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L’Helmet cam e l’evoluzione degli onboard in Formula 1© Getty Images

L’Helmet cam e l’evoluzione degli onboard in Formula 1

L’accordo firmato con la Racing Force Group permetterà alla Formula 1 non solo di mettere a disposizione di tutti i piloti la Helmet Cam, ma anche di offrire al pubblico a casa degli onboard più coinvolgenti

30.01.2023 ( Aggiornata il 30.01.2023 14:15 )

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Un’esperienza di visione sempre più completa. Dall’anno del suo ingresso in Formula 1 (2017) Liberty Media ha cercato progressivamente di coinvolgere sempre di più chi assiste da casa alla visione dei Gp, per dare modo allo spettatore di sentirsi seppur indirettamente a bordo della monoposto assieme al pilota. Nel corso dell’ultimo biennio (2021-2022) oltre alla consueta camera car non solo è stata reintrodotta dopo un’assenza lunga vent’anni (Gp Belgio 2000 sull’Arrows di Pedro de la Rosa) la telecamera sulla pedaliera della monoposto (FP1 Gp Gran Bretagna 2022 sulla McLaren di Lando Norris), ma sopratutto ha fatto la sua comparsa la helmet cam.
Introdotta dalla Formula E nel 2020 grazie alla partnership tra la casa produttrice di caschi Bell e l’azienda italiana Racing Force Group (la cui sede principale si trova a Ronco Scrivia, in provincia di Genova), nel 2021 questa nuova tecnologia di riprese è approdata a partire dal weekend del Gp del Belgio anche in Formula 1, limitata fino al termine della passata stagione ai piloti possessori di un casco Bell (Charles Leclerc, Carlos Sainz Jr, Lewis Hamilton, George Russell, Fernando Alonso, Esteban Ocon, Alexander Albon, Nicholas Latifi, Lando Norris, Pierre Gasly, Guanyu Zhou e Kevin Magnussen), salvo poi a partire da quest’anno venir estesa a tutti i piloti, indipendentemente dal produttore di casco utilizzato dal singolo pilota, in seguito all’accordo ufficializzato Lunedì 23 Gennaio tra la Formula 1 e la Racing Force Group.

La forza della Helmet cam sta senza ombra di dubbio nella capacità di offrire allo spettatore, seduto sul divano di casa, la reale percezione (seppur disassata) di cosa vede il pilota (seduto all’interno della propria monoposto) una volta che si appresta a scendere in pista, potendone così apprezzare lo stile di guida, nonché i sorpassi, ma anche le indicazioni presenti sul volante che lo stesso pilota deve seguire. Merito, questo, di una piccolissima telecamera (chiamata Driver’s Eye) del diametro di 8 mm e pesante 2.5 grammi, omologata dalla FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) e presente nell’imbottitura del casco (può essere posizionata a destra o a sinistra a seconda dei casi). Nel caso di Leclerc (come possiamo vedere nell’immagine di apertura del presente articolo, riferita alla terza sessione di prove libere del Gp dell’Azerbaijan 2022), la helmet cam è stata posizionata sull’imbottitura posta sul lato destro rispetto al pilota (a sinistra per noi che guardiamo).

L’evoluzione dell’onboard dalla nascita della Formula 1 ad oggi

Se la helmet cam rappresenta una novità che fin da subito ha trovato il consenso del pubblico da casa, bisogna anche dire che l’onboard tramite camera car rappresenta forse la miglior soluzione per poter apprezzare un duello, o anche un giro di pista a bordo di una data monoposto. Nato come un evento promozionale, nel corso degli anni l’onboard fin dalla sua introduzione in una gara live (dal 1985) è diventato qualcosa di assolutamente imprescindibile per l’appassionato, e la sua implementazione (con il progressivo aumento del numero delle telecamere, con relativa posizione ben definita dalla Federazione) ed evoluzione tecnologica (sopratutto con l’introduzione a partire dal 2016 delle telecamere in alta definizione a 1080p) ha consentito di poter avere delle immagini sempre più nitide e pulite da ogni possibile interferenza.

