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La Germania di Uwe Seeler

La Germania di Uwe Seeler

È morto a 86 uno dei calciatori tedeschi più forti e amati di sempre, protagonista in 4 edizioni del Mondiale e bandiera dell'Amburgo. Da ricordare non soltanto per i gol...

Stefano Olivari

23.07.2022 ( Aggiornata il 23.07.2022 19:29 )

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In una vita fortunata la sfortuna di Uwe Seeler è stata quella di non avere vinto un Mondiale, nonostante con la maglia della Germania Ovest ne abbia giocati quattro da protagonista: quarto nel 1958 in Svezia, nei quarti di finale nel 1962 in Cile, finalista nel 1966 in Inghilterra nella partita decisa dal non gol di Hurst e terzo nel 1970 in Messico, dopo essere stato in campo nella leggendaria semifinale con ltalia, per l'eternità Italia-Germania 4-3. Di pochissimo mancò, da diciottenne, il vittorioso Mondiale 1954: Herberger lo teneva in grande considerazione, ma lo fece esordire soltanto pochi mesi dopo il Miracolo di Berna. Mentre quando Beckenbauer, Gerd Müller e compagni alzarono la coppa nel 1974 lui si era già ritirato da due anni dopo una carriera vissuta totalmente nel suo Amburgo, vivendo nella sua Amburgo dalla nascita alla morte.

490 gol in 580 partite con l’’Amburgo fra Oberliga Nord, Bundesliga (nata nel 1963) e coppe europee, 43 in 72 con la nazionale, un’infinità di record e pochi trofei, un campionato tedesco e una coppa di Germania, rinunciando sempre a trasferimenti in realtà dove avrebbe potuto vincere più facilmente. È per questo che Seeler è ricordato come Uns Uwe (il nostro Uwe, nel dialetto di Amburgo, mentre in tedesco corretto sarebbe Unser Uwe) ed era di sicuro il calciatore avversario più rispettato su tutti i campi. Visto che è stato grande in un calcio già televisivo, anche i più giovani possono rendersi conto della forza di questo attaccante particolarissimo: basso, non arrivava all’1,70, ma largo e pesantissimo senza perdere in agilità, era bravo tecnicamente e strepitoso in acrobazia. I colpi di testa e le rovesciate la sua specialità.

Ma nel cuore di tutta la Germania ci è entrato per le sue qualità umane ed anche per essere stato il primo grande sportivo tedesco a non avere vissuto la Seconda Guerra Mondiale in età da poterla combattere. La guerra però la subì: durante i bombardamenti di Amburgo Seeler aveva 8 anni ed era soltanto il figlio del grande Erwin Seeler, uno dei calciatori tedeschi più famosi degli anni Trenta, stella del cosiddetto calcio operaio, che aveva un'organizzazione a parte, era legato al Partito Socialdemocratico, era ufficialmente dilettantistico e si contrapponeva ai club borghesi o comunque professionistici. Solo nel finale di carriera Erwin Seeler, che come mestiere faceva lo scaricatore di porto, accettò le proposte dell’Amburgo, ma la guerra era ormai alle porte.

I figli calciatori Uwe e Dieter (compagni nell'Amburgo campione di Germania Ovest 1959-60) intercettarono un’epoca più fortunata, anche se di soldi all’inizio ne giravano pochi ed il giovane Uwe per qualche tempo fece anche lui lo scaricatore. Nel suo caso l’espressione ‘fisico da scaricatore di porto’ usciva dal luogo comune si incarnava in un ragazzo dalla forza fisica spaventosa, che faceva letteralmente rimbalzare i difensori sul suo corpo senza usare cattiveria. Ha incrociato tante volte squadre italiane (fra queste il Milan, nella finale di Coppa delle Coppe che i rossoneri vinsero nel 1968) e l’Italia lo ha più volte tentato: nel 1961 Helenio Herrera lo voleva al posto di Angelillo all’Inter ed andò personalmente a casa di Seeler, ma Herberger convinse Seeler a rimanere in Germania. In altri tempi, diciamo pure nei nostri, e con altre maglie di club, su Uwe Seeler si sarebbe costruita una narrazione pazzesca. Ma la Germania lo ricorderà per sempre e non soltanto per meriti sportivi. Lui è stato la faccia pulita che negli anni Cinquanta serviva per ripartire, il tedesco da amare e non da temere. 

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