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Aston Martin e la partnership pluriennale con Honda dal 2026© Honda Racing Global via Twitter

Aston Martin e la partnership pluriennale con Honda dal 2026

Honda prosegue la sua avventura in Formula 1 e a partire dal 2026 fornirà le proprie power unit al team guidato da Lawrence Stroll

25.05.2023 ( Aggiornata il 25.05.2023 11:49 )

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Una nuova sfida, all’insegna dell’ecosostenibilità. Dopo aver annunciato nell’Ottobre 2020 l’intenzione di lasciare al termine della stagione 2021 il mondo della Formula 1 (salvo poi proseguire la collaborazione tecnica con Red Bull e AlphaTauri fino al termine della stagione 2025), nelle scorse ore Honda ha ufficializzato la nascita di una partnership con il team Aston Martin, che a partire dal Mondiale 2026 utilizzerà le power unit nipponiche.

Cosa ha spinto Honda a ritornare sui propri passi e tornare dal 2026 in prima persona in Formula 1 dopo l’addio annunciato nell’Ottobre 2020? All’epoca dei fatti la decisione di lasciare il Circus da parte del motorista nipponico era dovuta alla volontà da parte di Honda di portare le vendite dei propri veicoli elettrici al 50% entro il 2030, con l’obiettivo supplementare di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050.
Contestualmente a questa volontà da parte di Honda, anche la Formula 1 ha manifestato il desiderio di diventare sempre più ecosostenibile, a cominciare dai carburanti che già oggi presentano il 10% di etanolo, e che dal 2026 diventeranno ecosostenibili. Non solo: la volontà di semplificare sempre nel 2026 le power unit portando a un aumento della componente elettrica per compensare l’abolizione dell’MGU-H va nella direzione di Honda, così come l’obiettivo di essere zero carbon entro il 2030. Se a questa svolta ecosostenibile da parte del Circus aggiungiamo anche una certa presa di coscienza da parte dei vertici Honda sul fatto di esser forse stati troppo precipitosi ad aver annunciato l’addio alla Formula 1 (alla luce, sopratutto, del titolo mondiale vinto nel 2021 dalla Red Bull motorizzata Honda di Max Verstappen, bissato poi nel 2022), ecco quindi spiegato il rinnovato interesse da parte del motorista nipponico nei confronti della Formula 1, e in particolare delle nuove power unit più semplificate del 2026. Un interesse nei confronti del Circus peraltro mai venuto meno, come dimostra il rinnovo della partnership tecnica con il gruppo Red Bull, con HRC che continuerà fino al 2025 a fornire supporto tecnico per quanto concerne le power unit destinate non solo alla scuderia austriaca, ma anche allo junior team AlphaTauri.

Proprio il frettoloso addio annunciato da Honda nell’Ottobre 2020 ha paradossalmente causato la fine della partnership con Red Bull per quanto concerne le nuove power unit del 2026: non potendo più contare, infatti, sul partner nipponico con il quale con il tempo era nato un rapporto basato sulla stima e sulla fiducia reciproca, Red Bull dopo aver sondato Mercedes, Ferrari e Renault per una eventuale fornitura, è arrivata alla conclusione che difficilmente avrebbe potuto lottare per il titolo con un motore sulla carta simile a quello degli sfidanti, e per questo il 16 Febbraio 2021 ha creato una divisione al suo interno (la Red Bull Powertrains Limited) con l’obiettivo iniziale di staccarsi progressivamente dal supporto tecnologico offerto da Honda, per esser pronta a realizzare autonomamente le nuove power unit semplificate che verranno introdotte a partire dal 2026, raggiungendo lo scorso Febbraio un accordo di partnership con Ford per il quinquennio 2026-2030 per quanto concerne l’elettrificazione, e in particolare lo sviluppo delle batterie.

Con la partnership tra Ford e Red Bull, chi ha rischiato seriamente di rimanere fuori dal nuovo Regolamento tecnico 2026 come motorista è stata proprio Honda. Ed è qui che entra in gioco Aston Martin.

Il team di proprietà di Lawrence Stroll ha iniziato la stagione andando aldilà di ogni più rosea aspettativa, e conquistando ben quattro podi in cinque gare con Fernando Alonso, che si è confermato una volta di più un assoluto punto di riferimento su cui costruire (o nel caso di Aston Martin ricostruire) una squadra, aldilà dei 42 anni riportati dalla carta d’identità. Ora, che Aston Martin potesse crescere quest’anno candidandosi al ruolo di quarta forza di campionato alle spalle del trio Red Bull-Ferrari-Mercedes veniva dato per certo dai vari osservatori alla luce dei numerosi investimenti compiuti da Lawrence Stroll (compreso l’acquisto della nuova sede del team, sempre a Silverstone). Nessuno, però, si sarebbe mai immaginato che dopo aver concluso il Mondiale 2022 al settimo posto nella Classifica Costruttori, quest’anno Aston Martin potesse di fatto divenire il primo vero rivale in pista di Red Bull, approfittando dei passi falsi nelle prime gare di campionato da parte di Ferrari e Mercedes.
Per arrivare a lottare per il titolo mondiale con Red Bull, però, non basta più essere un team cliente di un motorista di valore del calibro di Mercedes (con il serio rischio di arrivare a un conflitto d’interessi nel momento in cui Mercedes riuscirà a ritrovare la competitività perduta nell’ultimo biennio), ma serve qualcosa di più. Quel quid, insomma, capace di fare la differenza, e che solamente con un motore proprio è possibile trovare. Per questo, quando lo scorso Aprile Honda ha provato a contattare Aston Martin proponendosi per una possibile partnership motoristica, il team di Lawrence Stroll ha cominciato a prendere in seria considerazione questa ipotesi, arrivando alla fine all’accordo sancito in queste ore, e che consentirà allo stesso team inglese di poter entrare di diritto dal 2026 nei top team, potendo di fatto contare su un motore realizzato da Honda praticamente in esclusiva.

C’è stato anche il timore che la presenza in squadra di Fernando Alonso non potesse agevolare la trattativa: se è vero che presumibilmente nel 2026 il pilota asturiano si sarà ritirato (o quantomeno si troverà negli ultimissimi scampoli di carriera), il timore che quel celeberrimo “Gp2 engine” (pronunciato dal campione asturiano in occasione del Gp del Giappone 2015 dinanzi agli stati generali Honda ai tempi della sua seconda esperienza in McLaren) potesse portare Honda a una sorta di veto nei confronti di Fernando era piuttosto forte. Per fortuna, però, il motorista nipponico ha sottolineato nel corso della conferenza stampa della scorsa notte che la presenza di Alonso all’interno del team Aston Martin non è assolutamente un problema per loro, e che la scelta del pilota resta interamente in mano al team di Lawrence Stroll.
Risolto questo dettaglio, dunque, e potendo contare sul supporto di un motorista del valore di Honda, l’obiettivo di Aston Martin nel quinquennio 2026-2030 (che vedrà il team di Lawrence Stroll acquisire la denominazione di Aston Martin-Honda) sarà solamente uno: provare a lottare per il titolo mondiale. Se riuscirà o meno a conquistarlo sarà solo il tempo a dirlo.

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