Napoli-Salernitana: Cannavaro e Gattuso, la sfida degli eroi del 2006

Napoli-Salernitana: Cannavaro e Gattuso, la sfida degli eroi del 2006

Il difensore è cresciuto con addosso l’azzurro della squadra con cui esordì in Serie A, invece il centrocampista scelse il granata al rientro in Italia dopo la Scozia: entrambi sono campioni del mondo

Paolo Marcacci/Edipress

23.01.2022 ( Aggiornata il 23.01.2022 13:35 )

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Due dei volti più espressivi e rappresentativi di quella estate del 2006, divenuta magica in Germania dopo essere stata così fosca e controversa nella primavera inoltrata, dopo l’esplosione di quel bubbone chiamato Calciopoli. Due modi differenti di esprimere la propria meridionalità, anche, per due figli del sud uno dei quali ha sempre incarnato una guascona solarità; l’altro una coriacea veracità, temprata dall’orgoglio smisurato di chi anche da ricco ricorda per quante settimane doveva attendere che suo padre, muratore, acconsentisse a comprargli un paio di scarpe da ginnastica. Quindi due campioni del mondo che prima e dopo hanno saputo essere molto altro, vincendo tanto altro: Fabio Cannavaro e Gennaro Gattuso, che in occasione di Napoli-Salernitana trovano nella partita in programma al “Maradona” un elemento di comunanza in più, per i loro trascorsi tra campo e panchina con i colori delle due società.

Fabio Cannavaro

Cannavaro ancora viene ricordato come uno dei difensori centrali migliori della sua generazione a livello mondiale; uno il cui senso dell’anticipo e la potenza nello stacco di testa sono stati nel caso del primo aspetto agevolato e in quello del secondo non pregiudicato dalle proporzioni fisiche, che recitano 1,75 di sta- tura per 75 chilogrammi di peso forma. Napoletano del quartiere di Fuorigrotta, nel quadriennio ’88-’92 ha emesso i primi vagiti calcistici con la maglia del Napoli, indossando la quale ha anche vissuto l’esordio in Serie A e le prime tre stagioni da professionista, totalizzando 68 presenze e un’unica segnatura. Il decollo della carriera a due passi da casa, dunque; la progressiva e luminosissima consacrazione negli anni a seguire, aggiornando latitudini e impinguando bacheche, conquistando il conquistabile, o quasi: al Parma dal 1995 al 2002, quindi due stagioni in maglia interista fino al 2004 per poi vivere un biennio juventino, fino a quell’estate del 2006, fatto di vittorie alla fine revocate, laddove le sentenze hanno prosciugato fino all’ultima stilla lo champagne dei festeggiamenti. Dal 2006 al 2009 con la maglia del Real Madrid, per poi chiudere all’Al-Ahli, dopo una stagione alla Juve, una carriera fantasmagorica, resa tale soprattutto dalla maglia azzurra: oltre al titolo iridato del 2006 e al secondo posto di Euro 2000 con la Nazionale maggiore, Cannavaro conta due vittorie del Campionato Europeo Under 21, 1994 e 1996. Sul piano personale, può vantare il Pallone d’Oro del 2006 e il titolo di FIFA World Player of the year.

Rino Gattuso

Rino “Ringhio” Gattuso, centrocampista che ha elevato il mestiere di incontrista a categoria filosofica, ovunque abbia giocato ha saputo essere leader, sia per i compagni che per i tifosi, in ragione di una veracità e di una carica agonistica che fino alla fine non sono mai venute meno. Lui il derby regionale può raccontarlo da entrambi i punti di vista, essendo stato calciatore della Salernitana e allenatore del Napoli, in entrambi i casi caratterizzando la storia dei club. A Salerno è arrivato, dopo un biennio trascorso a Glasgow con la divisa dei Rangers, nella seconda, epocale stagione dei granata in Serie A, che mancava- no dal 1948 nella massima categoria. Il suo apporto, nel corso di 25 partite, non è bastevole a evitare la retrocessione; al tempo stesso, però, lui si mette in luce come centrocampista più appetibile nel panorama italiano, perché alla tempra agonistica e alla carica da trascinatore si è già saldata una pressoché definitiva maturazione sul piano tattico. Dall’anno seguente fino al 2012 ha vestito la maglia del Milan, scrivendo pagine indelebili non soltanto in ragione delle tante vittorie rossonere in quelle stagioni, ma anche per aver instaurato con la tifoseria milanista un legame divenuto indissolubile oltre il tempo e i contratti. È diventato tecnico del Napoli nel dicembre del 2019, dopo l’uscita di scena di Carlo Ancelotti, suo ex storico allenatore, con la squadra al settimo posto in classifica. Nel mese di giugno del 2020, Gattuso alla guida dei partenopei conquista la Coppa Italia, la sesta nella storia del club, battendo 4-2 ai calci di rigore la Juventus. È il suo primo trofeo da tecnico, una coccarda tricolore della quale Ringhio è particolarmente orgoglioso perché oltre alla vittoria in sé, c’è anche una motivazione strettamente e dolorosamente privata: può dedicare la coppa alla memoria di sua sorella Francesca, scomparsa poco tempo prima a causa di una grave malattia. Il campionato successivo Gattuso chiude quinto in classifica, mancando il piazzamento Champions a causa dell’1-1 interno contro il Verona all’ultima giornata. Contestualmente, al termine della gara, il patron De Laurentiis decreta con un tweet la fine della sua guida tecnica sotto il Vesuvio.

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