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Felipe Massa e il Mondiale 2008© Getty Images

Felipe Massa e il Mondiale 2008

Il pilota brasiliano ha dato mandato ai propri legali di valutare un possibile intervento, dopo le dichiarazioni choc di Bernie Ecclestone, secondo cui già nel 2008 FIA e FOM erano a conoscenza dell’esistenza del Crashgate, ma che decisero di non intervenire per proteggere la F1 da un possibile scandalo

08.04.2023 ( Aggiornata il 08.04.2023 15:11 )

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Essere campione del mondo per pochissimi minuti. Nel ripercorrere la carriera di Felipe Massa in Formula 1 non si può non pensare a quel 2 Novembre 2008, quando il pilota brasiliano (all’epoca dei fatti in Ferrari) dopo aver tagliato il traguardo vincendo la gara di casa sul circuito di Interlagos per pochi istanti provò l’ebbrezza di aver conquistato il titolo mondiale. Un sogno, quello di Felipe, che da lì a pochi minuti si sarebbe trasformato in una grandissima amarezza, complice il sorpasso della McLaren di Lewis Hamilton nel corso dell’ultimo giro ai danni della Toyota di Timo Glock (rimasto in pista con gomme d’asciutto nonostante la pioggia), che consentirà al campione inglese di concludere la gara al quinto posto, e di conquistare il titolo piloti con un solo punto di vantaggio nei confronti di Massa (98 vs 97).

© SingaporeGP via Twitter

Un anno, il 2008, che verrà ricordato anche per il Crashgate, la combine organizzata dalla Renault per provare a vincere il Gp di Singapore, che vide Nelsinho Piquet andare a muro nel corso del 14°giro, quando la Ferrari di Felipe Massa era in testa fin dal via della gara (come possiamo vedere nella foto sopra pubblicata). La Direzione Gara decise di mandare in pista la Safety Car, ma alla luce della concitazione presente ai box, sulla Ferrari del pilota brasiliano non venne tolto correttamente il bocchettone della benzina, e così Massa ripartì trascinandosi dietro il bocchettone della benzina, andando così purtroppo a rovinare pesantemente la propria gara (classificandosi in 13°posizione), con il Gp che venne vinto proprio dalla Renault di Fernando Alonso. Fino ad oggi nel raccontare questa triste pagina di Storia della Formula 1, sapevamo che solamente nel 2009 fu possibile accertare le reali responsabilità della squadra, con il Team Principal Flavio Briatore radiato a vita dalla Federazione, e con il Dt Pat Symonds squalificato per cinque anni, salvo poi nel 2010 assistere alla cancellazione di entrambe le pene in seguito alla decisione del Tribunal De Grande Instance di Parigi, il quale non ritenne regolare il procedimento istituito dalla Federazione (la quale invece continuò a considerare valide le suddette squalifiche ai danni di Briatore e di Symonds).

Le dichiarazioni di Ecclestone

Mai nessuno aveva di fatto messo in dubbio la regolarità del titolo vinto nel 2008 da Lewis Hamilton fino a poche settimane fa (per la precisione i primi giorni di Marzo), quando l’ex capo della Formula 1 Bernie Ecclestone, intervistato dal sito tedesco F1 insider, ha dichiarato che all’epoca pur conoscendo l’esistenza del Crashgate già nel 2008, FIA e FOM decisero di non fare nulla per proteggere lo sport da un possibile, enorme scandalo, sostenendo che a suo parere il titolo 2008 non appartiene a Hamilton.

“Max Mosley (ex presidente FIA) ed io siamo stati informati durante la stagione 2008 di quanto era accaduto nella gara di Singapore. Piquet junior aveva detto a suo padre Nelson (tre volte campione del mondo di Formula 1) che gli era stato chiesto dal team di andare a sbattere contro il muro a un certo punto per far scattare una fase di safety car e simili per aiutare il suo compagno di squadra Alonso. (…)
Abbiamo deciso di non fare nulla, volevamo proteggere lo sport da un enorme scandalo. Ho convinto Nelson Piquet senior, un mio ex-pilota in passato, a tacere per il momento. All’epoca vigeva la regola che la classifica di un campionato del mondo era intoccabile dopo la cerimonia di premiazione della FIA alla fine dell’anno, Hamilton ricevette la coppa ed andò tutto bene. All’epoca avevamo informazioni sufficienti per indagare sulla questione. Secondo lo statuto, avremmo dovuto cancellare la gara di Singapore, che non sarebbe stata valida per la classifica del campionato. Felipe Massa sarebbe diventato campione del mondo, non Lewis Hamilton.

Oggi mi dispiace ancora per Massa, è stato defraudato del titolo che meritava, mentre Hamilton ha avuto tutta la fortuna del mondo e ha vinto il suo primo campionato. Oggi avrei fatto le cose in modo diverso. Ecco perché, per me, Michael Schumacher è ancora l’unico campione del mondo da record con sette titoli, anche se le statistiche dicono il contrario”.

Massa e la richiesta di annullamento del Gp di Singapore

Era inevitabile che delle dichiarazioni choc come quelle dell’ex capo della Formula 1 non potessero passare inosservate, così è assolutamente comprensibile la decisione di Felipe Massa, una volta apprese le dichiarazioni di Ecclestone, di dare mandato ai suoi legali di studiare la situazione, chiedendo (presumibilmente) l’annullamento del Gp di Singapore 2008, con il titolo che seppur tardivamente potrebbe venire a lui assegnato.

