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F1 2019, bilancio di fine anno©  getty

F1 2019, bilancio di fine anno

A poche ore dalla fine del 2019, tracciamo un bilancio della stagione conclusa ad inizio mese ad Abu Dhabi e al contempo cominciamo ad introdurre alcuni temi che vedremo quasi sicuramente nella F1 2020.

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Una stagione dai due volti. Se fin dalle prime gare si è subito capito che il Mondiale 2019 di Formula 1 sarebbe stato vinto con una certa facilità dalla Mercedes, dall'altra sopratutto a partire dal Gp d'Austria la massima serie automobilistica è stata in grado di regalarci in buona parte dei casi delle gare altamente spettacolari e coinvolgenti come non si vedeva più da tempo, grazie alla decisione della Federazione (su richiesta delle squadre) di lasciar i piloti più liberi di correre (e di difendersi) dopo le polemiche suscitate dalla assegnazione della vittoria a tavolino del Gp del Canada alla Mercedes di Lewis Hamilton ai danni della Ferrari di Sebastian Vettel, il quale pur tagliando avendo tagliato il traguardo davanti all'inglese era stato protagonista di una difesa ritenuta eccessivamente strenua a detta dei commissari.
A poche ore dalla fine del 2019 (porgendo al contempo i migliori auguri di Buon 2020 ai nostri lettori), qual miglior occasione per tracciare a freddo un bilancio della stagione conclusasi quasi un mese fa ad Abu Dhabi, e al contempo cominciare a piccoli passi ad entrare in una nuova stagione che si propone di essere altrettanto emozionante come quella 2020?

Come abbiamo detto all'inizio, il Mondiale 2019 alla fine è stato conquistato con una certa facilità dalla Mercedes, capace di vincere con un certo merito, ma anche con un pizzico di fortuna (Bahrain a causa dei problemi occorsi alla Ferrari di Leclerc, Canada per la penalizzazione occorsa a Vettel) le prime otto gare della stagione. Bisogna però dare al contempo atto al team campione del mondo di aver fatto un grandissimo lavoro nello sviluppo della sua W10. Non tanto nel corso del campionato, dove la Mercedes ha saputo gestire il vantaggio acquisito ad inizio stagione, tornando poi a partire da Ottobre a vincere diversi Gp dopo una fase (quella a cavallo tra fine Agosto e tutto il mese di Settembre) decisamente a favore della Ferrari, quanto nei test precampionato.
Le prime uscite della W10 non erano state per niente spettacolari. Anzi, la monoposto durante la prima sessione di test pre-campionato a Barcellona mostrava un retrotreno piuttosto instabile, e sopratutto soffriva non poco di trazione. Decisivo in quel frangente è stato il contributo di Hamilton e di Bottas, che è riuscito a far capire ai tecnici del team di Stoccarda in quale direzione spingere lo sviluppo della monoposto, al punto che già nella seconda sessione di test pre-campionato grazie a una versione B della monoposto (divenuta poi quella che ha disputato il Mondiale), i risultati sono decisamente migliorati, grazie a una W10 capace non solo di raggiungere più facilmente la corretta finestra di esercizio nell'uso dei pneumatici, ma al contempo di saper gestire meglio le gomme rispetto alla concorrenza grazie al maggior carico aerodinamico prodotto. Poco importa se in rettilineo la W10 fosse meno prestazionale rispetto alla Ferrari, ma in curva e in trazione la Mercedes si è rivelata assolutamente irresistibile, consentendo a Lewis Hamilton e a Valtteri Bottas non solo di poter trasformare la lotta al titolo iridato in una battaglia in famiglia (vinta poi dall'inglese con due gare di anticipo), ma al contempo di conquistare il sesto Titolo Costruttori consecutivo, consentendo così al team tedesco di eguagliare il record stabilito tra il 1999 e il 2004 dalla Ferrari del trio Schumacher-Todt-Brawn. Il tutto in una stagione che ha visto purtroppo la Mercedes e l'intero mondo della Formula 1 perdere un importante punto di riferimento come il tre volte campione del mondo austriaco Niki Lauda, al quale Lewis Hamilton era particolarmente legato.

Proprio il sei volte campione del mondo inglese si è confermato una volta di più grazie al suo stile di guida un vero e proprio uomo squadra, un autentico punto di riferimento per il team guidato da Toto Wolff, a cui però quest'anno si è affiancato piuttosto bene anche Valtteri Bottas.

