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Suzuka e il secondo anno consecutivo senza Formula 1© Getty Images

Suzuka e il secondo anno consecutivo senza Formula 1

Alla luce dell’innalzamento del numero dei contagi legati al Covid, anche quest’anno la Formula 1 deve rinunciare al Gp del Giappone.

20.08.2021 ( Aggiornata il 20.08.2021 15:28 )

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Cronaca di una cancellazione annunciata. Per il secondo anno consecutivo la Formula 1 deve rinunciare alla consueta tappa in Giappone sul circuito di Suzuka, pista tecnica tra le più amate dai piloti che tante emozioni ha saputo regalare ai fan del Circus. Ancora una volta, purtroppo, il Covid ci ha messo lo zampino: l’aumento dei contagi registrato nelle ultime settimane che aveva fatto ipotizzare anche un possibile annullamento delle Olimpiadi (poi alla fine svoltesi regolarmente) ha portato gli organizzatori e le autorità giapponesi (in contatto costante con Liberty Media) ad alzare bandiera bianca. Delusione profonda anche da parte di Honda, con il motorista nipponico che sperava di poter salutare sulla propria pista (il circuito di Suzuka, non dimentichiamocelo, si trova all’interno di un parco giochi costruito dalla Honda e per anni ha ospitato i test delle macchine destinate al mercato, prima di diventare dal 1987 al 2006, e dal 2009 al 2019 sede della gara) i propri fan con una gara di orgoglio e di attacco nei confronti della Mercedes di Lewis Hamilton, e che di fatto non potrà farlo.

Da capire poi come potrà cambiare il calendario del Circus da qui a fine stagione, con il numero di gare scese da 23 a 21 alla luce dell’annullamento (ufficializzato nelle scorse settimane) anche del Gp d’Australia (previsto per il 21 Novembre) e con le gare americane (Usa, Messico e Brasile) a serio rischio di svolgimento per via dell’aumento dei contagi Covid legato alla variante Delta, nonostante proprio la scorsa settimana sia stato ufficializzato che a Interlagos si correrà la terza e ultima Sprint Qualifying stagionale. Se il calendario da qui al 3 Ottobre sembra abbastanza solido con il Gp del Belgio (29 Agosto), a cui seguiranno Olanda (5 Settembre), Italia (12 settembre), Russia (26 settembre) e Turchia (3 Ottobre), resta da capire come potrà cambiare il calendario tra il 10 Ottobre e il 21 Novembre nel caso anche le gare americane dovessero venir annullate, dando per sicure le ultime due gare stagionali in programma in Arabia Saudita (5 Dicembre) e Abu Dhabi (12 Dicembre). Si parla di un possibile recuperò del Nürburgring e del Mugello come avvenuto lo scorso anno, così come di un possibile debutto in Qatar sul circuito del Losail (ben noto agli appassionati del Motomondiale) e di un ritorno in Bahrain per la seconda gara stagionale (con la riproposizione del Gp del Sakhir sul circuito più corto come già fatto lo scorso anno) ma si tratta di ipotesi che aspettano ovviamente di essere confermate o meno. Si era parlato anche della possibilità di una doppia gara negli Usa ad Austin nel caso di annullamento di Messico e Brasile, ma la ripresa dei contagi nella Contea di Travis dove sorge il circuito rende questa ipotesi quasi inattuabile.
Una cosa, comunque, è certa: nelle prossime settimane ne sapremo sicuramente di più, con un calendario che giocoforza dovrà venir riscritto ulteriormente, anche perché c’è un altro elemento che l’annullamento del Gp del Giappone porta giocoforza con se: la quasi probabile impossibilità di poter scendere in pista il 17 Ottobre.

Se infatti il Giappone non rientrava nella lista nera di quei paesi che obbligavano i team britannici di rientro da essi a dover tassativamente effettuare una quarantena di dieci giorni, la Turchia invece vi rientra, motivo per il quale i team britannici, rientrati da Istanbul dovrebbero restar fermi tassativamente almeno fino al 13 Ottobre. Non è escluso che alla fine Liberty Media (con Stefano Domenicali al timone) non riesca a trovare un accordo con il premier britannico Boris Johnson per consentire alle squadre inglesi di venir esentate dalla quarantena, ma al momento l’ipotesi che la Formula 1 in caso di mancata gara il 10 Ottobre non possa tornare in pista prima del 24 Ottobre per via della presenza della Turchia (come sopra scritto) nella lista nera dei paesi con maggior contagi da Covid messa a punto dal Regno Unito con conseguente quarantena a carico dello staff delle squadre inglesi è una possibilità da non sottovalutare.

La Formula 1 e i titoli mondiali conseguiti a Suzuka

In attesa che la Formula 1 magari già dal prossimo anno possa tornare a correre nella terra del Sol Levante, non possiamo non ricordare tutte quelle volte in cui in Giappone (e in particolare a Suzuka) sia stato assegnato il titolo iridato, per via della collocazione della gara, posta più volte in passato sul finire del campionato. Se nel 1976 la lotta per il titolo iridato tra James Hunt (McLaren-Ford) e Niki Lauda (Ferrari) ha visto il suo atto finale al Fuji con la conquista del titolo da parte del pilota inglese (la gara venne invece vinta dalla Lotus-Ford di Mario Andretti) gli altri precedenti che hanno visto l'assegnazione del titolo mondiale in Giappone si sono svolti a Suzuka. A cominciare dal 1987 quando a conquistare il Titolo Piloti è Nelson Piquet (Williams-Honda) con due gare di anticipo in seguito ai postumi del violento incidente occorso nelle libere al compagno di squadra Nigel Mansell (contusioni alla spina dorsale). Nel 1989 è il francese Alain Prost (McLaren-Honda) a conquistare il titolo nonostante il contatto all'altezza della Triangle Chicane con il suo compagno di squadra Ayrton Senna, che a sua volta conquisterà il titolo iridato in Giappone nel 1990 (dopo aver speronato la Ferrari di Prost alla prima curva, mettendo così fuorigioco entrambe le monoposto) e nel 1991 (arrivando secondo dietro al compagno di squadra Berger approfittando dell'errore commesso da Mansell). Il titolo è stato poi assegnato a Suzuka nel 1996 a Damon Hill (Williams-Renault) approfittando di un problema alla ruota posteriore destra che porta il compagno di squadra, Jacques Villeneuve, a ritirarsi, nel 1998 e nel 1999 a Mika Hakkinen che nell'ultima gara di campionato batte i ferraristi Michael Schumacher ed Eddie Irvine, nel 2000 e nel 2003 a Michael Schumacher (Ferrari), e infine nel 2011 a Sebastian Vettel (Red Bull-Renault), il quale nonostante la vittoria della gara ad opera della McLaren-Mercedes di Jenson Button può festeggiare il suo secondo titolo piloti in carriera, bissando così quello vinto un anno prima ad Abu Dhabi.

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