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Ben Sulayem e la battaglia contro il cyberbullismo© Getty Images

Ben Sulayem e la battaglia contro il cyberbullismo

Il Presidente FIA ha annunciato l’avvio di una campagna denominata “Drive it out” che verrà presentata più diffusamente ad Abu Dhabi e il cui compito sarà quello di arginare il fenomeno del cyberbullismo

10.11.2022 ( Aggiornata il 10.11.2022 16:55 )

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La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le minacce di morte inviate online in forma anonima alla Commissaria FIA Silvia Bellot dopo che nelle scorse settimane era partita ai suoi danni sui social una campagna di odio per via della controversa penalità inflitta ai danni di Fernando Alonso al termine del Gp degli Usa ad Austin (e successivamente cancellata dalla Federazione alla vigilia del Gp del Messico) ha acceso una volta per tutte le luci della ribalta su una tema molto grave, divenuto purtroppo piuttosto frequente negli ultimi mesi in Formula 1: quello del cyberbullismo.

Già prima di lei nel Dicembre 2021 subito dopo l’ultima gara della stagione ad Abu Dhabi erano state vittime di cyberbullismo anche il pilota canadese della Williams Nicholas Latifi e l’ex Direttore di Gara Michael Masi. Se nel caso di Latifi (perso di mira dagli haters per aver provocato la bandiera gialla che di fatto ha consegnato il Mondiale dalle mani di Hamilton a quelle di Verstappen) il pilota canadese è stato costretto a cancellarsi persino dai social (Instagram e Twitter, come raccontato in una lunga lettera pubblicata sul suo sito ufficiale) per via delle continue offese e minacce di morte arrivategli nei giorni immediatamente successivi alla gara, per quanto riguarda Masi l’ex direttore di gara australiano (accusato dagli haters di aver consegnato il titolo mondiale a Verstappen facendo ripartire il Gp di Abu Dhabi all’ultimo giro) nelle ore successive alla gara ha visto arrivare su Facebook e su Linkedin centinaia se non migliaia di messaggi da persone sconosciute contenenti offese piuttosto pesanti, e in numerosi casi persino minacce di morte, con alcune persone che hanno scritto (come rivelato dallo stesso Masi in un’intervista rilasciata lo scorso Luglio al Daily Telegraph) che avrebbero inseguito sia lui, sia la sua famiglia.

Se Latifi (pur rimanendo scioccato dalle parole di offesa, odio e dalle minacce di morte ricevute non solo a livello personale ma anche rivolte ai propri cari) è riuscito man mano a mettersi tutto alle spalle, sostenendo che le uniche persone a cui dovesse chiedere scusa per il ritiro fossero quelle che lavorano nel suo team (cosa puntualmente fatta al ritorno ai box, subito dopo il ritiro), più difficile è stato il ritorno alla normalità per Michael Masi: se inizialmente aveva minimizzato il tutto per non far preoccupare eccessivamente la propria famiglia (così come la Federazione, alla quale aveva puntualmente segnalato l’arrivo di questi messaggi a dir poco spiacevoli), con il passare dei giorni è cresciuta in lui la paura che qualcuno potesse effettivamente fargli del male, al punto da camminare a piedi per Londra guardandosi costantemente le spalle.

In questo scenario di odio e di violenza che nulla ha a che spartire con il mondo della Formula 1, era inevitabile che prima o poi la Federazione facesse sentire la sua voce, e così dopo le nuove minacce di morte arrivate on line come detto alla Commissaria FIA Silvia Bellot dopo la penalità inflitta a Fernando Alonso a Austin (e poi successivamente ritirata), a scendere in campo è stato il Presidente FIA Mohammed Ben Sulayem (raffigurato in apertura del presente articolo al fianco di Fernando Alonso), con una lettera aperta pubblicata nei giorni scorsi sul sito Motorsport.com, così come sul sito ufficiale della Federazione.

Nella lettera aperta Ben Sulayem condanna senza la benchè minima esitazione le minacce di morte arrivate online alla Bellot, così come i messaggi di molestie e di disprezzo arrivati negli ultimi anni ad alcuni membri del personale FIA, ritenendo il tutto assolutamente inaccettabile, e sostenendo che non c’è posto per queste cose nel mondo del motorsport.
Da qui la volontà da parte della Federazione di creare un approccio collaborativo al fine di estirpare una piaga come quella del cyberbullismo nel mondo del motorsport attraverso:
- un dialogo con le piattaforme dei vari social media affinché facciano la loro parte oltre a lavorare assieme ai governi dei paesi e dello sport per riunirli e prendere insieme una decisione comune;
- una ricerca tramite l’Università FIA sull’odio digitale e sui commenti dannosi per lo sport in modo tale da realizzare una piattaforma per la condivisione delle conoscenze, l’educazione e la prevenzione;
- una collaborazione con Arwen.ai per utilizzare il loro software di intelligenza artificiale per individuare e sradicare i contenuti abusivi sui canali della Federazione.

Ben Sulayem ha annunciato, inoltre, l’avvio di una campagna in collaborazione con Formula 1 denominata “Drive It Out” che, sfruttando la potenza e la portata dell’intera Federazione (con 244 organizzazioni automobilistiche e sportive in 146 paesi nei 5 continenti) possa portare alla cancellazione di questi abusi on line.

Come sostiene nella conclusione della sua lettera aperta il Presidente Fia Ben Sullayem, “nello sport le passioni sono forti, ma le molestie online, gli abusi e l'incitamento all'odio non devono essere tollerati. Tutti nel nostro sport, dai media, dalle squadre, dai piloti e dai tifosi, hanno un ruolo da svolgere. Non possiamo ignorare questo problema. Invito l'intero ecosistema del motorsport a prendere posizione. Dobbiamo denunciarlo. Deve finire”.

Un appello, quello del Presidente FIA Ben Sulayem, che auspichiamo possa essere accolto da tutti i protagonisti, e che possa trovare una sua realizzazione, mettendo fine a una serie di comportamenti che nulla hanno a che fare o che spartire con quel tifo sano che ha sempre contraddistinto nel corso degli anni in passato il mondo della Formula 1.

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