A far da precursore alla possibilità che potessero essere montate delle monoposto a bordo di una macchina è stato nel 1956 Mike Hawthorn (che due anni dopo al volante della Ferrari 246 diventerà il primo pilota britannico ad aggiudicarsi il Mondiale di Formula 1). Alla vigilia della 24 Ore di Le Mans Hawthorn (iscritto nel team Jaguar Cars in coppia con il connazionale Ivor Bueb) effettua un giro di pista del Circuit de la Sarthe raccontando le sue sensazioni grazie a un microfono legato al petto, e con una telecamera posizionata sul retrotreno della sua Jaguar D-Type, che ci consentono di poter apprezzare la bellezza e il fascino del circuito francese.

Il primo esperimento di camera car su una monoposto di Formula 1 risale all’anno successivo, il 1957, quando Juan Manuel Fangio effettua una sessione di test a bordo della sua Maserati 250 F (monoposto con cui il campione argentino ha conquistato il suo quinto titolo iridato) presso l’Autodromo di Modena. La cosa che colpisce nell’osservare il video in questione sono senza ombra di dubbio le riprese del pilota in volto, o alle spalle, con particolare attenzione al volante. Merito del grande coraggio dell’operatore, legato presumibilmente sdraiato sull’anteriore per riprendere frontalmente il pilota (ad esempio 0:24-0:37), e seduto sopra un apposito panchetto posizionato sul retrotreno (ad esempio 0:51-0:57) per riprendere cruscotto e movimenti del volante.

Lo stesso Fangio, una volta ritiratosi dalla Formula 1, tornerà nel 1966 a guidare l’Alfa Romeo 159 (con cui conquistò il suo primo titolo mondiale nel 1951 con l’Alfa Romeo) sul circuito di Monza in occasione di uno dei tanti Caroselli promozionali realizzati per la Pirelli. Questo video ci consente tramite l’onboard di poter apprezzare non solo la bravura e il talento del cinque volte campione del mondo argentino, ma anche e sopratutto quanto fossero difficili da guidare le primissime monoposto di Formula 1 sopratutto nell’affrontare una curva. Da notare, peraltro, che nell’effettuare questo giro Fangio indossa la visiera tipica dell’epoca legata alla testa, ma non il casco o le cinture di sicurezza.

Sempre nel 1966 è il cinema a dare grande rilevo all’utilizzo della camera car. In tal senso una vera e propria pietra miliare è rappresentata dal film della Metro Goldwin Mayer “Grand Prix”, diretto da John Frankenheimer, e che racconta la storia di un pilota statunitense di Formula 1 Pete Aron (interpretato da James Garner) licenziato dalla sua squadra dopo l’incidente a Montecarlo con il compagno di squadra Paul Stoddard (interpretato da Brian Bedford), che viene ingaggiato dalla Yamura per lottare per il titolo mondiale. Il principale avversario per il titolo sarà Jean-Pierre Sarti (interpretato da Yves Montand), il quale corre per la scuderia di Agostini Manetta (interpretato da Adolfo Celi).
Per quanto riguarda le riprese onboard, merita di essere sottolineato l’utilizzo di telecamere Panavision 70 montate sulle monoposto impegnate nelle sequenze di corsa, che aumenta non poco il fascino visivo delle immagini, alcune delle quali vedono come protagonista il campione del mondo 1961 Phil Hill al volante non di una monoposto di F1, ma di una Ford GT40 in occasione delle prove libere dei Gp di Monaco e del Belgio 1966. Nel filmato in questione, possiamo ammirare un onboard del circuito di Zandvoort.

