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Montezemolo e la Ferrari senz’anima© Getty Images

Montezemolo e la Ferrari senz’anima

In un’intervista rilasciata a Sky l’ex presidente Ferrari ha analizzato l’attuale momento della squadra, definendola una squadra senza leader e senz’anima

Una squadra senza leader e senza un’anima forte, determinata. Così l’ex Presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo (sopra raffigurato assieme al Presidente FIA Mohammed Ben Sulayem e al Responsabile Monoposto FIA Nicholas Tombazis in occasione della prima gara di campionato in Bahrain) ha definito la scuderia di Maranello durante un’intervista rilasciata a Sky, a margine della presentazione mondiale del documentario intitolato “Luca-Seeing Red” (avvenuta nei giorni scorsi a Milano in occasione dell'undicesima edizione del Festival Internazionale del Documentario intitolato Visioni Dal Mondo) in cui viene ricostruita la sua vita e al contempo come Montezemolo sia stato in grado di ridisegnare l’immagine della Ferrari, portandola al successo prima negli anni 70 nelle vesti di Ds grazie al titolo mondiale vinto per la precisione nel 1975 con Niki Lauda al volante, e poi come Presidente sul finire degli anni 90 e i primi anni 2000 grazie a Michael Schumacher, laureatosi campione del mondo con la Ferrari per cinque anni consecutivi dal 2000 al 2004 compreso. 

Nel corso dell’intervista Montezemolo ha analizzato l’attuale momento di difficoltà della Ferrari, utilizzando queste precise parole. “Vedendo quelle bellissime immagini di Monza, la passione, e poi vedere una squadra che (malgrado tanti annunci della vigilia) ad oggi non ha vinto ancora una gara. E dico di più: ma anche se avesse vinto una gara, la Ferrari dopo tanti anni deve vincere il Mondiale. Io ho passato dei momenti terribili, perché credo abbiamo perso nove-dieci campionati del mondo nella seconda metà dell’ultima gara. La Ferrari è tanti anni che non arriva nemmeno all’ultima gara con un pilota che può vincere. Io mi auguro che le cose cambino, prima di tutto per quelle persone che sono a Monza, che continuano ad avere una fede incrollabile, e credo che la Ferrari di oggi abbia ancora più responsabilità nei loro confronti. 

La cosa che mi dispiace, oggi, è di vedere una Ferrari che non ha un leader, non c’è un leader, non c’è una leadership e sopratutto vedo che manca un’anima forte, determinata. Proprio, si fanno degli annunci che spesso creano eccessive aspettative. Prima facciamo i risultati, e poi facciamo gli annunci”. 

Quelle dell’ex Presidente Montezemolo sono state parole dure, difficili da pronunciare per una persona che ha sempre amato la Ferrari e che per la Rossa ha sempre dato tutto se stesso. Parole che però rappresentano perfettamente la situazione che la scuderia di Maranello sta vivendo in campionato, e che possiamo rivedere anche nell’ultima gara andata in scena a Monza. 

Partita con l’obiettivo di vincere il Mondiale (come dichiarato sia da Charles Leclerc che da Lewis Hamilton all’evento promozionale di Piazza Castello a Milano subito dopo i test precampionato e prima ancora che il campionato prendesse il via), la Ferrari di fatto non è mai stata seriamente in grado di lottare per entrambi i titoli iridati. Se il 2024 aveva visto la scuderia di Maranello in lotta fino all’ultimo Gp ad Abu Dhabi in lotta per il titolo costruttori, quest’anno la Ferrari non è mai stata seriamente in lotta per vincere almeno una gara, e quando lo è stata (come con Leclerc in Ungheria) ha dovuto fare i conti con i limiti tecnici di una SF-25 che non solo è stata progettata per funzionare troppo bassa rispetto a quanto previsto dal Regolamento, ma che sopratutto non sembra purtroppo avere il potenziale per poter vincere una sola gara di campionato. 

