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Dal Maracanã al Pelé© Getty Images

Dal Maracanã al Pelé

Lo stadio più famoso del mondo è stato intitolato al giocare più forte di tutti i tempi, togliendo l'onore a Mario Filho. Una decisione che non ha avuto soltanto applausi...

Stefano Olivari

11.03.2021 ( Aggiornata il 11.03.2021 16:45 )

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Il Maracanã sarà intitolato a Pelé: così ha deciso l'assemblea dello stato di Rio de Janeiro e dopo la firma del governatore la decisione diventerà ufficiale, come per il San Paolo diventato Maradona. Certo nessuno ha mai chiamato Mário Filho lo stadio più famoso del mondo, sede della partita decisiva del Mondiale 1950, il celeberrimo Uruguay-Brasile 2-1, e della finale del Mondiale 2014 fra Germania e Argentina, oltre che di centinaia di altre partite (come quella dell'oro olimpico di Neymar e compagni). E nessuno, facilissima previsione, in futuro chiamerà Stadio Pelé il Maracanã. La notizia è comunque importante per molti motivi, primo fra tutti che Pelé è ancora vivo anche se a 80 anni non gode di buonissima salute.

Quello che era l'Estádio Jornalista Mário Filho sarà quindi intitolato alla stella dei primi tre Mondiali vinti dal Brasile, 1858-1962 e 1970, che al Maracanã ha giocato tante volte (compresa la partita del suo presunto millesimo gol, senza addentrarsi in dibattiti statistici) ma che molti in Brasile percepiscono come un personaggio paulista, avendo vissuto i suoi anni migliori nel Santos, o comunque non di Rio avendo vissuto i primi 5 anni della sua vita nello stato di Minas Gerais, prima del trasferimento della famiglia a Bauru, stato di San Paolo. Del resto nemmeno Mário Filho, morto nel 1966, era nativo di Rio ma a Rio aveva legato tutta la sua vita professionale di giornalista, di scrittore, di editore e di organizzatore di eventi sportivi.

Figlio di un editore, Mário Filho iniziò a lavorare nei giornali del padre e di fatto inventò il linguaggio del giornalismo sportivo in Brasile, un po' come Gianni Brera avrebbe fatto in Italia: ancora nel 2021 vengono utilizzati suoi modi di dire, come Fla-Flu. La sua intuizione, negli anni Venti del Novecento non banale, fu quella di rifiutare sia il tecnicismo esasperato sia la prosa grigia della stampa dell'epoca: insomma, quella di fare giornalismo popolare in un paese in cui il giornalismo popolare sembrava un azzardo, visto il tasso di analfabetismo. Fondò il primo giornale brasiliano interamente dedicato allo sport, O Mundo Sportivo, ma la differenza la fece come giornalista di O Globo, insieme all'amico fraterno Roberto Marinho, altro grande esempio di giornalista-editore. Marinho più editore che giornalista, basti pensare alla potentissima Rede Globo, personaggio che negli anni Ottanta avrebbe anche acquistato Telemontecarlo.

Proprio dall'amico Mário Filho comprò il Jornal do Sports, da dove condusse la maggior parte delle sue battaglie. Fra queste il Maracanã, il megastadio per il Mondiale del 1950 che in origine era previsto a Jacarepaguá ma che poi sulla spinta di Mario Filho si fece nel quartiere Maracanà. Morto prematuramente, a 58 anni, Mario Filho è arrivato ai giorni nostri non soltanto grazie allo stadio ma anche ai suoi tanti libri. Il più famoso è O negro no futebol brasileiro, sui giocatori neri nel calcio brasiliano, grazie a cui oggi mettiamo nella giusta prospettiva fuoriclasse dell'era pretelevisiva come Friedenreich e Leonidas. Certo Pelé è più famoso di lui, ma questi cambi di intitolazione (pensiamo anche a Maradona) lasciano sempre perplessi, sospesi come sono fra la riscrittura della storia ed il marketing. 

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