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La Formula 1 e il divieto dei messaggi politici© Getty Images

La Formula 1 e il divieto dei messaggi politici

La FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) ha inserito nel Codice Sportivo Internazionale 2023 un nuovo articolo che vieta ai piloti la possibilità di non rilasciare dichiarazioni politici, religiosi o personali se non autorizzati dalla Federazione stessa

23.12.2022 ( Aggiornata il 23.12.2022 16:05 )

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Una decisione che in questi giorni sta destando non poche perplessità. Dopo che nei recenti Mondiali svoltisi in Qatar la FIFA ha di fatto impedito ai giocatori di poter esprimere il proprio dissenso nei confronti del mancato rispetto dei diritti civili da parte del paese ospitante, fanno discutere tra gli appassionati le modifiche al Codice Sportivo Internazionale (in vigore dal 1° Gennaio 2023), introdotte dalla Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA), che sembrano quasi strizzare l’occhio alla suddetta decisione FIFA.

A suscitare numerose polemiche è stato in particolare il nuovo articolo 12.2.1.n che sostanzialmente impedisce ai piloti di esprimere ogni qualsivoglia pensiero in merito ad argomenti di matrice politica, religiosa o personale (evitando così di violare lo stato di neutralità promosso nel suo statuto dalla Federazione Internazionale dell’Automobile) a meno che non sia stato approvato dalla FIA stessa per iscritto per quanto concerne le manifestazioni internazionali o dagli organismi nazionali competenti per le manifestazioni nazionali.

Nel leggere questo nuovo articolo del Codice Sportivo Internazionale non si può non pensare alle battaglie che nell’ultimo biennio Lewis Hamilton e Sebastian Vettel hanno portato avanti: se il campione di Heppenheim in occasione del Gp d’Ungheria 2021 al momento dell’esecuzione dell’inno nazionale ungherese prima della gara indossò una maglietta arcobaleno con la scritta “Same love” (cosa ripetuta quest’anno in Canada con una maglietta volta a condannare l’estrazione delle sabbie bitumitose nella provincia canadese dell’Alberta) ricevendo in quel frangente alcune critiche da parte della Federazione, in occasione del Gp di Toscana-Ferrari 1000 corso sul circuito del Mugello il 13 Settembre 2020 Lewis Hamilton salì sul podio con una maglietta che riportava la scritta “Arrest The Cops Who Killed Breonna Taylor”, riferendosi al caso di cronaca che aveva visto nella notte tra il 12 e il 13 Marzo 2020 l’uccisione a Louisville di una ragazza afro-americana (Breonna Taylor) ad opera di tre agenti del dipartimento locale di polizia, mentre stavano facendo una perquisizione nella sua abitazione. Un episodio, quello della maglietta di Hamilton sul podio del Gp di Toscana al Mugello, che ovviamente venne analizzato dalla Federazione e dall’allora Direttore di gara Michael Masi, il quale alla fine decise solamente di emettere un protocollo valevole a partire dalla successiva gara (il Gp di Russia) che obbligava i primi tre classificati per tutta la durata della cerimonia del podio e delle interviste post gara a rimanere vestiti con la sola divisa da gara chiuse fino al collo e non aperte in vita.
Ora, con questo nuovo articolo del Codice Sportivo la FIA (da sempre neutrale di fronte a tematiche di matrice non sportiva) praticamente impone ai piloti lo stesso preciso comportamento, volto a tenere fuori dalle piste ogni tematica di natura sociale.

Una volta scoppiate le comprensibili polemiche, dalla Federazione hanno fatto sapere che l’inserimento dell’articolo 12.2.1.n nel Codice Sportivo Internazionale è stato fatto in linea con la neutralità politica dello sport come principio universale del Movimento Olimpico, sancito dal codice etico del CIO, e in ossequio al principio di universalità espresso nell’articolo 1.2 dello statuto FIA (secondo cui la Federazione promuove la protezione dei diritti umani e della dignità umana, e si astiene dal manifestare discriminazioni in base a razza, colore della pelle, sesso, orientamento sessuale, origine etnica o sociale, lingua, religione, opinione filosofica o politica, situazione familiare o disabilità nel corso delle sue attività, concentrandosi infine sui gruppi minoritari al fine di ottenere una rappresentanza più equilibrata di genere ed etnia e per creare una cultura più diversificata e inclusiva).

Se quindi con questo nuovo articolo del Codice Sportivo Internazionale i piloti saranno costretti a tornare a fare solo e unicamente i piloti, dall’altra però è anche vero che proprio i piloti rappresentano al giorno d’oggi un vero e proprio punto di riferimento per i milioni di appassionati di Formula 1 in tutto il mondo, e magari proprio il loro esser considerati delle vere e proprie star planetarie avrebbe potuto consentire di sensibilizzare l’opinione pubblica su degli argomenti o delle tematiche sociali importanti (vedi ad esempio la questione dei diritti sociali in Qatar, o ad esempio l’inclusività nel mondo del motorsport, tema questo molto caro a Lewis Hamilton).
Una vera e propria occasione persa, visti anche gli ottimi risultati conseguiti dalla campagna “#WeRaceAsOne” portata avanti in questi anni dalla stessa Formula 1 assieme agli stessi piloti e alle squadre, e che a questo punto rischia molto seriamente di cozzare con il nuovo provvedimento preso da parte della Federazione.

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