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Juventus-Barcellona e la notte di Pacione© COLLECTION JUVENTUS

Juventus-Barcellona e la notte di Pacione

Quella che oggi è una classica del calcio europeo in 36 anni di Coppa dei Campioni si è vista una sola volta, ai tempi di Platini e Schuster...

Stefano Olivari

28.10.2020 ( Aggiornata il 28.10.2020 20:39 )

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Juventus-Barcellona è nell’immaginario collettivo una classica del calcio europeo, ma in realtà la Champions League moderna rende questi incroci fra grandi club così frequenti che la definizione di classica ha perso un po’ di senso. Nella vecchia Coppa dei Campioni, stiamo quindi parlando di 36 anni di storia, Juventus e Barcellona si erano invece incrociate una sola volta, nonostante i tanti titoli nazionali vinti da entrambe. Accadde nell’edizione 1985-86, nei quarti di finale.

La Juventus di Platini, ma non più di Boniek e dei campioni del mondo 1982 (rimasti soltanto Scirea e uno scontento Cabrini, che sembrava sul punto di accettare le offerte del Milan), era campione in carica, il Barcellona era comunque una buona squadra che aveva superato il trauma del dopo Maradona e che Terry Venables aveva costruito intorno al geniale e misterioso Bernd Schuster. Ma nell’andata al Camp Nou Schuster non c’era, infortunato così come Calderé, e tutti si aspettavano che Trapattoni andasse oltre il puro contenimento. Invece fu la tipica partita di un’italiana all’estero dell’epoca, con 90 minuti di dominio di un Barcellona incompleto (fra i titolari mancava anche Marcos Alonso, il padre del Marcos Alonso dell’attuale Chelsea) ed una difesa bianconera in cui fece molto bene Brio. Come al solito il migliore fu Platini, in una partita di rara umiltà, ed il Barcellona segnò soltanto nel finale con Julio Alberto. La Juventus (Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Mauro, Mandredonia, Briaschi, Platini, Laudrup) si avvicinò con fiducia alla partita di ritorno, anche se a a Barcellona a metà secondo tempo aveva perso Briaschi, sostituito dal ventiduenne Marco Pacione, qualche mese prima arrivato dall'Atalanta.

La fiducia aumentò alla notizia della perdurante assenza di Schuster e rispetto alla partita di andata cambiò soltanto il centravanti, con Pacione titolare al posto di Aldo Serena e Briaschi, entrambi infortunati. La Juventus partì benissimo, ma Pacione si divorò due gol, buttando via gli assist di Laudrup e Mauro. Alla mezzora il Comunale fu gelato dal gol di Archibald, un colpo di testa su cross del futuro sampdoriano Victor che sorprese Tacconi. Pacione sbagliò un altro gol e sul finale del primo tempo Platini riuscì però a trovare il pareggio, un buon auspicio per la seconda metà della partita. In cui la Juve caricò a testa bassa, trovando però il muro di Migueli e Alesanco. In molti ricordano quella partita come la notte di Pacione, perfetto capro espiatorio, ed in effetti l’attaccante abruzzese sbagliò almeno tre gol, un marchio indelebile per il resto della sua carriera, ma va anche detto che si trattava della terza scelta nel ruolo. Quanto al Barcellona, avrebbe ricostruito il suo rapporto con Scuster e sarebbe arrivato fino alla finale di Siviglia, perdendola ai rigori contro la Steaua Bucarest e confermando una maledizione che sarebbe durata ancora 6 anni. 

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