Formula 1, presentazione Gp Usa

Un fine settimana da protagonista. Dentro e fuori la pista. Se dopo aver conquistato per il secondo anno consecutivo il titolo piloti con Max Verstappen la Red Bull si presenta ad Austin con l’intento di conquistare anche il titolo costruttori (che manca alla scuderia di Milton Keynes dal 2013), forte dei 166 punti di vantaggio nei confronti della Ferrari, ma anche del fatto che basterà non perdere più di 19 punti dalla scuderia di Maranello per festeggiare automaticamente il titolo in Texas (mettendo così fine all’egemonia Mercedes, con il team tedesco vincitore del titolo costruttori dal 2014 al 2021), nelle ultime ore la scuderia austriaca è tornata nuovamente protagonista per via della questione legata al budget cap.
Dopo aver denunciato la presenza di una violazione procedurale associata a una infrazione di spesa minore (violazione del budget cap fino al 5%), la Federazione ha infatti presentato un’offerta di patteggiamento (segreta) a Red Bull, nonostante le proteste delle altre squadre e la dura lettera del Ceo McLaren Zak Brown indirizzata nei giorni scorsi al Presidente FIA Mohammed Ben Sulayem, in cui nel ritenere ingiustificabile lo sforamento del budget cap da parte di un team (Red Bull n.d.r), veniva sottolineato che una sanzione pecuniaria da sola non fosse adeguata, richiedendo sostanzialmente ai danni del team austriaco anche una riduzione del budget cap per l’anno successivo alla sentenza (nel caso specifico nel 2023, con la sanzione pari al quantitativo sforato più una multa), a cui aggiungere una riduzione delle ore al CFD e in galleria del vento pari al 20-25%, e che in futuro nel caso di seconda ulteriore infrazione di spesa minore la squadra possa passare automaticamente a una infrazione di spesa maggiore.

Ora, con l’offerta di patteggiamento inviata a Red Bull, di fatto cambia tutto lo scenario: bisognerà capire per prima cosa se la scuderia austriaca accetterà o meno la proposta della Federazione rischiando in caso di ricorso e di sconfitta in appello di subire pene molto più severe (il fatto, però, che nel pomeriggio odierno sia stata fissata all’ultimo minuto una conferenza stampa Red Bull con Chris Horner relativa proprio al budget cap sembrerebbe far cadere l’ipotesi di andare in appello), ma sopratutto cosa decideranno di fare le altre squadre: comunque vada la penalità che la Federazione deciderà di infliggere a Red Bull creerà giocoforza un precedente, e una eventuale sentenza piuttosto morbida potrebbe rischiare di incentivare altri team nel futuro immediato a non rispettare più il budget cap. Ecco, quindi, perché con la decisione della Federazione sulla penalità da infliggere a Red Bull sulla questione budget cap è in ballo non solo la credibilità della FIA stessa, ma anche dell’intera Formula 1.

Tornando alle vicende della pista, se in casa Red Bull Max Verstappen è fortemente intenzionato a vincere anche ad Austin per provare ad eguagliare il record di 13 vittorie stagionali (conseguito da Michael Schumacher al volante della Ferrari nel 2004 e da Sebastian Vettel al volante della Red Bull nel 2013) e Sergio Perez vuole provare a blindare il secondo posto in Classifica Piloti, in casa Ferrari si comincia a guardare al 2023: per questo motivo Charles Leclerc (che verrà sostituito, come vedremo, in FP1 da Robert Shwartzman) monterà una nuova power unit (la sesta stagionale) che vedrà l’utilizzo di nuove soluzioni (su autorizzazione della Federazione) che dovrebbero garantire una maggiore affidabilità della power unit, e al contempo la possibilità di poter usare delle mappature più spinte, potendo così finalmente contare sulla piena potenza del motore Superfast Ferrari, progettato da Wolf Zimmermann.

Con Leclerc impegnato in una gara di rimonta (possibile, visto anche il precedente del 2015 che vide la Rossa di Sebastian Vettel partire dal tredicesimo posto per via della penalità di dieci posizioni per la sostituzione della power unit e risalire fino al terzo gradino del podio) le speranze di una gara al vertice in casa Ferrari sono tutte rivolte a Carlos Sainz Jr (sopra raffigurato), desideroso di mettersi alle spalle il passo falso del Giappone. Magari già con una bella pole position.

Se la lotta per il vertice sembra essere al momento tra Red Bull e Ferrari, ad Austin grande attenzione sarà rivolta alla Mercedes, che vedrà sulla W13 il debutto dell’ultimo pacchetto di aggiornamenti (che prevede tra le altre cose una nuova ala anteriore con ben cinque deviatori di flusso che hanno la funzione di incrementare l’effetto outwash, e un diverso attacco dei flap sull’endplate).
In passato il team tedesco ha sempre fatto molto bene sul circuito americano conquistando dal 2014 al 2019 cinque edizioni su sei del Gp d’America (Hamilton dal 2014 al 2017 e Bottas nel 2019), e in particolare Lewis Hamilton si è sempre tolto numerosi soddisfazioni sul Circuit Of The Americas vincendo cinque delle nove gare disputate sul circuito texano (2012 con McLaren, e come detto 2014, 2015, 2016 e 2017 con Mercedes), salendo sul podio ben otto volte su nove, e conquistandovi in ben due occasioni (con la vittoria nel 2015, e con il secondo posto nel 2019) il titolo mondiale. Ecco, quindi, perché Austin per Hamilton può rappresentare forse l’occasione più ghiotta per mettere fine al tabù di vittorie che vede il campione inglese mancare la vittoria dal Gp d’Arabia Saudita dello scorso anno.

Per quanto riguarda, infine, le condizioni meteo, a differenza delle ultime due gare a Singapore e in Giappone dovrebbe essere il sole il grande protagonista del fine settimana di Austin, con cielo sereno sostanzialmente tutti i giorni, e con temperature nell’ordine dei 28-30° nelle ore più calde della giornata. L’unico elemento di disturbo sarà rappresentato dal vento, nell’ordine dei 30-40 Km/h nell’orario in cui si svolgerà la gara domenicale.