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Kaio Jorge: il paragone con Firmino, l'idolo Neymar e quel numero 21...© Juventus FC via Getty Images

Kaio Jorge: il paragone con Firmino, l'idolo Neymar e quel numero 21...

Tutto quello che c'è da spere sul nuovo attaccante a disposizione di Massimiliano Allegri che ha scelto il numero di maglia nel passato indossato da grandi campioni

Stefano Chioffi

14.10.2021 15:04

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Sono quattro gli autobus di linea che portano a Vila Belmiro, allo stadio Urbano Caldeira: il 156, il 903, il 931 e il 938. La casa del Santos si trova in una strada elegante e trafficata: Rua Principesa Isabel. Qui, dentro questo perimetro, c’è ogni passo della gioventù di Kaio Jorge, “o colecionador de maravilhas”, che ha smesso presto - a dieci anni - di sentirsi bambino, quando la mamma Atenas Karina decise di vendere gli anelli del matrimonio e qualche mobile per pagargli il viaggio nella città di Pelé e consentirgli di partecipare a un provino. Ha imparato subito a elaborare il valore di quel gesto d’amore, a vivere da solo, a gestire doveri e fragilità, a capire che il calcio può eleggerti e cancellarti. Scendeva alla solita fermata del tram, si presentava agli allenamenti con un marsupio e uno zaino, era la mascotte dei custodi del campo e delle segretarie della società. Lo avevano adottato tutti, dagli allenatori ai dirigenti. Una famiglia allargata, quella del Santos, dove è sbocciato il mito di Edson Arantes do Nascimento, il numero dieci più iconico del pianeta insieme con Maradona, e si sono fatti scoprire Pepe, Coutinho, Gilmar, Zito, Clodoaldo, Robinho e Neymar.

Il Santos ha lanciato giocatori del calibro di Rodrygo e Edmundo

Con il Flamengo e il San Paolo, il Santos è uno dei tre club brasiliani che hanno ceduto più giocatori in Europa dall’inizio del 2000: in totale sono 44. A Vila Belmiro è cominciato anche il percorso di Danilo, Felipe Anderson, Gabigol e Rodrygo, preso dal Real Madrid. Tante plusvalenze: da Edmundo, soprannominato “o animal”, dribbling da videogame e risse da saloon, ripescato in Serie A dal Napoli dopo l’esperienza nella Fiorentina, fino a Kaio Jorge, nuovo centravanti della Juve, diciannove anni, contratto fino al 2026, ingaggio da 990.000 euro più bonus, cercato in precedenza dalla Lazio, dal Napoli, dal Milan e dal Benfica. È costato quattro milioni, sarà la riserva di Morata: il Santos si è piegato, il presidente Andres Rueda e il direttore esecutivo André Mazzuco hanno dovuto accettare l’offerta di Agnelli per non perdere la punta a parametro zero il 31 dicembre.

Kaio Jorge è il 36esimo brasiliano a vestire la maglia della Juve

Si sente pronto per l’università di Allegri. È il trentaseiesimo brasiliano nella storia della Juve: il primo fu Pedro Sergianotte, arrivato nel 1931 dalla Palestra Italia (l’attuale Palmeiras) e chiamato “o ministrinho”, il piccolo ministro, perché era un’ala che sulla fascia dettava legge. Pochi, però, quelli che a Torino hanno concretamente inciso: Cinesinho, Altafini, il “puma” Emerson, Dani Alves, Danilo e Alex Sandro. I flop non sono mancati: Diego, Felipe Melo, Hernanes e Douglas Costa. Kaio Jorge è atterrato all’aeroporto di Caselle il 4 agosto e ha trascorso la quarantena al J Hotel. Ha scelto lo stesso numero di maglia - il 21 - di predecessori illustri: Zidane, Thuram, Pirlo e Dybala. In Brasile lo hanno paragonato a Roberto Firmino, uno degli assi del Liverpool di Klopp, e a Gabriel Jesus, gioiello del Manchester City di Guardiola. Il direttore generale del Santos, Andrade, ha detto invece che somiglia a Roberto Dinamite, 507 gol con il Vasco da Gama negli Anni Settanta e Ottanta. Kaio Jorge è un altro dei “meninos da Vila”, così sono definiti i talenti valorizzati dal “Peixe”. È nato a Olinda, in provincia di Recife, nello Stato del Pernambuco, il 24 gennaio del 2002. È cresciuto nel quartiere di Piedade, ha cominciato a giocare sul campo di futsal del Nautico, come tanti ragazzi della sua generazione, in attesa di farsi conoscere allo stadio Adelmar da Costa Carvalho, nella squadra baby dello Sport Recife.