Se escludiamo alcune gare in occasione della ripartenza del Mondiale dopo la pausa estiva, il finlandese ha dimostrato di aver superato l'opaca annata 2018 risultando fin dall'inizio molto competitivo, come dimostra la prima pole dell'anno e conseguente vittoria in Australia, ma anche le vittorie di Baku, Suzuka ed Austin.
Una Mercedes che,vista anche la superiorità dimostrata nell'ultima gara ad Abu Dhabi, può sicuramente ambire per il 2020 a un ruolo da protagonista con entrambi i piloti, ma al contempo non dovrà sottovalutare i propri avversari, con Ferrari e Red Bull destinate a presentarsi con il coltello tra i denti.

Una stagione, quella 2020, che sarà un'importante crocevia per il futuro della Ferrari, chiamata a fare il passo decisivo per la lotta al titolo mondiale da una parte, e al contempo destinata a prendere una decisione definitiva entro il Gp di Spagna su quale linea seguire sul compagno di squadra da affiancare a Leclerc (fresco di rinnovo contrattuale fino al 2024) con Vettel in scadenza di contratto a fine 2020, con la suggestione Hamilton, anch'egli in scadenza con Mercedes a fine 2020, e con le ipotesi Ricciardo-Sainz-Giovinazzi da non sottovalutare.
Tornando però alla stagione corrente, il 2019 della Rossa ha mostrato da un punto di vista tecnico purtroppo un passo indietro rispetto a un anno fa: se nel 2018 Vettel era rimasto matematicamente in lizza per il titolo fino a due gare dal termine, vincendo le prime due gare della stagione e tutto sommato disputando fino al Gp di Gran Bretagna un'ottima parte di stagione, quest'anno, purtroppo, non è stato così. Se i test pre-campionato avevano illuso in merito alla competitività della SF-90 mostrando una monoposto piuttosto efficace, la realtà dei fatti già a partire dalle libere di Melbourne ha mostrato purtroppo un altro scenario, con una monoposto efficace in rettilineo, ma in sofferenza in curva e nei tratti guidati per via della difficoltà non solo a generare carico aerodinamico, ma anche a raggiungere la corretta finestra di esercizio delle gomme. Difficoltà inizialmente risolte grazie al pacchetto aerodinamico introdotto a Singapore (dove le Rosse hanno centrato una preziosissima doppietta con Vettel davanti a Leclerc), ma che sul finire della stagione sopratutto ad Abu Dhabi sono tornate a farsi vedere in maniera più significativa con una perdita sul giro secco nei confronti della Mercedes quantificabile in circa 8 decimi a giro. Su questo giocoforza dovrà lavorare la Ferrari in ottica 2020, con una monoposto che, secondo quanto dichiarato dal Team Principal Mattia Binotto nella consueta cena di Natale con i giornalisti, dovrà essere in grado di generare più carico aerodinamico a scapito della velocità in rettilineo, su cui la Ferrari ha dimostrato di essere la migliore del lotto, e che ha determinato le vittorie di Leclerc in Belgio e a Monza.

Proprio la questione piloti sarà uno dei temi che dovrà essere ben affrontato in Ferrari nel 2020: se in Australia si era partiti con Vettel prima guida e con Leclerc giovane gregario in fase di apprendimento, nella prossima stagione i due partiranno praticamente alla pari, con il monegasco, (autore di un ottimo 2019 che gli ha consentito in più di un'occasione di farsi preferire rispetto al più esperto pilota tedesco) che grazie al recente rinnovo contrattuale sa già che sarà lui l'uomo su cui la Ferrari punterà in ottica futura, e con Vettel (autore di una prima parte di campionato un po' sotto tono, ma al contempo a partire dal Gp di Singapore di un finale di stagione assolutamente convincente) chiamato a giocarsi il rinnovo contrattuale. Importante sarà gestire bene i due piloti, al fine di evitare incidenti come quello occorso in Brasile, con Vettel e Leclerc costretti entrambi al ritiro.

