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Vince in patria con Nancy e Saint-Étienne, viene quasi preso dall’Inter, ma l’Avvocato Agnelli riesce a portarlo a Torino beffando la concorrenza europea
In principio, fu il Parco dei Principi: quasi uno scioglilingua per contestualizzare la prima occasione in cui lo sguardo di Giovanni Agnelli si posò sulla prestidigitazione calcistica di cui era capace quello che sarebbe divenuto, qualche mese dopo, lo straniero più forte della storia bianconera, decida il lettore se considerando o meno Cristiano Ronaldo. Il 23 febbraio del 1982 l’Italia di Enzo Bearzot, che nel luglio seguente si laureerà campione del mondo, fa visita alla Francia per un’amichevole di prestigio: 2-0 per i francesi, con una prestazione mirabile da parte di Michel Platini, autore del vantaggio dopo diciannove minuti ma soprattutto esecutore di una giocata eccelsa dopo l’altra, nonostante il suo controllore, quella sera via via più frustrato, risponda al nome di Marco Tardelli.
Non è una scoperta di quella sera dell’inverno del 1982, Platini, per i dirigenti italiani: basti pensare che nel 1978, con le frontiere ancora chiuse per gli stranieri, l’Inter aveva già ottenuto un consenso del giocatore, che all’epoca militava nel Nancy. Nel frattempo, nella sua carriera, due avvenimenti decisivi: un infortunio gravissimo (triplice frattura della gamba destra) e il passaggio al St-Étienne, per aprire un ciclo che avrebbe restituito prestigio all’intero calcio francese. Nel maggio del 1980, quando effettivamente le frontiere si aprono, l’Inter sceglie l’austriaco Prohaska.
All’inizio del 1982 arriva l’apertura per il doppio straniero in Serie A, praticamente in contemporanea con la fascinazione definitiva dell’Avvocato e con la sua opera di convinzione nei confronti di Giampiero Boniperti. Il quale considera prioritario l’acquisto del nazionale polacco Boniek, per tesserare il quale ci sono da disbrigare tutte le farraginose procedure con le quali si ha a che fare con le società d’oltrecortina, e c’è anche da vincere la concorrenza della Roma di Dino Viola. Inoltre, la FIGC ha stabilito tempi strettissimi per il tesseramento dei calciatori stranieri: chiusura delle trattative al 30 aprile, non più a fine maggio. Proprio in quella data, nelle ultime ore utili, Platini arriva a Torino e si presenta nell’ufficio di Boniperti. Per 1.280.000 franchi francesi - Platini è alla scadenza del proprio contratto con il St-Étienne - la Juventus si assicura, a partire dalla stagione 1982-83, un giocatore che era appetito anche da società del calibro di Arsenal e Paris Saint-Germain, e che nel frattempo disputerà un grande campionato del mondo in Spagna, fino alla memorabile, durissima semifinale della sua Francia contro la Germania. Un cosiddetto centrocampista in grado di vincere, oltre a ogni competizione possibile con la maglia bianconera, per tre volte la classifica dei cannonieri in Serie A e di portare la Francia sul tetto d’Europa nel 1984. Giocatore apollineo, uomo ironico e intelligentissimo, ha avuto in comune con Gianni Agnelli anche la mordace ironia con la quale ha animato ogni scambio dialettico con l’Avvocato, il quale ebbe a dire, per rendere l’idea della proporzione tra costo dell’operazione e ingaggi progressivi del francese: «L’ho preso per un pezzo di pane, ci abbiamo aggiunto molto caviale ma se l’è meritato».
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