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POGBA (Juventus) – «Sto bene, giocherò al mio posto. Pogba vuole vincere come prima e so che la Juve la pensa come me»
Qualcuno ha sempre detto che le minestre riscaldate non hanno un buon sapore, e la seconda avventura alla Juve di Pogba ne rappresenta un chiaro esempio. Quello rivisto a Torino non sembra più lui, a 29 anni abbiamo ritrovato un giocatore praticamente abbonato all’infermeria: dopo aver subito la rottura del menisco durante la preparazione e un intervento che gli fa saltare il girone d’andata, esordisce solo a maggio, ma anche allora ha resistito solo 23 minuti contro la Cremonese a causa di una lesione muscolare al quadricipite, che lo costringe a chiudere anzitempo una stagione praticamente mai iniziata, in cui il numero 10 che ha riavuto sulle spalle non gli ha certo portato fortuna.
Quella sera ha lasciato il campo con le lacrime agli occhi, in preda della più profonda disperazione: immagine-simbolo di un’annata che definire totalmente negativa è un eufemismo, peraltro assolutamente “nera” anche a livello personale, visto è stato anche oggetto di un piano di estorsione da parte del fratello Mathias, (“meteora” nel Pescara). Non a caso il Polpo ha rivelato di essere stato addirittura a un passo dall’addio al calcio. E ci mancava pure la sua positività al testosterone, peraltro in una delle tante gare in cui non aveva neppure giocato. Se può essere considerato ingiusto etichettare come delusione dell’anno un giocatore che ha disputato, causa infortuni, appena 6 presenze, va capito che le aspettative su di lui, naturalmente elevate dato il suo glorioso passato, hanno finito per renderlo la rappresentazione simbolica dei fallimenti della Juve, mai così scellerata come nel recente passato, capace di sbagliare i tempi nel costruire una squadra intorno a due fenomeni sbiaditi, soprattutto fisicamente fragili (oltre a lui, Di Maria). La voglia di “rinascere” sembra essere ancora forte, ma sarà molto difficile cancellare un recente passato che ha più il sentore di un precoce tramonto. DISASTRATO.
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