriera, lo aveva fatto abbondantemente. Con lui tornò a Cagliari anche Gianluca Festa, ma l'inizio di stagione dei rossoblù non fu per niente positivo, e non solo perché la squadra si trovò costretta a giocare le prime partite a Tempio Pausania per i lavori di rifacimento al manto erboso del Sant'Elia. Sulla panchina del Cagliari c'era Gian Piero Ventura, ma dopo 16 giornate Cellino decise di esonerarlo e di chiamare al suo posto Edy Reja. Le cose, inizialmente, non migliorarono, ma con l'inizio del 2004 il Cagliari - trascinato anche dai gol e dalla classe di Zola - riuscì a cambiare marcia: alla fine della stagione, furono 13 i gol segnati in 43 partite, in un campionato a 24 squadre che si concluse con il ritorno dei sardi in Serie A. Zola, ovviamente, rimase a Cagliari per godersi in A l'ultima stagione della sua carriera: un anno che fu meno prolifico per il fantasista sardo, nove gol in 31 partite, ma che per la squadra iniziò benissimo. Ben 13 punti nelle prime otto partite, e un quarto posto a metà del girone di andata che illuse i tifosi. Nel ritorno, invece, il Cagliari non riuscì a restare su quei livelli, chiudendo al 12° posto. Le soddisfazioni, però, arrivarono dalla Coppa Italia, con il Cagliari che eliminò Triestina, Lazio e Sampdoria, prima di arrendersi in semifinale all'Inter. Al Sant'Elia, nella gara di andata, finì 1-1 grazie anche a uno splendido gol su punizione proprio di Zola, ma al ritorno i nerazzurri vinsero 3-1 a San Siro spezzando il sogno della squadra nel frattempo passata nelle mani di Daniele Arrigoni. La carriera da calciatore di “Magic Box” è finita il 29 maggio 2005 a Torino, contro la Juventus: i bianconeri vinsero 4-2, ma i due gol del Cagliari li segnò entrambi Gianfranco Zola, che fu applaudito anche dai tifosi avversari. Un premio a una carriera straordinaria, iniziata e finita in Sardegna.

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