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Il bianco e nero di Luis Del Sol© Juventus FC via Getty Images

Il bianco e nero di Luis Del Sol

Addio ad un grande di Betis Siviglia, Real Madrid, Juventus e Roma, protagonista in due Mondiali e vincitore dell'Europeo del 1964. Oltre che pedina di scambio in una delle operazioni di mercato più famose nella storia della Serie A... 

Stefano Olivari

24.06.2021 ( Aggiornata il 24.06.2021 16:21 )

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La morte di Luis Del Sol, a 86 anni, avrebbe avuto un'evidenza maggiore se non fossimo in mezzo ad Euro 2020, la dura realtà mediatica è questa. Fra l'altro il grande centrocampista di Real Madrid, Juventus, Roma e Betis Siviglia l'Europeo lo vinse anche, nel 1964, con la Spagna allenata da José Villalonga, che aveva come trascinatori Luis Suarez e Amancio, e dove lui era però soltanto una riserva (in un calcio senza sostituzioni, va ricordato, altro che le cinque attuali). Centrocampista eclettico, ma soprattutto grande atleta, Del Sol arrivò al Real Madrid proprio allla fine del primo grande ciclo, quello delle cinque Coppe dei Campioni consecutive, ma fece in tempo ad essere in campo nella finale del 7-3 all'Eintracht Francoforte. Gregario? Sì, ma gregario di Di Stefano, Puskas e Gento.

Fu con questo curriculum e dopo il Mondiale del 1962 in Cile, discretamente giocato nella Spagna allenata da Helenio Herrera (part time, visto che già da due anni era all'Inter) fra mille polemiche, che Del Sol passò alla Juventus. Una squadra in piena ricostruzione: Boniperti si era ritirato l'anno prima, Charles era stato ceduto, Umberto Agnelli aveva appena lasciato la presidenza a Vittore Catella, ma soprattutto allenatore era stato nominato Amaral, il gigantesco preoparatore atletico del Brasile bicampione del mondo, che era però anche un buon tattico e che è passato alla storia per essere stato il primo a schierare in Serie A la difesa a zona: un primato discutibile, visto che i vecchi Metodo e Sistema, magari con qualche marcatura aggiustata, altro non erano che zona, ma non si discute il fatto che Amaral cercò di introdurre in Italia un calcio nuovo e più propositivo. Nei primi mesi anche con buoni risultati. visto che la Juventus in versione Del Sol (e anche ovviamente Sivori) finì da prima il girone di andata e da seconda il campionato, dietro all'Inter di Herrera.

Con l'arrivo in panchina di Herrera, non il Mago ma Heriberto, e soprattutto con la partenza di Sivori per Napoli la Juventus sarebbe negli anni dopo diventata ancora più operaia ed è per questo che lo scudetto 1966-67 può essere definito senza problemi lo scudetto di Del Sol, con tutto il rispetto per Anzolin, Salvadore, Castano,Cinesinho e Menichelli. Lo spagnolo, ormai trentacinquenne, sarebbe stato nel 1970 anche in qualche modo coinvolto nella Juventus molto più vincente del decennio successivo. Visto che lui, Zigoni, Roberto Vieri (il padre di Christian) e Viganò, insieme a oltre mezzo miliardo di lire, furono dati alla Roma in cambio di Capello, Spinosi e Fausto Landini. Uno scambio che fu duramente contestato dai tifosi della Roma, che accusarono il presidente Marchini di avere svenduto i giovani di maggiore prospettiva. Nella Capitale Del Sol ritrovò Herrera, questa volta Helenio, anche se tutto e tutti ormai volgevano al declino. In giallorosso, nonostante l'età che per l'epoca era da pensione (e per uno con le sue caratteristiche anche di più), fece discrete cose per un paio di stagioni e fu anche capitano, prima di chiudere nel suo Betis.

Tanti i soprannomi affibbiatigli, il più famoso è probabilmente Cepillito (spazzola), anche se Di Stefano lo chiamava 'Postino' per la sua capcità di coprire il campo. Senza gloria la carriera da allenatore, con qualche tentativo nel Betis e in pochi altri luoghi: quasi mezzo secolo da grande ex, protagonista dell'ultima generazione di calcio con immagini in bianco e nero, anche se le sue partite al Mondiale 1966, che giocò da titolare, sono a colori. Indiscutibile la sua stella alla Stadium della Juventus. 

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