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Schumacher e l’ultima gara della Formula 1 in Argentina

Schumacher e l’ultima gara della Formula 1 in Argentina

Il campione di Kerpen a bordo della Ferrari F300 si aggiudicò il 12 Aprile 1998 l’ultima gara corsa dalla Formula 1 in terra argentina dando il via a una rincorsa che lo avrebbe visto lottare per il titolo mondiale fino all’ultima gara con la McLaren di Mika Hakkinen

14.04.2023 ( Aggiornata il 14.04.2023 14:15 )

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Un dominio assoluto in pista. Le prime gare del Mondiale 2023 di Formula 1 verranno senza dubbio ricordate per la superiorità in pista della Red Bull, capace di vincere i Gp del Bahrain e dell’Australia con Max Verstappen, e il Gp dell’Arabia Saudita con Sergio Perez, con il due volte campione del mondo olandese in seconda posizione.
Questa prova di forza da parte della Red Bull (che dura, a dire il vero, dalla seconda metà di campionato della scorsa stagione) è stata equiparata dagli addetti ai lavori e dagli appassionati al dominio espresso dalla Mercedes nella prima fase dell’era turbo-ibrida.
Nella storia della Formula 1 non sono mancati degli inizi di campionato in cui una squadra si è dimostrata superiore rispetto alle altre, ma ci sono stati anche dei casi in cui un campionato apparentemente chiuso dopo le prime due gare è rimasto in bilico fino all’ultima gara, grazie non solo al talento dei piloti contendenti al titolo, ma anche alla bravura e alla forza della squadra inseguitrice, capace di rifarsi sotto alla squadra che in un primo momento aveva preso letteralmente il largo. Fondamentale in questi casi è spezzare in qualche modo l’egemonia della squadra dominante, ed è quello che avvenne il 12 Aprile 1998 a Buenos Aires (in quella che è ad oggi l’ultima gara corsa dalla Formula 1 sul suolo argentino), con Michael Schumacher e la Ferrari che interruppero il dominio della McLaren-Mercedes e di Mika Hakkinen, vincitori delle prime due gare di campionato in Australia e in Brasile.

Il 1998 è un anno di cambiamenti in Formula 1 sotto il profilo delle gomme: non solo lo storico fornitore americano di pneumatici Goodyear lascerà al termine della stagione a beneficio della giapponese Bridgestone (entrata nel Circus nel 1997, dove resterà fino al 2010 alternando periodi di mono fornitura (1999-2000, 2007-2010) a un periodo dal 2001 al 2006 che la vedrà lottare con la francese Michelin), ma proprio a partire dal 1998 debuttano nella massima serie motoristica le gomme scanalate, che resteranno in Formula 1 fino al 2008 (con le gomme slick che torneranno ad essere utilizzate nella massima serie motoristica a partire dal 2009): tre le scanalature presenti sulle gomme anteriori (quattro dal 1999), e quattro quelle presenti sulle gomme posteriori.

Se Williams e Ferrari decidono (per via del contratto esistente) di rimanere fedeli alla Goodyear, la McLaren (assieme alla Benetton) decide prontamente di passare alle gomme Bridgestone, e fin dai test precampionato sarà evidente non solo la forza della MP4/13 motorizzata Mercedes realizzata da Adrian Newey (approdato nel 1997 nel team di Woking), ma anche e sopratutto l’ottimo lavoro fatto dalla Bridgestone sulle gomme scanalate, con Goodyear costretta giocoforza a inseguire.
Per la lotta al titolo la McLaren (che schiera i riconfermati Mika Hakkinen e David Coulthard e che può contare su un progettista di assoluto prestigio del calibro di Adrian Newey, approdato l'anno prima alla corte di Ron Dennis) parte, quindi, con il ruolo di favorita, con la Ferrari di Michael Schumacher (con Eddie Irvine al suo fianco, come seconda guida) prima inseguitrice, e con la Williams (vincitrice del titolo mondiale 1997 con Jacques Villeneuve) destinata a giocare un ruolo di secondo piano per via del passaggio ai motori Mecachrome, dovuto alla decisione della Renault di lasciare la Formula 1 al termine del Mondiale 1997.

