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McLaren, Williams e la crisi economica in Formula 1© Getty Images

McLaren, Williams e la crisi economica in Formula 1

Il mondo della Formula 1 è costretto a fare i conti con una grave crisi economica generata dalla pandemia di Coronavirus, che ha costretto la McLaren a licenziare 1200 dipendenti (70 all'interno della squadra F1) e la Williams a mettere in vendita una cospicua parte (se non la totalità) delle proprie azioni societarie.

29.05.2020 ( Aggiornata il 29.05.2020 22:09 )

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Due squadre capaci di scrivere tra la fine degli anni 80 e nel corso degli anni 90 la storia della Formula 1, entrambe alle prese con un momento a dir poco delicato. McLaren e Williams sono allo stato attuale le squadre che stanno pagando più duramente il conto della crisi economica generato dalla pandemia di Coronavirus. Se lo scorso anno in pista i due team hanno vissuto una stagione dal sapore profondamente diverso (di ripresa per la McLaren grazie a una monoposto estremamente valida come la MCL34 e al prezioso contributo del nuovo Team Principal Andreas Seidl e dei piloti ufficiali Carlos Sainz Jr e Lando Norris, di delusione per la Williams con una monoposto, la FW42, scarsamente competitiva), da un punto di vista esclusivamente finanziario in queste settimane hanno accusato non poche difficoltà, con la scuderia di Woking penalizzata pesantemente dal lockdown e dall'impossibilità di poter vendere i propri prodotti, e con la scuderia di Grove che ha visto acuirsi la sua già complicata situazione economica, che non pochi problemi aveva già determinato lo scorso anno (con il timore che aleggiava all'interno della squadra ogni volta che si verificava una rottura di un qualsiasi elemento meccanico, per via dei limitati pezzi di ricambio).

Analizzando nel dettaglio la situazione della McLaren, se già ad aprile la squadra aveva messo in congedo forzato fino a giugno una buona parte dei dipendenti, con i rimanenti al lavoro con orario e stipendio ridotto (con Sainz, Norris e il CEO Zak Brown che si erano ridotti lo stipendio), la notizia uscita pochi giorni fa dell'ipoteca delle F1 storiche oltre al quartier generale di Woking per ottenere un prestito di 275 milioni di sterline (dopo che la richiesta di un prestito di 150 milioni di sterline era stata bocciata dal governo britannico) aveva cominciato a preoccupare non poco gli appassionati in merito alla salute economica del team inglese, uno dei più decisi a chiedere un forte abbassamento del budget cap per il 2021, proponendo di passare dai 175 milioni di dollari inizialmente previsti a soli 100 milioni (obiettivo peraltro non riuscito, in quanto alla fine è stato stabilito dalla Federazione per il prossimo anno un budget cap di 145 milioni di dollari).
La successiva decisione del gruppo McLaren (ufficializzata in questi giorni) di licenziare 1200 dipendenti (di cui 70 nella squadra F1) ha permesso così di scoprire cosa si nascondesse dietro questa posizione così ferrea per quanto riguarda il già citato budget cap, e di conseguenza gli effetti negativi generati dalla crisi, giustificati dal calo di utili accusato nel primo trimestre 2020 (circa 175 milioni di sterline) rispetto allo stesso periodo del 2019 e che aveva spinto il team di Woking a chiedere il già citato prestito di 275 milioni di sterline.
Dati migliori per quanto riguarda la squadra sportiva, la McLaren Racing: se la stessa rispetto a un anno fa accusa un deficit pari a 4.4 milioni di sterline per via della mancata partenza del Mondiale di F1, lo stesso deficit è stato in buona parte ripianato da un aumento delle sponsorizzazioni, che ha portato a una crescita di 4.1 milioni di sterline

Per una McLaren che, seppur in difficoltà, auspica quanto prima (grazie anche al ritorno nel 2021 del binomio motoristico con Mercedes) di poter tornare protagonista potendo contare su un giovane di talento come Lando Norris e su un pilota di grande valore quale Daniel Ricciardo (dal prossimo anno al posto di Sainz, atteso in Ferrari al fianco di Leclerc), c'è una Williams pronta a una profonda svolta societaria a 43 anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1977. Alla luce dei deludenti risultati ottenuti in pista nel corso delle ultime stagioni che hanno portato a una crisi anche economica da parte della squadra (acuita in maniera più significativa dalla pandemia) e che hanno visto a sorpresa in queste ore l'addio con effetto immediato del main sponsor RoKit, la scuderia di Grove nell'ambito della revisione strategica atta a garantire la sopravvivenza del team, ha valutato che tra le varie opzioni prese in considerazione la vendita parziale o totale delle quote azionarie rappresenta senza ombra di dubbio la soluzione migliore. Da qui la decisione di avviare un processo di vendita formale, al fine di agevolare le discussioni con eventuali parti interessate, con il marchio Williams, che in caso di effettiva vendita potrebbe sparire definitivamente dal mondo della F1, una volta ceduto il team, mettendo così fine a un'epoca che ha visto la squadra guidata da Frank Williams prima e dalla figlia Claire negli ultimi anni conquistare sette titoli piloti e nove titoli costruttori prima dell'attuale, triste declino.

Se è vero che McLaren e Williams sono le squadre che al momento sembrano soffrire maggiormente la crisi economica generata dalla pandemia, ci sono al contempo altre realtà più o meno in difficoltà. Vedi ad esempio la Haas, che alla luce delle difficoltà tecniche accusate nel corso dell'ultima stagione, non sa ancora se proseguire o meno il prossimo anno. In tal senso, secondo quanto riportato nelle scorse settimane dal magazine Race Fans, il patron Gene Haas sarebbe stato molto chiaro con la squadra: fino al termine della stagione l'impegno economico non è assolutamente in discussione, ma l'avventura in F1 della Haas proseguirà solamente nel caso in cui la sua squadra avrà una possibilità di vincere. Inevitabile, quindi, il miglioramento che i tecnici del team di Banbury dovranno apportare alla VF-20, per evitare di emulare il nono posto nella Classifica Costruttori dello scorso anno, dopo esser stata vicina nel 2018 al quarto posto, perso poi a beneficio della Renault.
Significative, peraltro, in tal senso, le parole del Team Principal Gunther Steiner, che a chi aveva accostato per il prossimo anno Sebastian Vettel alla Haas, aveva risposto dicendo che in Haas non potevano permettersi di fare un'offerta al campione tedesco in procinto di lasciare la Ferrari a fine anno.

Un'altra squadra apparsa in difficoltà economica in questo periodo è stata la Racing Point (cassa integrazione per una parte dei dipendenti fino a fine maggio, con stipendio interamente pagato), ma l'introduzione a partire dal prossimo anno del budget cap potrebbe essere un vantaggio per la squadra guidata da Lawrence Stroll, essendo già abituata in questi anni a lavorare con il budget più basso all'interno del Circus, e con il numero più basso di uomini ai box.

Chi invece aveva manifestato delle serie difficoltà negli ultimi giorni era stata la Renault, con numerose indiscrezioni che vedevano a serio rischio il futuro della Regie in Formula 1. A dissipare ogni eventuale dubbio è stato il Direttore generale ad interim, Clotilde Delbos, che nel presentare il piano di risparmio della casa della Losanga che vedrà purtroppo circa 15.000 licenziamenti, ha tenuto a precisare in queste ore che l'impegno in Formula 1 continuerà anche nei prossimi anni. A maggior ragione visto l'introduzione del budget cap, che consentirà al costruttore francese di poter investire meno soldi per partecipare alla massima competizione motoristica.

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