Elicotteri, Batistuta e Trapattoni: i ritiri della Fiorentina nei '90

Elicotteri, Batistuta e Trapattoni: i ritiri della Fiorentina nei '90

Il caso Batigol, l’equivoco Rui Costa, l’acquisto di Chiesa e gli anni del Trap che, nel ’99, portò la Viola a Bormio "in volo"

Redazione Edipress

22.07.2021 ( Aggiornata il 22.07.2021 10:18 )

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L’inesauribile Trap ne inventava una al giorno. Nel 1999, la Fiorentina scelse la Valtellina e Bormio come sede del ritiro. A due passi dal Mortirolo, dal Gavia e dall’Aprica, proprio all’imbocco della spaventosa salita dello Stelvio: quella che porta direttamente in Alto Adige dopo un’infinita serie di tornanti da fare al massimo in seconda marcia. Trapattoni, quasi per onorare i ciclisti che ogni giorno tentano la scalata, si presentò in maglia rosa, come fosse Coppi o Bartali. La Fiorentina arrivò a Bormio a bordo di quattro elicotteri, decollati da Bergamo, dall’aeroporto di Orio al Serio. Il volo fu un tuffo nella bellezza, radente su una delle valli più belle e colorate d’Italia. Laghi ovunque, le cime ancora innevate dove lo stesso Trapattoni sciava da ragazzo. «Per quasi tutti i giocatori - disse il Trap - si è trattato di un vero e proprio battesimo dell’aria. Un discreto choc a bassa quota in quelle gole. Io ero abituato: sull’elicottero andavo con Agnelli». Il giorno prima, al Franchi, c’erano stati 20mila tifosi viola pronti a salutare l’inizio della stagione della Fiorentina: una stagione che seguì quella del sogno, di metà campionato condotta ai vertici della classifica prima dell’infortunio di Batistuta e del viaggio di Edmundo al carnevale di Rio. «In vent’anni di carriera, soltanto in altre due occasioni mi ero visto circondato da così tanto entusiasmo e da una tale aspettativa. Succedeva dopo stagioni vincenti e presentando grandissimi campioni appena acquistati. Quelle esplosioni di entusiasmo sono sempre state il via di ottimi campionati. Mi fa piacere per la società, poi per i giocatori, che potevano avere delle perplessità, come è accaduto per Chiesa, e che adesso avranno capito che Firenze può regalare loro le stesse soddisfazioni di altre squadre». Chiesa, poche settimane prima di vestire la maglia viola, aveva vinto la Coppa Uefa con il Parma: all’inizio tentennò sull’ipotesi di cambiare squadra, ma poi fu contagiato dall’atmosfera di Firenze. Tre elicotteri atterrarono subito: dentro, tra gli altri, Falcone, Cois, Lulù Oliveira e lo stesso Trapattoni. Il quarto, invece, all’improvviso si alzò nuovamente, prima di piegare verso il monte delle Scale e le cime di Plator, che gettano la loro ombra sui laghi di Cancano. Manovra chiesta da Gabriel Batistuta, che sedeva accanto a Balbo, Firicano, Amor e Mareggini. Una metafora, per una Fiorentina che voleva volare alto, vista la qualificazione ai preliminari di Champions League. Nei quattro elicotteri che portarono la Fiorentina a Bormio nel 1999 non c’era Manuel Rui Costa. Arrivò qualche giorno più tardi, incontrò subito Trapattoni per chiedergli lumi sull’ipotesi fatta sul suo possibile impiego come regista arretrato e non più come fantasista. Vittorio Cecchi Gori lo aveva paragonato ad Alfredo Di Stefano. Confronto approvato anche dal Trap: «Rui Costa lo ricorda con il suo movimento a tutto campo e nel modo in cui porta palla in avanti. Di diverso c’è il fatto che uno è nato come centravanti, seppur di manovra, e l’altro come centrocampista vero e proprio. I due, però, si possono senz’altro associare». E indovinate chi segnò il primo gol di quel ritiro? Ovviamente Batistuta.

Batistuta e Bettarini

L’amore dei fiorentini per l’argentino è stato incondizionato, ma difficilmente passava un’estate senza la paura che Batigol potesse non tornare in Italia. Prima di Bormio, la Fiorentina ai tempi di Malesani andava in ritiro ad Abbadia San Salvatore. L’attaccante, però, nell’estate del 1997 inizialmente non si presentò. Questione di soldi, di un miliardo di diritti d’immagine che ballava. La squadra a sudare, lui a Buenos Aires: sembrava la fine di tutto, ma alla fine la questione si risolse. Sempre in quei giorni, la difesa cambiò pelle: via Amoruso e Pusceddu, dentro Bettarini e Tarozzi. «Per un toscano, giocare nella Fiorentina è il massimo - le prime parole viola di Bettarini -. So che quello gigliato è un ambiente difficilissimo, ma non mi fa paura, posso fare bene e lotterò per conquistare un posto da titolare. A sinistra c’è già Serena, ma so che lui potrebbe anche giocare a destra. La concorrenza mi stimola. Io conosco quasi tutti i nuovi compagni e sono curioso di incontrare Schwarz. Tra noi c’è stata un po’ di ruggine dopo il grave incidente che ha causato a Bisoli. Magari adesso mi accorgerò che lo svedese fuori dal campo sa trasformarsi in una persona tranquilla».

Gli aneddoto: le fughe ?di Effenberg e la pizza...

Andalo, estate 1992. Pochi giorni prima della partenza per la montagna, la Fiorentina dal Bayern Monaco aveva preso Stefan Effenberg. Grande giocatore, ma anche testa calda. Uno di quelli che rinchiuso in un albergo non ci stava di certo volentieri. E allora ecco che una sera convinse (a suon di quattrini) il proprietario dell’hotel in cui alloggiava la squadra a portarlo alla discoteca migliore della zona. Il tedesco fece ritorno a casa all’alba presentandosi all’allenamento successivo in condizioni a dir poco, rivedibili. Un segnale? Di certo quell’annata, cominciata così, finì per diventare disastrosa per la Fiorentina con una retrocessione in B inaspettata visto il valore della squadra e il rendimento tenuto fino a inizio gennaio. Non solo la discoteca: in albergo entravano anche scatoloni di pizza, passati da porte secondarie. La pizza non era per qualcuno in particolare: chi più chi meno, in molti si concedevano un’eccezione alla dieta ferrea del ritiro.

 

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