Una superiorità, quella del binomio McLaren Mercedes-Bridgestone, che emerge in tutta la sua evidenza nelle prime due gare di campionato in Australia e in Brasile: se sul circuito dell’Albert Park il team di Woking doppierà tutte le altre vetture andando a vincere la gara con Hakkinen davanti a Coulthard (staccato di 702 millesimi) in una domenica che vedrà la Ferrari chiudere in quarta posizione con Eddie Irvine (alle spalle della Williams-Mecachrome di Heinz Harald Frentzen) e con Schumacher costretto al ritiro dopo soli cinque giri per il cedimento del motore, in Brasile proprio il campione di Kerpen riuscirà a salire sul podio seppur staccato di 1’00”550 dalla coppia McLaren (con Hakkinen vincitore con un vantaggio di 1”102 su Coulthard).

La Goodyear (su pressione della Ferrari) decide di correre prontamente ai ripari, e così nel terzo appuntamento della stagione in Argentina porta al debutto una nuova tipologia di gomme, che prevede un battistrada più largo all’anteriore di 25 mm. Una scelta che, con il senno di poi, si rivelerà essere corretta. Se è vero che a conquistare la pole position sul circuito di Buenos Aires intitolato ad Oscar ed Antonio Galvez sarà la McLaren grazie a David Coulthard (1’25”852), al suo fianco in prima fila troveremo la Ferrari F300 di Michael Schumacher (1’26”251), capace di girare quasi quattro decimi più veloce di Hakkinen (terzo in griglia con il tempo di 1’26”632) e di rimanere a lungo in testa nella classifica delle qualifiche. A chiudere la seconda fila la Ferrari di Eddie Irvine (1’26”780), che precede la Jordan-Mugen Honda di Ralf Schumacher (1’26”827) e le Williams-Mecachrome di Heinz Harald Frentzen (1’26”876) e di Jacques Villeneuve (1’26”941).

È in gara (72 i giri previsti), però, che emerge, una volta di più, l’immenso talento di guida del campione di Kerpen. Se al via Schumacher viene subito sorpassato dalla McLaren di Mika Hakkinen, così come la Rossa gemella di Eddie Irvine (quarto in griglia) viene sopravanzata dalla Williams-Mecachrome di Frentzen, nel secondo giro all’altezza del tornantino Schumi riesce a riprendere la posizione su Hakkinen (così come farà anche Irvine nei confronti di Frentzen alla esse di Senna), mettendosi così a caccia di Coulthard. Se al termine del secondo giro il gap tra i due è di circa 2”728, al termine del terzo giro il gap scende a 2”139 (con il miglior tempo ad opera di Schumacher in 1’29”514 contro 1’30”001 di Coulthard), per poi calare ulteriormente a 655 millesimi, in virtù anche di un errore del pilota scozzese, incapace di reggere la pressione della Ferrari dell’arrembante Schumacher. Nel corso del quinto giro il colpo di scena destinato a cambiare l’andamento della gara: nello stesso punto in cui aveva commesso l’errore nel corso del giro precedente, Coulthard va largo, Schumacher prova ad approfittarne, ma il pilota scozzese prova a chiudergli la traiettoria. Inevitabile il contatto (con la gomma anteriore sinistra della Ferrari che tocca la gomma posteriore destra della MP4-13), con Coulthard che si gira andando in testacoda, e Schumacher che prosegue conquistando la testa della corsa, senza peraltro riportare alcun danno dal contatto con la McLaren numero 7, rientrata in sesta posizione.
Da quel momento in poi la Ferrari con Schumacher comincia a fare la lepre scappando via (forte anche del fatto che la strategia messa a punto dagli ingegneri della Rossa prevede due soste contro l’unica sosta prevista in casa McLaren), portando il vantaggio nei confronti di Hakkinen a 12”144, forte anche di un giro record con il tempo di 1’29”285. Dopo che nel corso del 24°giro Ralf Schumacher sarà costretto al ritiro per via del cedimento di una sospensione (conseguenza, presumibilmente di un testacoda avvenuto nel corso della 19°tornata, che aveva spinto il pilota tedesco a tornare ai box, con i meccanici Jordan che lo avevano poi rimandato in pista, convinti che la monoposto non avesse riportato danni), inizia la fase dei pit-stop per chi ha optato per le due soste, con Alesi (Sauber Petronas motorizzata Ferrari) che si ferma per primo nel corso del 27°giro (8.4 secondi il tempo della sosta), seguito via via da tutti gli altri, ad eccezione di McLaren (Hakkinen e Coulthard) e Benetton (Fisichella e Wurz) su una sola sosta.
In casa Ferrari Schumacher si fermerà per la prima sosta nel corso del 28°giro (9.5 secondi il tempo della sosta), mentre Irvine si fermerà nel corso della tornata successiva (9.2 secondi il tempo della sosta).
Dopo la prima sosta Schumacher è secondo, staccato di 10”030 da Hakkinen, e precede in classifica Villeneuve (Williams-Mecachrome), Coulthard (McLaren-Mercedes), Irvne (Ferrari), Frentzen (Williams-Mecachrome), e le due Benetton-Mecachrome di Wurz e di Fisichella.
Nel corso del 42°giro Hakkinen rientra ai box per la sua unica sosta (10.9 secondi la durata del pit-stop), Schumacher che torna così in testa alla gara con un vantaggio sul pilota finlandese della McLaren di 9”4, che andrà giro dopo giro ad aumentare (nel corso del 44°giro è di circa 13.8 secondi), al punto che quando Schumi effettuerà la seconda sosta nel corso del 53°giro con un vantaggio di circa 20 secondi su Hakkinen, il campione tedesco potrà tornare davanti alla McLaren numero 8 del pilota finlandese, grazie a una sosta effettuata in 8.1 secondi. Nel corso del 54°giro registriamo il contatto tra Villeneuve e Coulthard, con il pilota canadese campione del mondo uscente costretto al ritiro.

