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Shakhtar-Inter, il derby di Lucescu© AFPS

Shakhtar-Inter, il derby di Lucescu

L'unico precedente in Champions League risale al 2005, quando si sfidarono una squadra che l'allenatore rumeno aveva appena iniziato ad impostare ed i nerazzurri del primo Mancini...

Stefano Olivari

27.10.2020 ( Aggiornata il 27.10.2020 12:01 )

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Shakhtar Donetsk-Inter è una partita che non ha molti precedenti anche se uno, il 5-0 per la squadra di Conte nella semifinale dell’ultima Europa League, forse la partita migliore della coppia Lukaku-Lautaro Martinez, è recentissimo. L’unico altro incrocio fra queste due squadre risale alla Champions League 2005-2006 ed è degno di un ricordo incentrato sulla figura di Mircea Lucescu. Cioè l’allenatore che ha di fatto inventato il modello Shakhtar, poi portato avanti da altri, cioè Paulo Fonseca e Luis Castro, ma che è stato anche uno dei più amati da Massimo Moratti nonostante abbia allenato l’Inter per pochi mesi ed anche in una delle stagioni peggiori del club nerazzurro dell’era Moratti.

Era infatti la stagione 1998-99, quella con l’esonero di Gigi Simoni appena premiato come allenatore dell'anno e l’ingaggio, appunto, di Lucescu, che però non avrebbe finito nemmeno quella stagione visto che al suo posto fu (ri) chiamato Roy Hodgson. Molto di più Lucescu ha fatto per la storia dello Shakhtar, dal 2004 al 2016, vincendo 8 campionati ucraini in 12 stagioni, rompendo il dominio della Dinamo Kiev, con la gemma della Coppa UEFA conquistata nel 2008-2009, e creando di fatto la squadra più brasiliana d’Europa. Non brasiliani di serie C ma nemmeno campionissimi affermati: questa la formula Lucescu, che ha prodotto tanti guadagni anche per il club.

 Quel 10 agosto 2005 a Donetsk si giocava l’andata del playoff per accedere ai gironi di Champions League e i brasiliani in campo per Lucescu erano soltanto tre, Matuzalem, Elano e Brandao, in una squadra comunque di qualità con Srna, Hubschman e Tymoschuk. Due invece i brasiliani, Julio Cesar e Adriano, nell’Inter allenata da Roberto Mancini, che nella stagione precedente aveva vinto la Coppa Italia e che quella sera era schierata con il consueto 4-4-2: Zanetti, Cordoba, Materazzi e Favalli in difesa, Stankovic, Cambiasso, Veron e Solari a centrocampo, Martins insieme ad Adriano in attacco.

Una partita sulla carta difficile, ma che l’Inter dominò, sbagliando diverse ocacsioni e sbloccandola a metà secondo tempo con Martins, liberato da un colpo di tacco di Adriano. E proprio di Adriano il gol del 2-0, un colpo di testa su cross di Zé Maria, entrato per Solari. Nel ritorno di due settimane dopo in un San Siro deserto per la squalifica del campo un’Inter molto simile (Wome al posto di Favalli, Recoba a quello di Martins) senza brillare portò via un onesto 1-1 e la qualificazione ad una Champions League che sarebbe durata fino ai quarti di finale, contro il Villarreal di Manuel Pellegrini e soprattutto di Riquelme. Quanto a Lucescu, la parte più bella della sua storia in Ucraina sarebbe ancora dovuta arrivare ed anche lì, come gli è capitato in tanti altri paesi, è un uomo rispettato al di là di vittorie e trofei. Che comunque ha alzato. 

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