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Il ritorno dei club inglesi© PA

Il ritorno dei club inglesi

Il 19 settembre del 1990, 5 stagioni dopo i morti dell'Heysel, la UEFA riammise Manchester United ed Aston Villa mettendosi alle spalle l'epoca degli hooligans...

Stefano Olivari

18.09.2020 ( Aggiornata il 18.09.2020 20:27 )

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Tutti ricordano l’esclusione dei club inglesi dalle competizioni europee dopo l’Heysel, nel 1985. Una misura forse esagerata, quella della UEFA, perché accomunava tifoserie con precedenti di violenza molto diversi, ma che indubbiamente fu alla base di un cambiamento strutturale in quel calcio ed anche, in parte, della nascita della Premier League. Che non sarebbe stata possibile tollerando quel tipo di pubblico. Un pubblico, beninteso, che non è scomparso (anzi) ma si esibisce in altre situazioni e quasi sempre lontano dagli stadi. Ma quand’è che i club inglesi tornarono nell’Europa che conta?

Accadde il 19 settembre del 1990, 30 anni fa, in occasione del primo dei mercoledì di coppa di quella stagione. Oggi è difficile crederlo anche per chi all’epoca già seguiva il calcio, ma quasi tutte le partite delle tre coppe europee (Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Coppa UEFA) di un turno si disputavano lo stesso giorno, in orari diversi, dal primo pomeriggio a notte fonda, ed erano di fatto le uniche partite di club, con qualcuna di Coppa Italia, che si potevano vedere in diretta televisiva in Italia. Per quanto riguarda il calcio inglese il grande rientro avvenne con sole due squadre, il Manchester United in Coppa delle Coppe e l’Aston Villa in Coppa UEFA. La squalifica del Liverpool campione d’Inghilterra (e sarebbe stata l'ultima volta prima della vittoria di Klopp di quest'anno) fu invece confermata, anche se il rischio di un incrocio con la Juventus non esisteva visto che i bianconeri di Maifredi partecipavano alla Coppa delle Coppe.

Tornando a quello storico 19 settembre, il Manchester United del non ancora celebrato Alex Ferguson ospitò gli ungheresi del Pecsi Mecsek, mentre l’Aston Villa lo fece con i cecoslovacchi del Banik Ostrava. Fu una giornata segnata da tantissime violenze legate al calcio, ma nessuna con il coinvolgimento delle due inglesi. Prima di Atalanta-Dinamo Zagabria scoppiarono tafferugli a Bergamo, mentre durante Broendby-Eintracht Francoforte un gruppo di neonazisti tedeschi attaccò i tifosi danesi. Prima di Derry City-Vitesse Arnhem esplose addirittura una bomba, per fortuna non dentro uno stadio. Incidenti dentro e fuori lo stadio per Bayer Leverkusen-Twente e gravi anche gli episodi ultras a Vienna per la partita del Rapid contro l’Inter, ma comunque anche da molti altri campi arrivò una specie di bollettino di guerra. In altre parole, i club inglesi erano stati fuori cinque anni ma la violenza con il pretesto del calcio (o canalizzata dal calcio, secondo altre teorie) non era certo scomparsa.

E lo sport? L’Aston Villa in cui giocavano David Platt e Tony Cascarino, con ancora qualche reduce dell’eroica impresa in Coppa dei Campioni del 1982 (Spink e Cowans), nel secondo turno subì una rimonta (2-0 in casa e 0-3 a San Siro) dall’Inter di Trapattoni e dei tre tedeschi che poi avrebbe conquistato la coppa in finale sulla Roma, mentre il Manchester United la sua coppa addirittura la vinse battendo in finale 2-1 nientemeno che il Barcellona di Cruijff: Ferguson aveva Bryan Robson come capitano, in una squadra di livello inferiore a quella di qualche anno dopo ma comunque con in campo Paul Ince, Mark Hughes (che segnò entrambi i gol) e Lee Sharpe. Una squadra i cui quattro stranieri erano due gallesi (Hughes e Blackmore), uno scozzese (McClair) e un irlandese (Irwin). Altri tempi, ci viene da dire migliori.

Certo è che l’assenza delle squadre inglesi per cinque anni aveva falsato gli albi d’oro (dal 1976 al 1985, 9 stagioni, per 7 volte le inglesi avevano vinto la Coppa dei Campioni e nell'ultima occasione il Liverpool era stato finalista, battuto dalla Juventus nella tragica notte di Bruxelles che aveva l'UEFA come principale colpevole) e che alla ripartenza la voglia di dimostrare qualcosa al resto d'Europa era tanta. Ma fino al 1999, quando il Manchester United riuscì nell’ìmpresa con l'incredibile finale del Camp Nou, l'Inghilterra la Champions League non l’avrebbe vinta. Però la storia era già ripartita con le vittorie in Coppa delle Coppe dell'Arsenal di Wenger e del Chelsea allenato da Gianluca Vialli. Un'epoca vicina, ma che l'esplosione della Premier League ha reso lontanissima. 

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