Negli anni 70 in Formula 1 gli onboard vengono realizzati piuttosto occasionalmente, durante i test e le sessioni di prove libere. Nasce proprio in quegli anni ad opera della televisione australiana Channel Seven il sistema Race Cam , che verrà utilizzato per la prima volta in occasione della Bathurst 1000 del 1979. Le immagini girate in diretta dalle monoposto vengono inviate a un elicottero che vola sopra la pista, il quale invia le immagini tramite segnali analogici a microonde al centro di produzione televisivo, normalmente sito a bordo pista. Il sistema Race Cam dopo il test della televisione australiana viene progressivamente utilizzato nelle corse americane, per poi approdare a metà degli anni 80 in Formula 1.
Nella fattispecie, per vedere le prime immagini prodotte in diretta da una monoposto in pista durante un Gran Premio bisogna aspettare il Gp di Germania 1985 corso sul circuito del Nürburgring, quando una telecamera viene montata sulla Renault RE60 numero 14 di Francois Hesnault, il quale partito dalla 23° posizione in griglia, sarà costretto a ritirarsi nel corso dell’ottavo giro a causa di alcuni problemi alla frizione.
Da quel momento in poi l’utilizzo della camera car in gara su una monoposto di Formula 1 è diventato una costante abitudine. Se è vero che in quei primi anni le immagini onboard potevano apparire traballanti e soggette a possibili interruzioni o interferenze, dall’altra proprio quelle immagini hanno consentito all’appassionato di poter capire la difficoltà e lo sforzo dei piloti nel guidare le monoposto tipiche di quel periodo.
Un esempio in tal senso proviene dallonboard dell’indimenticabile Ayrton Senna lungo le anguste stradine di Montecarlo in occasione del Gp di Monaco 1990, in cui è possibile percepire non solo la velocità, ma anche e sopratutto la violenta erogazione della potenza da parte del motore Honda. Immagini, queste, che ci permettono una volta di più di apprezzare ma sopratutto ricordare il genio e il talento del campione brasiliano, per sempre nel cuore degli appassionati di Formula 1.

Con il passare degli anni non solo la tecnologia ha fatto sì che le stesse telecamere potessero pulirsi da sole durante l’uso (vedasi ad esempio l’onboard della Ferrari di Jean Alesì in occasione del primo giro del Gp di Gran Bretagna 1995), ma l’adozione di ricevitori a terra (al posto dell’elicottero che girava sopra la pista tipico del già citato sistema Race Cam) associato all’esordio di supporti anti vibranti per le telecamere, e l’adozione di almeno tre telecamere per monoposto (posizionate una sul roll-hoop sopra la testa del pilota, e le altre sui parafanghi anteriori, sul cofano motore e sugli specchietti retrovisori) nel 1998 hanno portato ad avere immagini sempre più stabili e con definizione sempre maggiore. Nel 2018 l’introduzione dell’Halo e l’adozione di telecamere in grado di riprendere a 360° ha portato le squadre nella stagione successiva a cambiare il posizionamento delle telecamere.

Non solo: l’evoluzione tecnologica nel corso degli anni ha permesso di poter risolvere le criticità accusate in occasione del Gp di Monaco, con l’impossibilità di poter coprire con l’onboard il tratto che le monoposto sono solite correre lungo il Tunnel, risoltesi definitivamente a partire dal 2006, come ci dimostra questo onboard che vede raffigurata la Midland motorizzata Toyota guidata dal portoghese Tiago Monteiro in un giro completo lungo le anguste vie di Montecarlo.
Già nell’edizione del Gp di Monaco 2012 che ha visto l’ultima pole conquistata da Michael Schumacher (assegnata poi a Mark Webber per via delle cinque posizioni di penalità inflitte al campione di Kerpen, retrocesso al via della gara in sesta posizione, per il tamponamento ai danni di Bruno Senna in occasione del Gp di Spagna) è possibile percepire un passo avanti per quanto concerne la qualità delle riprese, che diventa ancora più evidente osservando il giro che ha regalato lo scorso anno la pole position al ferrarista Charles Leclerc.
Grazie all’adozione dal 2016 delle telecamere ad alta definizione a 1080p è possibile apprezzare nel tratto sotto il Tunnel sul volante la marcia utilizzata dal pilota monegasco, nonché la velocità di punta nel tratto in questione della Ferrari F1-75. Elementi questi, ancora più evidenti grazie all’Helmet Cam (come detto all’inizio), e che ci dimostra una volta di più l’intenzione da parte di Liberty Media di rendere il Gran Premio uno spettacolo unico nel suo genere.

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