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L'Italia di Jakob Johansson© Getty Images

L'Italia di Jakob Johansson

Ha lasciato il calcio il centrocampista svedese che quattro anni fa diede all'Italia calcistica la peggiore delusione della sua storia. Sembra passato un secolo, anche se molti azzurri di oggi erano in campo...

Stefano Olivari

25.06.2021 ( Aggiornata il 25.06.2021 19:50 )

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Jakob Johansson ha lasciato il calcio giocato, a soli 31 anni, dopo una buona carriera fra Goteborg, AEK Atene e Rennes: gli infortuni hanno deciso per lui ed il primo di quelli gravi (rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro) risale alla partita più amara nella storia del calcio italiano, quella del  13 novembre 2017 contro la Svezia a San Siro. Uno 0-0 che tenne l'Italia di Ventura fuori dal Mondiale in Russia, portando all'esonero del commissario tecnico e soprattutto a riflessioni disfattistiche sul calcio italiano nella sua globalità. Bisogna ricordarselo, visto che non è passato molto tempo: l'Italia che perse quello spareggio era una parente abbastanza stretta dell'Italia attuale, che invece è circondata da un entusiasmo che raramente si è visto nell'ambiente azzurro. Per lo meno, raramente lo si è visto prima di un grande triofeo alzato. 

Il 10 novembre, a Solna, Ventura schiera la Nazionale con il 3-5-2: in difesa davanti a Buffon il classico Barzagli-Bonucci-Chiellini, a centrocampo Candreva, Parolo, De Rossi, Verratti e Darmian, in attacco Belotti e Immobile. Contro una Svezia dal 4-4-2 blindato gli azzurri non riescono a combinare molto, sono nervosi e perdono quasi tutti i contrasti. Al 13' del secondo tempo si fa male Ekdal ed entra proprio Jakob Johansson: dopo quattro minuti sarà un suo tiro da fuori, deviato da De Rossi, ad ingannare Buffon. Un po' di reazione si vede, con Insigne al posto di Verratti il c.t. se la gioca con il 4-2-4 dei suoi sogni, ma anche la stella del Napoli delude, non si crea molto e quel poco viene stoppato dalla sfortuna: il tiro di Darmian finisce sul palo ed all'epoca i gol in trasferta hanno ancora la loro importanza. 

Al ritorno di San Siro, il lunedì successivo, si avvicina un gruppo azzurro spaccato, con lo spogliatoio non più in mano a Ventura, che decide di stupire lanciando nella mischia Jorginho, al suo esordio assoluto. Rispetto alla formazione iniziale di Solna le differenze sono l'italo-brasiliano al posto di De Rossi e Florenzi in quello dello squalificato Verratti, mentre in attacco invece di Immobile viene messo Gabbiadini. E fra gli svedesi viene 'premiato' proprio Johansson, che parte anche lui dal primo minuto in una partita che per la sua nazionale sarà dichiaratamente di contenimento. Purtroppo per lui il contenimento ed anche la parte migliore della sua carriera finiscono dopo un quarto d'ora.

Jorginho gioca una buona partita, ma purtroppo per Ventura è il solo e, a dirla tutta, non viene nemmeno troppo coinvolto dai compagni. Gli azzurri sono slegati, il muro svedese è appunto un muro, ed il finale confusionario in cui si vedono anche El Shaarawy, Bernardeschi e Belotti sembra studiato apposta per accrescere i rimpianti. La ribellione di De Rossi, che si rifiuta di entrare e chiede a Ventura di mettere Insigne, le lacrime di Buffon, le tante polemiche che seguiranno: l'Italia del calcio tocca il punto più basso della sua storia (il Mondiale del 1958 era a 16 squadre, non a 32) ed il disastro travolge tanti: da Tavecchio a Ventura ad alcuni senatori. Impossibile che quella serata zero dell'Italia non sia rimasta nella testa di Bonucci, Chiellini, Verratti, Belotti, Immobile, Insigne, Jorginho, Florenzi, Bernardeschi e anche di chi all'epoca la stava guardando iun televisione (Donnarumma era in panchina). Per questo Euro 2020 rappresenta per l'Italia qualcosa di più di un torneo giocato bene. Magari se la Nazionale si fosse qualificata per Russia 2018 (e sarebbe bastato palo-gol di Darmian) non sarebbe mai nato lo spirito attuale, chi può saperlo? Di certo l'Italia di Mancini è figlia anche di quel gol di Jakob Johansson. 

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