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Un arrivo al Milan veramente toccante, commovente. João Félix Sequeira a Milano è stato come mettere un quadro del fenomeno Picasso in una ferramenta. Arrivato nel mese di Febbraio in Lombardia in prestito come il colpo di genio di mercato (con l’aura del predestinato), ha chiuso con ben 21 presenze (solo 7 da titolare), 3 gol e un assist. Un bottino quasi da difensore centrale in crisi esistenziale. Un talento sfumato tra le pieghe del marketing: ogni suo movimento sembrava preludio a qualcosa di magico… che però non arrivava mai. Dribbling che sembravano travolgenti, tunnel magici all’avversario, giocate da mago ma poi… passaggio al raccattapalle, con “standing ovation” da parte del pubblico.
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Che dire, il portoghese ha alternato giocate fantasy da Play Station a sparizioni degne dell’illusionista Houdini. Dice di ispirarsi a Kakà, con cui condivide una pur vaga somiglianza, che però è limitata al volto. Il felice Félix (oggi in Arabia Saudita sembra aver portato finalmente tanta gioia e un ulteriore pizzico di magia) ha regalato ai tifosi del Diavolo più illusioni che giocate. Poverino: quando non si incartava da solo con le sue invenzioni, si incastrava con il pallone, spazzato via dal vento come una foglia leggera. Il Milan cercava estro, ha trovato un portoghese estroso (bello come una cartolina di Milano) che ha fatto il minimo sindacale. E se il pallone fosse arte, Félix sarebbe stato una cornice preziosa, elegante ma desolatamente vuota.
EVAPORATO.
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