Napoli, ritiri anni '80 e '90: gol e gavettoni sulle montagne italiane

Napoli, ritiri anni '80 e '90: gol e gavettoni sulle montagne italiane

Da Castel del Piano a Madonna di Campiglio passando per Abbadia San Salvatore, riperccorriamo i luoghi della preparazione precampionato della squadra azzurra

Redazione Edipress

23.07.2021 ( Aggiornata il 23.07.2021 17:12 )

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All’alba degli anni ’80 il Napoli cambia allenatore e ritiro estivo: Rino Marchesi subentra a “’O Lione” Luis Vinicio e sceglie di abbandonare il parco del Ciocco, in provincia di Lucca, per andare a Castel del Piano, tra boschi collinari a 60 chilometri da Grosseto, ai piedi del Monte Amiata. Si ricorda un gavettone di Vinazzani a Krol e qualche fuga notturna, con Marchesi che ogni tanto riesce a beccare il malandrino di turno. Nell’estate del 1982 Massimo Giacomini raduna tutti a metà luglio a San Terenziano, all’Hotel dei Pini, in provincia di Perugia. È lì che dopo una decina di giorni di lavoro arriva Ramon Diaz, l’argentino che fa sognare i tifosi, ma che in azzurro non decollerà mai. Mentre il gruppo si allena il nuovo general manager Beppe Bonetto discute i rinnovi di contratto e risolve le grane con ciascuno dei calciatori della rosa, secondo una tradizione estiva ben consolidata, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta: «Penso che in una settimana definirò la questione – racconta Bonetto ai giornalisti il 26 luglio 1982 – d’altra parte con quelli con cui mi sono finora incontrato ho potuto concludere con reciproca soddisfazione». Il giorno successivo i problemi arrivano dal campo per un bisticcio tra Bruscolotti e Celestini per un fallo, durante la partitella di allenamento: Giacomini, per evitare guai, spedisce i litiganti negli spogliatoi. 

L'arrivo di Maradona

Nel 1983 mister Pietro Santin porta tutti ad Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena, tra l’entusiasmo dei tifosi per l’arrivo del brasiliano Dirceu e la conferma di Krol e Bruscolotti. Il programma della preparazione prevede dieta disintossicante e doppia seduta di allenamento giornaliera, sotto gli occhi attenti del massaggiatore Carmando. Nel 1984 torna Marchesi che riporta tutti a Castel del Piano, tra l’entusiasmo generale per l’arrivo di Maradona. «L’eccessiva euforia, potrebbe nuocerci – ammonisce il portiere Luciano Castellini, dall’alto dell’esperienza che gli danno i suoi quasi 39 anni - proviamo prima a fare qualcosa di concreto e poi ci esalteremo». Alla prova dei fatti il campionato non sarà esaltante, chiuso all’ottavo posto nonostante Maradona.  Con Ottavio Bianchi si passa a Madonna di Campiglio, dove il Napoli svolge la preparazione estiva per cinque anni, dal 1985 al 1989. Al primo anno, addirittura, il gruppo partenopeo resta al lavoro per oltre un mese, dal 10 luglio al 12 agosto, spostandosi anche a Spiazzo, nel Trentino, e a Valle Cascia di Montecassiano, nelle Marche. 

Verso il primo, storico scudetto

Nel 1986 la preparazione che vale il primo scudetto è svolta inizialmente a Madonna di Campiglio per poi spostarsi nella vicina Lodrone. La nota stonata, dopo un paio di giorni di lavoro, è il grave infortunio al ginocchio destro dello “scugnizzo” di Pozzuoli Antonio Carannante, che non riuscirà a vedere il campo neanche per un minuto nella stagione tricolore. Nel 1987 invece l’inizio della preparazione è turbato dall’assenza ingiustificata di Andrea Carnevale, che fa infuriare il general manager Luciano Moggi. Il caso si chiuderà soltanto a fine settembre, con il reintegro in rosa dell’attaccante dopo due mesi di braccio di ferro. D’altronde Madonna di Campiglio era stata soprannominata, con ironia tutta napoletana, Madonna di Scompiglio, anche se nell’estate 1988 vede la pace tra Maradona e Bianchi, dopo i dissidi per lo scudetto perso in volata col Milan poche settimane prima. Nel 1989, con Albertino Bigon in panchina, è invece Maradona a far preoccupare i tifosi: il suo rientro in Italia viene rinviato più volte, l’Olympique Marsiglia prova a ingaggiarlo, ma alla fine El Pibe de Oro si accorda con il presidente Ferlaino, tornando in squadra all’inizio di settembre. Gli attriti saranno dimenticati in fretta in una stagione che porta il secondo scudetto sotto il Vesuvio. 

I ritiri degli anni '90

Nel 1990 la preparazione si sposta a Vipiteno, mentre nel 1991 e 1992 si va a Molveno, agli ordini del nuovo allenatore Claudio Ranieri. L’arrivo di Marcello Lippi nel ’93 riporta tutti a Madonna di Campiglio: nella prima amichevole, contro i dilettanti della Rendenese, l’attaccante di scorta Buso segna la bellezza di 5 gol e Policano 4. I ritiri degli anni successivi sono all’insegna del cambiamento di allenatori e di sedi: nel 1994 Vincenzo Guerini porta il Napoli a Castel del Piano, nelle Marche, dove il giovane Imbriani si trasforma in bomber infallibile, prima di dimostrarsi niente più che una meteora. Nel 1995 si torna al Ciocco con Vujadin Boskov mentre nel 1996 tocca a Lavarone, con Gigi Simoni in panchina. Nel 1997 Bortolo Mutti lavora con la squadra a Borno, nel bresciano, per poi partire per una gara a Los Angeles a metà agosto.

Gli anni Novanta si chiudono con il ritorno a Il Ciocco, per preparare il campionato di Serie B agli ordini di Renzo Ulivieri, e a Predazzo, dove Walter Novellino lavora proficuamente per tornare nel massimo campionato: «Napoli è una grande piazza, chiunque vorrebbe lavorare qui» dice il tecnico al momento del suo arrivo. Il suo entusiasmo sarà ripagato con la promozione in Serie A.

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