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Italia-Estonia e le dimissioni di Sacchi© LAPRESSE

Italia-Estonia e le dimissioni di Sacchi

La prima sfida degli azzurri con la nazionale baltica fu segnata da un caso politico, con il commissario tecnico che temeva la partenza di Matarrese verso la presidenza del CONI...

Stefano Olivari

10.11.2020 ( Aggiornata il 10.11.2020 19:37 )

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La storia delle sfide calcistiche fra Italia ed Estonia è piuttosto recente, perché il paese baltico è tornato indipendente soltanto nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, e prima della Seconda Guerra Mondiale non c’era mai stata occasione. La prima sfida fra gli azzurri e l’Estonia risale quindi al 1993, qualificazioni mondiali a Trieste per la squadra che Arrigo Sacchi aveva preso in mano due anni prima, alla fine dell’era Vicini.

Per l’occasione era tornato fra i convocati Roberto Baggio, che nella partita precedente, contro Malta a Palermo, era stato assente per infortunio e sostituito da Roberto Mancini che anche con Sacchi, dopo che gli era accaduto con Bearzot e Vicini, si era illuso. Il miglior Baggio di sempre, che poche settimane dopo avrebbe vinto la Coppa UEFA con la Juventus allenata da Trapattoni e che alla fine di quel 1993 avrebbe vinto il Pallone d’Oro. Un Baggio che fra l’altro era in piena luna di miele con il commissario tecnico, almeno a parole. E Sacchi ricambiava, affermando che il livello della sua stella fosse almeno pari a quello di Platini.

La vigilia di quella partita con l'Estonia, a cui l’Italia si presentava da prima in classifica nel girone a pari punti con la Svizzera di Hodgson, con l’Estonia non viene però ricordata per queste frasi peraltro tutte da asteriscare, ma per le dimissioni che Sacchi aveva minacciato una volta appreso che Matarrese puntava a diventare presidente del CONI al punto di Arrigo Gattai, lasciando quindi la FIGC ed un c.t. che aveva fortemente voluto, al punto che già si parlava di Sacchi in Nazionale durante Italia ’90, per rompere, senza un vero perché, con la tradizione degli allenatori federali. Il rapporto fra Matarrese e Sacchi era strettissimo, quasi da presidente e allenatore di club.

L’idea di Sacchi, riportata dal Corriere dello Sport, fece scoppiare un caso politico-sportivo e dimenticare una partita che invece qualche motivo di interesse ce l’aveva, al di là della prima volta contro l’Estonia. Su tutti la coppia d’attacco, visto che nel 4-4-2 di Sacchi non era stato ancora individuato un partner fisso per Baggio. Quella sera al Rocco il soggetto fu individuato in Alessandro Melli, in cui il c.t. in quel periodo credeva molto. L’Italia si schierò quindi con Pagliuca in porta, Porrini-Vierchowod-Franco Baresi-Di Chiara in difesa (Maldini era infortunato), Fuser-Dino Baggio-Albertini-Signori a centrocampo, Baggio e appunto Melli in attacco.

La squadra azzurra non disputò una gran partita e quella di Melli fu anche peggio: per l’allora ventiquattrenne del Parma (e di Parma, anche se è nato ad Agrigento) la sua seconda presenza in Nazionale fu anche l’ultima. Gli unici motivi per rimanere incollati ad Italia-Estonia li diede quindi Roberto Baggio, con giocate clamorose ed un gol dei suoi a metà primo tempo (azione meravigliosa con lancio di Albertini, colpo di tacco di Signori e Baggio che segna di sinistro dopo avere dribblato il portiere), che rimase l’unico fino ai minuti finali, quando Signori con una mezza rovesciata, assist di Baggio, diede il 2-0 ad un Sacchi che non si sarebbe dimesso  ancora per tre anni (pur minacciandolo in altre occasioni) e ad un Matarrese che non sarebbe diventato presidente del CONI. E l’Estonia? Rimangono in testa solo le strepitose rimesse laterali, con capriola, di Risto Kallaste, ancora oggi cliccatissime su You Tube.

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