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Ancelotti da Premier League© AFPS

Ancelotti da Premier League

A nemmeno due settimane dall'esonero napoletano l'allenatore ha firmato con l'Everton un contratto da quattro anni e mezzo. Il livello dei giocatori non è nemmeno paragonabile con quello del suo biennio al Chelsea, ma certo è che lui ha phisique du rôle per questo campionato...

Stefano Olivari

21.12.2019 ( Aggiornata il 21.12.2019 17:36 )

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Carlo Ancelotti è il nuovo allenatore dell’Everton, a soli 11 giorni dall’amara conclusione della sua avventura al Napoli con modalità che fino a soltanto un mese fa sembravano fantacalcio. La notizia non è che un allenatore come Ancelotti abbia mercato internazionale, anche a 60 anni, ma che il cambio di vita sia avvenuto in tempi così brevi dopo la rottura con De Laurentiis. Una vera rarità, per personaggi di questo livello che di solito hanno tempi decisionali lunghissimi. 

Ancelotti siederà sulla panchina dell’Everton per la prima volta nel Boxing Day, contro il Burnley, e se tutto andrà bene lo farà fino alla primavera del 2024 visto che il contratto è di quattro anni e mezzo e i piani dell’Everton sono un po’ quelli di tutta la middle class della Premier League, cioè guadagnarsi lo status di quelle che all’estero vengono considerate le sei grandi. Le risorse finanziarie, grazie a Farhad Moshiri, non mancano, e nel recente passato non sono mancati né allenatori di primo piano (Ronald Koeman, Sam Allardyce, Marco Silva, prima del buon traghettamento di Duncan Ferguson) né giocatori strappati alla concorrenza dei top club. La rosa dell’Everton è più che buona: Pickford, Coleman, Baines, Mina, Iwobi, Richarlison, con Kean ai margini. Sulla carta una difesa da corsa e il resto decente, in pratica sta funzionando poco tutto. La verità è però che il livello medio della Premier League è così alto che si tratta comunque di un livello da ottavo o nono posto (adesso comunque in classifica l’Everton è sedicesimo, tre punti sopra la retrocessione).

Ma al di là di queste considerazioni e del mercato di gennaio che si sicuro sarà pesante, magari con qualche fuoruscito del Napoli e Ibrahimovic, come è stato nei suoi due precedenti anni l’Ancelotti da Premier League? Rapportando il tutto al valore del Chelsea dell’epoca, che aveva una delle migliori rose del mondo (Cech, Terry, Lampard, Essien, Drogba) e di cui l’Everton attuale sarebbe stato la squadra riserve.

Dopo aver lasciato il Milan nel 2009, appena resosi conto della exit strategy di Berlusconi (di fatto però durata quasi un decennio) , Ancelotti firmò un contratto triennale con Abramovich ed eseordì conquistando il Community Shield contro Manchester United di Ferguson. Eliminato negli ottavi di Champions League dall’Inter di Mourinho lanciata verso il Triplete, Ancelotti si consolò con il classico Double inglese, il primo nella storia del Chelsea: campionato, un punto sopra lo United, e FA Cup in finale sul Portsmouth.

L’anno seguente qualche passo falso in campionato, ma l’obbiettivo era la Champions che per Abramovich era diventata un’ossessione. Al punto che nel mercato di gennaio vennero fatti investimenti mostruosi per Fernando Torres e David Luiz. Non bastarono per andare oltre i quarti di Champions e l’ostacolo Manchester United, ma fecero finire la stagione in crescendo ai Blues, con una clamorosa rimonta che in poche partite li portò da meno 15 a meno 3 rispetto allo United. Si arrivò così allo scontro diretto dell’Old Trafford, che ancora una volta vinse Ferguson. Ancelotti chiuse così la sua seconda Premier league da secondo, ma questo non bastò ad evitargli l’esonero di Abramovich con una anno di anticipo.

Certo l’anno dopo il Chelsea avrebbe vinto la Champions con Di Matteo in panchina, nell’anno in cui meno ci aveva creduto, ma questo è il calcio. Siccome ha sempre allenato grandi club e non sempre in campionato è andato bene (con il Milan che vinceva le Champions soltanto uno scudetto in otto stagioni), si può dire che per molti motivi la Premier League sia il suo ambiente. Esperienza, immagine, credibilità: non è necessario avere ancora il fuoco dentro o fingere di averlo. Una situazione, non vogliamo dire una pensione, abbastanza comoda almeno fino a quando non gli si chiederà di alzare un trofeo. 

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