Se nel 2024 (dopo essersi aggiudicata i Gp d’Australia e di Monaco rispettivamente con Carlos Sainz Jr e con Charles Leclerc) la Ferrari riuscì a tornare alla vittoria a Monza grazie al lavoro di squadra tra i due piloti che consentì a Leclerc di salire sul gradino più alto del podio, quest’anno il Gp d’Italia ha sancito amaramente una volta di più i limiti della SF-25. Partita decisamente scarica con l’obiettivo di conquistare la pole position e possibilmente la vittoria (o più seriamente un posto sul podio) con Charles Leclerc alla luce delle cinque posizioni di penalità di Hamilton in griglia per il mancato rispetto delle bandiere gialle nel giro di schieramento nella precedente gara di campionato a Zandvoort, la Ferrari a Monza di fatto non si è mai seriamente vista nei momenti in cui contava davvero. 


Se in qualifica Leclerc (pur dando tutto se stesso) non è riuscito a fare meglio del quarto posto, in gara il pilota monegasco (dopo aver superato al via Piastri ed aver subito a Lesmo-1 il controsorpasso da parte del pilota australiano della McLaren) è stato costretto fin dal quinto-sesto giro ad alzare il ritmo a causa del ritmo piuttosto alto tenuto nei primissimi giri di corsa (che aveva mandato alle stelle le temperature delle gomme). Solo dopo dieci giri di inevitabile lift and coast Leclerc è riuscito a far raffreddare le gomme e a ritrovare un po' più di prestazione, riuscendo ad eguagliare ma non a superare i rivali di pista. 
Una cosa, questa, che fa piuttosto male se consideriamo che con una configurazione quasi simile a quella della Ferrari la Red Bull con Max Verstappen è stata in grado di aggiudicarsi il Gp d’Italia. 
Sia ben chiaro: il problema non sta tanto nei piloti di punta (essendo Verstappen e Leclerc dotati di grandissimo talento), quanto nella macchina (con il nuovo fondo introdotto sulla RB21 che ha evidenziato una perfetta efficienza aerodinamica a differenza di quello presente sulla SF-25). 

Se guardando alle prossime gare Leclerc è sembrato meno fiducioso rispetto a un possibile ritorno alla vittoria ipotizzando come possibili gare favorevoli Baku (sopratutto per quanto riguarda la pole position), Singapore e forse anche Las Vegas, i tifosi sperano di poter vedere una Rossa in grado di lottare per il Mondiale il prossimo anno, approfittando del cambio regolamentare. 
Un’ipotesi indubbiamente plausibile, resa però complicata dalla notizia degli addii (ufficializzati nei giorni scorsi) di due motoristi del calibro di Wolf Zimmermann e di Lars Schmidt , che approderanno dal prossimo anno in Audi, dove ritroveranno Mattia Binotto (con cui hanno già lavorato in passato, visto che dal 2014 al 2016 l’ex Team Principal Ferrari ricopriva la mansione di Direttore del reparto power unit). 
Se è vero che la stessa Ferrari ha tenuto a far sapere che queste partenze non saranno un disastro e che il reparto motori resterà a capo di Enrico Gualtieri, non c’è dubbio queste partenze avvengono in una fase in cui la power unit 2026 è stata quasi del tutto deliberata, e non può non destare qualche preoccupazione in vista dell’avvio della nuova fase regolamentare, che vedrà dei motori indubbiamente più semplici rispetto a quelli attuali, ma al contempo differenti. La paura che sembra serpeggiare tra gli appassionati è che il doppio addio possa nascondere qualche problematica per quanto concerne la nuova power unit (perché lasciare a pochissimi mesi dal debutto il progetto di un nuovo motore se sei convinto di quello che hai fatto?). Solamente i primissimi test stagionali di fine Gennaio di Barcellona a porte rigorosamente chiuse (a cui seguiranno le due sessioni di test ufficiali del Bahrain) potranno cominciare a darci le prime indicazioni e capire se davvero il prossimo anno potrà essere o meno l’occasione per la Ferrari di poter tornare seriamente a lottare per il titolo mondiale, e per entrambi i piloti di poter mostrare quella leadership tanto richiesta dall’ex Presidente Montezemolo, e che siamo sicuri sia Leclerc e Hamilton hanno, ma che fino a questo momento non è stato possibile apprezzare per via di una monoposto incapace di evidenziare il loro reale potenziale. 

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