Chi non ha questi problemi è sicuramente la Red Bull, che gioca con una sola punta (Verstappen) e che al contempo vuole tornare a vincere il titolo mondiale dopo il quadriennio d'oro targato Vettel (2010-2013). Sopratutto nella seconda parte di campionato, come ormai avviene da diversi anni, la monoposto austriaca si è rivelata essere assolutamente efficace, se non ai livelli della Mercedes. Ora resta solo da migliorare la prima parte di campionato, potendo contare su un motore Honda, apparso in decisa crescita rispetto alle annate precedenti e capace non solo di raggiungere una buona affidabilità, ma anche di recuperare un po' di potenza nei confronti delle power unit Mercedes e Ferrari. Al fianco di Verstappen il riconfermato Albon, autore di una stagione da incorniciare, iniziata in Toro Rosso e proseguita poi in Red Bull al rientro dalla pausa estiva, in cui il pilota anglo-thailandese ha dimostrato di possedere un buon potenziale. Resta ora da capire quale potrà essere il suo contributo partendo da inizio stagione.

Soffermandoci sulle altre scuderie, tra le rivelazioni della stagione 2019 un posto lo merita sicuramente la McLaren, che, al primo anno senza Fernando Alonso, disputa una stagione molto valida con Carlos Sainz Jr e con il rookie Lando Norris, classificandosi quarta in Classifica Costruttori, e guardando con molta fiducia al futuro, che la vedrà dal 2021 tornare alla motorizzazione Mercedes.
Se per il team di Woking il sigillo di questa buona annata è rappresentato dal terzo posto di Sainz in Brasile, una ulteriore soddisfazione è stata quella di essere il team motorizzato Renault ad avere acquisito il maggior numero di punti in Classifica Costruttori (145), 54 in più dello stesso team francese, autore in questo caso di una stagione piuttosto deludente, e da cui era lecito aspettarsi qualcosina di più dopo una tutto sommato positiva annata 2018. A Daniel Ricciardo e ad Esteban Ocon (che prenderà il posto di Nico Hulkenberg) il compito di rilanciare la Renault dopo un'annata così delicata.

Tra le delusioni di questa stagione non possiamo non citare per un motivo o per un altro la Racing Point, l'Alfa Romeo, la Haas e la Williams. Se la scuderia di Lawrence Stroll non è riuscita a mettere a punto una monoposto particolarmente efficace (a differenza degli anni scorsi, quando il team (denominato Force India) riusciva sotto la precedente gestione Mallya a portare in pista delle monoposto tecnicamente valide seppur con un budget minore) e la Williams purtroppo non sembra uscire da quelle difficoltà tecnico-economiche emerse nella stagione 2018, diverso è il discorso dei team motorizzati Ferrari, con Alfa Romeo ed Haas accomunate tutto sommato da un buon progetto iniziale, che però i successivi aggiornamenti nell'arco della stagione non hanno migliorato.
Non è un caso che entrambe le scuderie (come anche la Racing Point) abbiano pensato a un pilota di esperienza come Robert Kubica come test driver, come faro insomma verso cui indirizzare lo sviluppo, con il polacco che, come abbiamo già scritto nelle scorse ore, al momento sembra essere a un passo dall'Alfa.

Chi è stata senza ombra di dubbio un altra rivelazione nel corso della stagione (seppur in tono minore rispetto alla McLaren) è stata sicuramente la Toro Rosso, che, grazie al motore Honda, ma anche ai suoi piloti è stata in grado a distanza di undici anni dalla prima (e finora unica vittoria in Formula 1 a Monza con Sebastian Vettel) di tornare ben due volte sul podio, grazie al terzo posto in Germania di Daniil Kvyat e al secondo posto in Brasile di Pierre Gasly.
Se Kvyat nel corso della stagione ha mantenuto un rendimento piuttosto costante che gli è valso il rinnovo del contratto, e detto della promozione di Alexander Albon in Red Bull alla ripresa del Mondiale in Belgio, due parole le merita sicuramente Pierre Gasly, retrocesso nel team di Faenza dopo una prima parte di stagione deludente in Red Bull, dove era stato promosso a fine 2018 dopo i buoni risultati conseguiti in Toro Rosso. Tornato a Faenza, Gasly è tornato ad essere il pilota che avevamo visto lo scorso anno (quasi come se in Toro Rosso si sentisse veramente a casa) ottenendo delle prestazioni piuttosto valide e consentendo così al team di Franz Tost di ottenere dei punti preziosissimi per la Classifica Costruttori, assicurandosi di fatto il rinnovo per il 2020.

Abbiamo lasciato in fondo a questo bilancio di fine 2019 la Toro Rosso anche per un altro motivo, forse più nostalgico: con il nuovo anno lo junior team Red Bull con sede a Faenza cambierà denominazione in Alpha Tauri. Un pizzico di italiano che purtroppo sparisce in una F1 sempre più internazionale.

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