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La Scarpa d'Oro da Camataru a Messi© AFPS

La Scarpa d'Oro da Camataru a Messi

Il fuoriclasse del Barcellona ha vinto per la sesta volta il premio come miglior marcatore d'Europa nel proprio campionato. Un trofeo che vale molto di più che in passato, anche se forse quelle goleade rumene non erano più disoneste di altre...

Stefano Olivari

17.10.2019 ( Aggiornata il 17.10.2019 19:01 )

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Lionel Messi ha appena ricevuto la sesta Scarpa d’Oro della sua incredibile carriera, come miglior marcatore in un campionato europeo nella stagione 2018-19. Per lui sesta Scarpa, con l’eterno rivale Cristiano Ronaldo fermo (si fa per dire) nell’albo d’oro a quota quattro e i terzi classificati (fra i quali Eusebio, Gerd Müller, Henry, ma anche Jardel e Georgescu) a due trofei. Da ricordare anche che la Serie A per due volte, con Luca Toni nel 2005-2006 e con Totti l’anno successivo, ha espresso il vincitore. Ma al di là della statistica, qual è oggi il valore di questo premio che viene assegnato dalla stagione 1967-68?

È un valore notevole, perché senza trucco e senza inganno (mentre Pallone d’Oro e altri fingono di essere ecumenici) va a chi fa i gol, che poi sarebbero l’unica cosa davvero misurabile del calcio anche in epoca di advanced stats e cose del genere. E da 23 anni è anche una cosa seria, da quando cioè i campionati vengono rivalutati attraverso un coefficiente: i gol nelle prime cinque leghe nel ranking UEFA, fra cui quindi anche la Serie A, vengono moltiplicati per 2, quelli delle leghe dalla sesta alla ventunesima per 1,5, mentre gli altri gol rimangono nel numero originario. L’intenzione era buona, cioè quella di non penalizzare chi gioca in campionati con difese più forti, ma la realtà dice che è quasi impossibile vincere al di fuori delle cinque leghe al top: l’ultima volta in cui è accaduto è stato 17 anni fa con Jardel in Portogallo. A dirla tutta, non si capisce perché segnare in Bundesliga (l'anno scorso una media di 3,18 gol a partita) debbe essere considerato più difficile che farlo in Eredivisie (3,47). 

Il vincitore più famoso della Scarpa d’Oro rimane però Rodion Camataru, che nella stagione 1986-87 segnò 44 con la Dinamo Bucarest. Il ventinovenne Camataru non era uno sconosciuto, fra l’altro in diverse occasioni aveva giocato con la Romania contro l’Italia (fra l’altro era nella squadra, allenata da Lucescu, che si qualificò a Euro 1984 proprio ai danni degli azzurri campioni del mondo), o anche nelle coppe contro nostri club, con il Craiova, ma non si può dire che le immagini del campionatoro rumeno girassero in tutta Europa (e nemmeno oggi, del resto, è così).

Così sul finire della stagione 1986-87, con Camataru in foza alla Dinamo Bucarest, si materializzò l’occasione di vincere la scarpa d’Oro e guadagnarsi un contratto all’estero (ma in realtà Camataru sarebbe riuscito ad andare allo Charleroi solo alla fine dellera Ceausescu) grazie ad un premio all’epoca meno prestigioso di oggi ma pur sempre ‘occidentale’ (lo assegnava France Football, come il Pallone d'Oro). La Dinamo era una delle squadre rumene più potenti, essendo espressione della polizia, segreta (la Securitate) e non, quindi non ebbe problemi nel sostenere Camataru in quella che per lei era una buona occasione di immegine e di guadagno, in caso di trasferimento.

Per farla breve, nelle ultime 7 partite di campionato Camataru segnò 21 gol arrivano a quota 44. Non ci sono immagini e le foto sgranatissime ci dicono di gol normali, ma certo la situazione era strana. Anche perché la Dinamo di quelle sette partite non ne vinse quasi nessuna: in altre parole, il sospetto di scambio era fortissimo. Ad essere beffato fu Toni Polster, che con la maglia dell'Austria Vienna di gol ne fece 39 prima di passare al Torino. Fece quei 39 gol in un campionato non migliore di quello rumeno, ma forse con qualche telecamera in più. Tre anni più tardi il premio per il 1986-87 sarebbe stato assegnato a Polster, non è chiaro su quali basi (si disse che alla caduta del regime fossero stati ritrovati documenti riguardanti un interessamento della moglie di Ceausescu, Elena, per la Dinamo Bucarest di cui era tifosa, ma nessuno li ha mai pubblicati), e nel 2007 Polster lo ha anche ricevuto in una cerimonia formale. Non siamo però sicuri che quello di Camataru, 75 presenze in nazionale e però mai schierato nelle 4 partite della Romania a Italia '90 (nella squadra di Jenei gli attaccanti erano Raduciou e Lacatus, più Balint con Hagi a ispirarli), sia stato il più grande scandalo nella storia del calcio o anche soltanto della Scarpa d'Oro. 

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