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Ecclestone e una Ferrari troppo italiana© Getty Images

Ecclestone e una Ferrari troppo italiana

In una intervista rilasciata di recente al Daily Mail l'ex patron della F1 sconsiglia caldamente ad Hamilton di approdare in Ferrari, essendo un team troppo italiano.

16.03.2020 ( Aggiornata il 16.03.2020 18:00 )

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Una squadra dalla mentalità troppo italiana. Dal 2016 ad oggi non cambia il mantra dell'ex patron della Formula 1, Bernie Ecclestone nel definire la Ferrari e nel motivare il digiuno di vittorie nel Mondiale Piloti che dura dal 2007, anno dell'affermazione di Kimi Raikkonen, non esitando a sparare a zero sulla scuderia di Maranello.
Un concetto, questo, espresso recentemente anche in un'intervista rilasciata al Daily Mail, in cui Ecclestone consiglia caldamente al sei volte campione del mondo Lewis Hamilton di rimanere in Mercedes rifiutando così ogni eventuale proposta in arrivo da Maranello.

“Se io fossi Lewis, resterei alla Mercedes. Lì è a suo agio, è responsabile. Ha l'uomo che gestisce la scuderia che lo sostiene (il Team Principal Toto Wolff). Non avrebbe funzionato in Ferrari per lui. Sono italiani. Tanto per cominciare, avrebbe dovuto davvero imparare la lingua per capire cosa stavano dicendo alle sue spalle.
Il problema con tutti gli Italiani, è che non vogliono combattere, non vogliono litigare con nessuno. Invece di dire a qualcuno che non sta facendo un buon lavoro dicendo “Risolvi tu la questione o la risolverò io, ma io voglio i risultati”, dicono “Andiamo a cena, così ne possiamo parlare. Siamo amici”.

Nel corso dell'intervista rilasciata a Jonathan McEvoy, non mancano ulteriori attacchi al management della scuderia, e in particolare al Team Principal Mattia Binotto, con MrE che vedrebbe bene al suo posto l'amico Flavio Briatore.

“Binotto non è un leader, è un ingegnere. Loro hanno bisogno di qualcuno lì dentro che possa far capire alle persone che quando dici qualche cosa, questa avviene. Senza forse. Senza discussioni.
Avrei visto bene Flavio Briatore a guidare la Ferrari. Flavio avrebbe fatto ciò che ha sempre fatto con Benetton e Renault: avrebbe rubato le persone migliori da altri team. Il problema è che alla fine Flavio avrebbe lasciato pensare alle persone che la Ferrari gli appartenesse”.

Come abbiamo detto all'inizio, non è la prima volta che Bernie Ecclestone attacca la Ferrari e il suo essere italiana: lo aveva già fatto ad esempio nel Novembre 2016, quando in un'intervista rilasciata al sito ufficiale della Formula 1 aveva sostenuto che la mancanza di successi della Rossa dopo il periodo di trionfi di Michael Schumacher con Jean Todt nel ruolo di Team Principal e Ross Brawn come Direttore Tecnico era legata all'eccessiva italianizzazione del team di Maranello.

“Quando convinsi Jean Todt a prendere il suo posto a Maranello – in quello che era un rischio per lui- la Ferrari era una squadra tutta italiana, ed erano preoccupati nel prendere uno straniero. A quel punto dissi loro: quando vincerete il campionato troverete che nella famiglia di Jean ci sono antenati dalla Sicilia.
Ora la Ferrari è tornata ad essere un team tutto italiano. Ed è gestita come una squadra italiana. Per cui, non invidio il lavoro di Maurizio (Arrivabene n.d.r), non vorrei farlo io.”

Concetto, questo, ripreso poi nel Gennaio 2017 in un'intervista rilasciata al magazine tedesco Sport Bild, in cui lo stesso Ecclestone imputa la mancanza di successi della Ferrari nella stagione 2016 alla eccessiva italianità della squadra, sostenendo che la squadra è tornata indietro al periodo antecedente l'arrivo di Todt e di Schumacher, e che in Ferrari lavorano troppi tecnici italiani. Inoltre, nel corso dell'intervista, sempre Ecclestone afferma anche di non avere nulla contro l'Italia, ma al contempo sostiene che nel DNA degli italiani non è presente la capacità di saper gestire un team (di Formula 1) in modo tale da portarlo al successo.

Lo stesso concetto viene ulteriormente ribadito anche nel 2018, quando, alla vigilia del Gp del Giappone, Ecclestone in un'intervista rilasciata all'americana ESPN non esita a rispolverare il suo celebre mantra, sostenendo che la Ferrari era troppo italiana, che la squadra era tornata ai vecchi tempi, che in passato spinse Todt ad approdare in Ferrari in modo da rendere la squadra meno italiana con Schumacher a capo della stessa. Un assetto che a suo dire oggi manca alla scuderia di Maranello, la quale, sempre a detta di Ecclestone, ha un modo di procedere diverso rispetto alla Mercedes: se il team campione del mondo è una squadra pura, che pensa solo a correre non avendo nulla a che fare con il costruttore, in Ferrari ci si preoccupa della propria produzione di automobili, orientandola più o meno alle loro prestazioni in F1.

Dichiarazioni forti, quelle di Ecclestone, in merito alle quali aspettiamo una pronta risposta possibilmente in pista da parte degli uomini del Cavallino, dimostrando così che l'italianità di una squadra non è un difetto, ma un pregio capace di generare anche delle bellissime vittorie. Quelle che tutti i tifosi della Ferrari sognano ed auspicano di vero cuore.

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