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Il nuovo vecchio Benzema© Getty Images

Il nuovo vecchio Benzema

Nella Liga numero 34 vinta dal Real Madrid il giocatore decisivo per Zidane è stato l'attaccante francese. Che in passato aveva già segnato così tanto, anche con Cristiano Ronaldo come compagno, però mai era stato leader della squadra più prestigiosa al mondo...

Stefano Olivari

17.07.2020 ( Aggiornata il 17.07.2020 21:08 )

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Il Real Madrid è il club calcistico del ventesimo secolo, secondo il premio assegnato dalla FIFA nel 2000 e ritirato durante una cerimonia tenutasi a Roma proprio da Florentino Perez, all’epoca al suo primo ciclo come presidente. Per fare un paragone, Juventus, Milan e Inter messi insieme raccolsero il 5% circa dei voti del magazine FIFA, contro il 42 del solo Real Madrid. E per come stanno andando le cose, difficilmente fra ottant’anni ai Blancos sfuggirà il titolo relativo al ventunesimo secolo. In cui sono stati vinti trofei impossibili da elencare tutti, fra cui 6 Champions League (contando anche quella del 2000) e 7 edizioni della Liga, fra cui l’ultima, con una squadra di fatto uguale a quella dei tempi di Cristiano Ronaldo, visto che i costosissimi acquisti dell’estate scorsa (Hazard, Mendy, Jovic, Eder Militão) hanno per motivi diversi deluso. Ancora una volta Zidane ha sorpreso chi continuva (e continua) a considerarlo il solito allenatore distributore di maglie del Real, ma non c’è dubbio che la copertina debba andare a Karim Benzema. Non esattamente una giovane rivelazione, ma probabilmente alla miglior stagione della sua carriera.

Le sue statistiche, 21 gol e 8 assist nella sola Liga, nella squadra che ha conquistato la Liga numero 34 della propria storia, non dicono tutto della dimensione raggiunta dal campione francese amatissimo da Cristiano Ronaldo, in un Real Madrid quasi sempre in questa stagione schierato con il 4-3-3, con ai lati giocatori che Zidane ha ruotato secondo l’ispirazione e gli infortuni: Rodrygo e Hazard, Asensio e Rodrygo, Isco e Vinicius, Isco e Hazard, Bale e Vinicius, James e Vinicius, Valverde e Hazard, solo per ricordare le combinazioni delle poche partite post lockdown. La costante è stato Benzema: sponda come in passato, finalizzatore come l’anno scorso ma anche come in alcune stagioni con Cristiano Ronaldo, trascinatore come mai è stato il lionese, arrivato al Real Madrid dal Lione nel 2009, proprio nell’anno di CR7 dal Manchester United.

Benzema ha dato tantissimo al Real Madrid, con 7 allenatori diversi (soprattutto Mourinho, Ancelotti e Zidane), ma anche il Real ha dato tanto a lui che con la Francia ha sempre avuto un rapporto pessimo. Per colpa non del sistema cattivo ma proprio sua, che ha sempre affermato di sentirsi più algerino (come i genitori) che francese, cosa che non gli ha mai portato simpatie di media, tifosi e commissari tecnici, che avendo in genere problemi d’abbondanza non si sono quasi mai fatti problemi nell’escluderlo da grandi manifestazioni. Domenech disse che non lo aveva convovato per il Mondiale del 2010 perché nel Real di Pellegrini giocava poco, ma non era vero e di sicuro contò uno dei vari scandali con escort e affini che lo hanno coinvolto (in quel caso c’entrava anche Ribery). Nel 2016 perse l’Europeo in Francia per lo scandalo Valbuena, il compagno di nazionale che lui aveva minacciato e ricattato. Della vittoriosa spedizione mondiale 2018 non fece parte semplicemente perché Deschamps lo considerava, non a torto visti i precedenti, un brutto personaggio ed un elemento che destabilizzava lo spogliatoio creando clan e divisioni. Alla fine l'unico Mondiale della sua carriera rimarrà quello in Brasile del 2014, con Deschamps, giocato anche da titolare e piuttosto bene. 

Nel club più prestigioso del mondo non è che Benzema si comporti come un santo, ma certo è che gode di una considerazione in patria (ma quale patria, poi?) mai avuta. In definitiva il Real Madrid 2019-2020 non è stato un nuovo Real, e quando si vede, come anche nell'ultima partita con il Villarreal, il centrocampo Modric-Casemiro-Kroos il concetto è più chiaro, e Benzema non è stato un nuovo Benzema perché nella sua carriera con Zidane ha segnato un gol ogni 162 minuti giocati, quasi come in quella con Ancelotti (uno ogni 167) e meno che in quella con Mourinho (uno ogni 116). Però per la prima volta, a 32 anni e dopo la scorsa stagione che è stata di transzione in tutti i sensi, si è ritrovato ad essere quel leader che non era mai stato.

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