In merito a questa vicenda il pilota brasiliano ha rilasciato alcune dichiarazioni recentemente ad Autosport mentre era impegnato in una tappa del campionato Stock Car Pro Series brasiliano svoltasi sul circuito di Goiânia.
“C'è una regola che dice che quando un campionato è deciso, dal momento in cui il pilota riceve il trofeo del campione, le cose non possono più essere cambiate, anche se è stato dimostrato un furto.
All'epoca i legali della Ferrari mi hanno parlato di questa norma. Siamo andati da altri avvocati e la risposta è stata che non si poteva fare nulla. Quindi ho logicamente creduto a questa situazione.
Ma dopo 15 anni, sentiamo che l'[ex] proprietario della categoria dice di averlo scoperto nel 2008, insieme al presidente della FIA, e non hanno fatto nulla [per] non infangare il nome della F1.
Questo è molto triste, sapere che il risultato di questa gara doveva essere cancellato e avrei avuto un titolo. Alla fine sono stato io a perdere di più con questo risultato. Quindi, stiamo cercando di capire tutto questo.”

Massa è consapevole che le possibilità di riuscire a cambiare il risultato a suo favore possano essere scarse (come vedremo in seguito), ma il pilota brasiliano ci vuole comunque provare. “Ci sono regole secondo cui a seconda del paese, non puoi tornare indietro dopo 15 anni per risolvere una situazione. Ma intendo studiare la situazione; studiare cosa dicono le leggi e le regole. Dobbiamo avere un'idea di cosa sia possibile fare”.

Il pilota brasiliano non è interessato a una eventuale risoluzione economica del danno subito, quanto al fatto che possa essere fatta finalmente giustizia. “ Non seguirei mai questa vicenda pensando al lato economico. La seguirei pensando alla giustizia. Penso che se sei stato punito per qualcosa che non è stata colpa tua, ed è il prodotto di una rapina, una corsa rubata, giustizia deve essere fatta. In effetti, la situazione giusta è annullare il risultato di quella gara. È l'unica giustizia che può essere fatta in un caso come questo. Abbiamo già visto accadere altre situazioni nello sport, come Lance Armstrong (ciclista), che si è dimostrato dopato, e ha perso tutti i titoli. Qual è la differenza?"
Massa ha poi concluso la sua intervista ad Autosport sostenendo di non aver ancora parlato della questione con la sua ex squadra all’epoca dei fatti, la Ferrari.

Alla luce della decisione di Felipe Massa di ricorrere ai suoi legali per chiedere l’annullamento del Gp di Singapore, quante possibilità ci sono affinché questo possa diventare realtà, consentendo così al pilota brasiliano di conquistare un titolo che sente suo, nonostante siano ormai passati 15 anni? Purtroppo non molte. Premesso che in una recente intervista rilasciata a Leo Turrini il pilota brasiliano ha fatto presente di non avercela per niente con Lewis Hamilton (ritenuto da Felipe un grande pilota, capace di battere tanti record e circondato da un meritato prestigio) e che è dal 2009 che cerca verità e giustizia una volta appresa l’esistenza del Crashgate, bisogna dire che dopo 15 anni è quasi impossibile che una gara del campionato mondiale possa venir improvvisamente cancellata. Non solo: nella storia della Formula 1 non esiste il benchè minimo precedente di gare completamente cancellate a posteriori dopo delle presunte o accertate irregolarità. Può esser capitato che un pilota o una squadra venisse squalificato e di conseguenza omesso/a dall’ordine di arrivo, ma mai che un Gp venisse cancellato per una presunta irregolarità. Peraltro, ai fini del Codice Sportivo Internazionale FIA non è possibile contestare l’esito di una gara se non in caso di infrazione o penalità comminata ai propri danni, e in quel caso la squadra ha 14 giorni di tempo dalla data del Gp in questione per richiedere il diritto di revisione (vedi la richiesta Ferrari ufficializzata Giovedì 6 Aprile in merito alla penalità comminata ai danni di Sainz in Australia nello scorso weekend), o comunque quattro giorni prima della cerimonia di premiazione FIA di quello stesso anno.
Non solo: nel caso di competizioni dirette dalla FIA (come nel caso della Formula 1) la massima autorità deputata a prendere qualsiasi tipo di decisione è la Corte di Appello internazionale indipendente, a cui tutte le persone coinvolte in un determinato campionato devono sottostare, Massa compreso per quanto concerne questa vicenda. Ne consegue che non ci sono tribunali alternativi che il pilota brasiliano potrebbe consultare.

Teoricamente Massa potrebbe consultare il TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna, ma, secondo lo statuto FIA, il TAS può essere coinvolto solamente in questioni relative al Comitato Disciplinare Antidoping della Federazione stessa.

Ecco, quindi, perché per Massa e i suoi legali non sarà affatto facile richiedere la cancellazione del Gp di Singapore 2008, o quantomeno una revisione della vicenda in merito alle dichiarazioni rilasciate da Ecclestone lo scorso Marzo, confermando una volta di più quanto sia sottile la differenza tra l’aver ragione, e l’aver realmente giustizia.

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