Neymar è il grande idolo di Kaio Jorge

Tocco morbido, da trequartista, un metro e 82, velocità, sponde, protezione e gestione del pallone, 17 gol e 4 assist in 80 partite con il Santos, 6 perle in Coppa Libertadores, la Champions del Sudamerica, persa nel 2020 in finale contro il Palmeiras di Luiz Adriano. Il piede preferito è il destro. Si è trasferito nel convitto di Vila Belmiro nel 2012, qualche mese prima che l’idolo Neymar venisse presentato dal Barcellona. Kaio Jorge conosce ogni angolo del centro sportivo, ritagliato sull’Avenida Martins Fontes, nel bairro Saboó, e inaugurato nel 2006: due campi, 25.500 metri quadrati, foresteria, palestra, mensa, un polo medico e fisioterapico. Una struttura che ospita anche una scuola privata, legalmente riconosciuta: porta il nome di Luzia Neófiti ed è coordinata da Fernando Truyts Fernandes. Un supporto affettivo e pedagogico, dalle classi elementari alle superiori, che ha rappresentato una corteccia robusta per Kaio Jorge, costretto a vivere lontano dai genitori.

L’infanzia nel convitto di Vila Belmiro. Il forte legame con mamma Atenas e i consigli di Cuca, quel gol in 11”4...

Il papà, Jorge Ramos, è stato un attaccante di discreto spessore: ha giocato nel Vasco da Gama, nel Petrolina, nel Porto di Caruaru e in Portogallo nel Chaves. Nel 2010, sperando che qualche talent-scout potesse notare il figlio, aveva pubblicato su YouTube i video dei gol di Kaio con il Nautico e lo Sport Recife. La mamma, Atenas Karina, ha raccontato nelle interviste di aver sostenuto sacrifici enormi: «Non avevamo i soldi per organizzare un viaggio fino a Santos e accompagnarlo a Vila Belmiro per il provino. Ho venduto quei pochi gioielli che avevamo, ho messo all’asta qualche mobile per coprire le spese». Indio è stato il tecnico che consigliò ai dirigenti del Santos di tesserare Kaio Jorge, di offrirgli vitto e alloggio, di investire tempo e passione sul suo potenziale ricco e acerbo. Qualche giorno prima, il ragazzo di Olinda era stato scartato dal San Paolo, che lo aveva ritenuto fisicamente un po’ gracile. Lo stadio Urbano Caldeira è diventato così il panorama da ammirare dalla finestra della sua camera. È cresciuto vicino all’hotel Recanto, dove le persone facevano la fila per chiedere l’autografo a Neymar e il Santos va ancora in ritiro. Ha conosciuto il museo “Memorial das Conquistas”, punto di ritrovo per tifosi e turisti: 600 trofei, gagliardetti, scarpe da gioco, video, premi, le maglie storiche di Pelé e Neymar. Il biglietto per visitarlo costa 3,30 euro.

In Coppa Libertadores ha segnato dopo 11,4 secondi

Kaio Jorge ha un altro amore, oltre al pallone: sono i cavalli, ne ha comprati due, li ha chiamati Karyna Keys e Loira Steel. Ha poi la passione per i tatuaggi: sul braccio sinistro si è fatto disegnare una tigre, un leone con una corona e il ritratto di Gesù. A Vila Belmiro, dalla squadra Under 11 a quella Under 17, ha segnato 125 gol. A quindici anni, come era capitato a Neymar, ha incantato nella Copinha di San Paolo, prestigioso torneo giovanile: è entrato dalla panchina nella partita con l’Aliança-CE e ha fatto la differenza. L’Atletico Madrid provò a convincerlo a trasferirsi in Spagna: risposta negativa, senza indugi, per una questione di riconoscenza. Dai cronisti che seguono il Santos è stato ribattezzato “menino de ouro”, “ragazzo d’oro”, e anche “raio”, che significa “fulmine”, grazie alla rete che ha firmato in Coppa Libertadores dopo 11,4 secondi al Gremio, nella gara di ritorno dei quarti di finale: era il 16 dicembre del 2020, doppietta allo stadio Urbano Caldeira, una magia di destro e una di sinistro per eliminare la squadra allenata in quel periodo da Renato Portaluppi, che ora guida il Flamengo. Il gol più veloce di sempre per un brasiliano nella Champions del Sudamerica: sesto in assoluto, il primato appartiene al peruviano Felix Suarez dell’Alianza Lima, a segno dopo sei secondi. 