Se in testa Schumacher s’invola verso la vittoria rischiando qualcosa solamente nel finale di gara (66°giro), quando a causa della pioggia arriverà lungo facendo tutta la via di fuga e riuscendo a ritrovare all’esterno l’asfalto per poter poi così tornare in pista con Hakkinen secondo abbondantemente staccato, è la lotta per il terzo posto a destare la curiosità del pubblico per via del duello tra la Ferrari di Eddie Irvine e la Benetton-Mecachrome di Alexander Wurz.

Se nel corso del 60°giro assistiamo a un contatto alla esse di Senna tra le due monoposto fortunatamente senza conseguenze, è all’inizio del 63°giro che Wurz supera Irvine salendo al terzo posto. Sarà però una gioia di breve durata: nel corso del 66°giro, infatti, per evitare di impattare contro la Tyrrell-Ford di Torasonuke Takagi (che aveva sbagliato la frenata), Wurz finisce in testacoda ripartendo però alle spalle della Rossa di Irvine, che torna così al terzo posto.

Michael Schumacher su Ferrari, dunque, si aggiudica il Gp d’Argentina con 22”898 di vantaggio sulla McLaren-Mercedes di Mika Hakkinen, e con 57”745 sulla Rossa gemella di Eddie Irvine, rilanciandosi così nel Mondiale piloti, seppur distanziato di 12 punti dal pilota finlandese della McLaren (26 vs 14).
Il resto della stagione vedrà lottare Schumacher e Hakkinen per il titolo mondiale, con i due piloti che al termine del Gp d’Italia a Monza saranno addirittura in testa ex aequo alla Classifica Piloti con 80 punti. Se è vero che nelle ultime due gare di campionato (Gp del Lussemburgo sul circuito del Nürburgring e Gp del Giappone a Suzuka) sarà Hakkinen a prevalere e di conseguenza a conquistare il titolo mondiale (con Schumacher secondo al Nürburgring e costretto al ritiro in Giappone per una foratura nel corso del 31°giro), è altrettanto vero, però, che proprio quella vittoria ottenuta in Argentina dalla Ferrari grazie a uno straordinario Michael Schumacher è stato un passaggio fondamentale per ridare vita alle speranze iridate della scuderia di Maranello, confermando una volta di più che se si tiene a un determinato obiettivo non bisogna mollare mai. Nello sport come nella vita di tutti i giorni.

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