Con il Brasile ha vinto nel 2019 il Mondiale Under 17, il quarto nella vetrina della CBF: veniva inseguito dal 2003. La nazionale di Guilherme Dalla Dea, ex portiere ed ex insegnante di ginnastica, ha battuto il Messico per 2-1 in rimonta, con il timbro di Kaio Jorge e Lazaro. La finale si disputava a Brasilia, a 2.100 chilometri di distanza da Recife, ma in tribuna si presentarono lo stesso la mamma Atenas Karina, il papà Jorge Ramos e il nonno Silvio. È stato il vice-capocannoniere del torneo: cinque gol, come il francese Nathanaël Mbuku, centravanti del Reims. Meglio di loro solo l’olandese Sontje Hansen, classe 2002, ala sinistra dell’Ajax, a segno sei volte. Una vita di corsa, tra ambizioni e promesse da mantenere. Settimo giocatore più giovane ad aver esordito a livello professionistico con la maglia del Santos: sedici anni, otto mesi e sei giorni. Preceduto da Coutinho (14 anni, 11 mesi e 6 giorni), Angelo Borges (15 anni, 10 mesi e 4 giorni), Pelé (15 anni, 10 mesi e 15 giorni), Gabriel Barbosa (16 anni, 4 mesi e 17 giorni), Edu (16 anni, 6 mesi e 25 giorni) e Yuri Alberto (16 anni, 7 mesi e 29 giorni). A lanciarlo è stato il tecnico Jorge Sampaoli, ex selezionatore del Cile e dell’Argentina, ora all’Olympique Marsiglia. Era il 26 maggio del 2019: 0-0 contro l’Internacional di Porto Alegre, nel “Brasileirão”, diciannove minuti al posto di Jean Lucas.

 

Non ha vinto trofei nel Santos, che lo aveva blindato nel 2018 con una clausola da cinquanta milioni: il rimpianto è la Coppa Libertadores persa in finale lo scorso 30 gennaio, allo stadio Maracanà, a porte chiuse, contro il Palmeiras (1-0, gol di Breno ai supplementari, al 99’). Ha visto festeggiare un titolo Paulista, quello del 2016, ma all’epoca Kaio Jorge disputava solo qualche partitella con la prima squadra, diretta da Dorival Junior e trascinata dai quattordici gol in tandem di Gabigol e Ricardo Oliveira. Nel Santos ha avuto come allenatori anche Cuca, Jesualdo Ferreira, Marcelo Fernandes, Fernando Diniz e Ariel Holan.

Cuca: "Kaio Jorge avrà un futuro importante..."

Deve ancora scoprire la serie A: colpa di uno stiramento alla coscia sinistra. A Vila Belmiro aveva un personal trainer: Keke Lyra. Due i maestri di Kaio Jorge: il primo è stato Guilherme Dalla Dea, il terzo selezionatore del Brasile Under 17 a vincere il titolo mondiale di categoria dopo Carlos Cesar (1997 e 1999) e Marcos Paquetà (2003). Dalla Dea, adesso, lavora in Cina, è il responsabile dell’accademia del Guangzhou Evergrande, dove è un punto di riferimento per il tecnico Fabio Cannavaro. Cuca, invece, è quasi un padre per il nuovo attaccante della Juve. Radici italiane, viveva a Santa Felicidade, quartiere e colonia veneta di Curitiba. Ora ha ripreso ad allenare l’Atletico Mineiro, che portò alla conquista della Coppa Libertadores nel 2013, riaccendendo la fiamma di Ronaldinho: facevano parte di quella squadra anche Diego Tardelli, Jô e Bernard. «Kaio Jorge è maturo, disciplinato, serio. Partecipa alla manovra, è svelto, non soffre le marcature, avrà un futuro importante. È bravo, in Italia saprà imporsi». Le parole di Cuca sono un biglietto di auguri.

Tratto dal Guerin Sportino numero 10 di Settembre 2021

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