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Il Mondiale di Brown e Passarella

Il Mondiale di Brown e Passarella

La morte del libero dell'Argentina di Maradona, campione a Messico '86, riporta alla memoria una nazionale particolarissima e nata in parte per caso. Con una differenza fra il migliore e i compagni mai vista a questo livello...

Stefano Olivari

17.08.2019 13:52

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La morte di José Luis Brown, che a 63 anni si può definire prematura, è stata per gli appassionati di calcio argentini un duro colpo. Il ‘Tata’ non è stato infatti soltanto il libero dell’Argentina campione del mondo 1986, ma anche uno dei pochi giocatori dignitosi sotto al livello di Maradona. Mai infatti nella storia del calcio si era e si sarebbe vista una differenza tale fra il più bravo della squadra campione e i suoi compagni. Scarone, Meazza, Schiaffino, Pelé, Beckenbauer, eccetera: tutti fenomeni, ma in squadre piene di individualità notevoli. Un merito ulteriore quindi per Maradona ma anche per Bilardo, che al Mondiale messicano (ma anche a Italia ’90) mise in campo un 3-5-1-1 blindato, con Maradona libero di fare Maradona dietro l’unica punta.

Brown giocava dietro a Cuciuffo e Ruggeri, con Giusti e Olartocoechea a proteggere le fasce, ma la cosa notevole è che si conquistò il posto direttamente al Mondiale, a quasi 30 anni. Prima di allora aveva giocato nell’Albiceleste soltanto tre partite, nel 1984, e solo perché Passarella era indisponibile. Di più: nonostante l’antipatia di Maradona nei suoi confronti, Bilardo aveva continuato a schierare Passarella titolare fino al 30 aprile del 1986, amichevole con la Norvegia. Insomma, quella di Maradona che avrebbe fatto fuori Passarella è una leggenda. Al punto che a fine maggio, pochi giorni prima del Mondiale, Maradona nelle varie interviste parlava di Passarella con freddezza ma anche con rispetto, dicendo che l’Argentina aveva due leader.

Passarella, che proprio in quel periodo passò dalla Fiorentina all’Inter, si sarebbe fatto fuori da solo, prima con quello che veniva definito morbo di Montezuma (traduzione: una dissenteria violentissima) che gli fece perdere le partite con Corea del Sud e Italia, poi con la rottura del gemello interno del polpaccio sinistro poco prima di rientrare contro la Bulgaria. Il libero argentino di quel Mondiale diventò quindi definitivamente Brown, per la gioia di Maradona ma non di Bilardo. L'ex giocatore dell’Estudiantes, all'epoca senza troppi squilli al Brest, non sbagliò una sola partita, e fu anche l’autore del primo gol dell’Argentina nella finale contro la Germania Ovest, suo primo e unico gol in nazionale. In chiave italiana Brown si segnalò in quel Mondiale anche per avere raccontato ai giornalisti che durante Italia-Argentina del girone, quando le squadre erano sull’1-1, molti azzurri, in particolare Scirea, Cabrini e Vialli, avevano invitato gli avversari ad accontentarsi del pareggio e a non farsi male.

Ma gli dei del calcio erano comunque con l’Argentina e con Brown, visto che Passarella stava tentanto un disperato recupero quando proprio il giorno di Argentina-Inghilterra, la partita del gol di mano e di quello più bello di sempre, fu ricoverato d’urgenza all’ospedale di Città del Messico per una colite con ulcera al colon di 28 centimetri. Con lo spirito che gli era proprio, Passarella di fatto fuggì dall’ospedale e si rimise a disposizione di Bilardo poco prima della finale. Debilitato e fuori allenamento, chiese a Bilardo (la fonte è Passarella stesso) di fargli giocare un minuto nella finale, nel caso l’Argentina si fosse trovata in vantaggio di due gol. “Come Causio nel 1982, mister”. Il sogno di Passarella era quello di sentirsi parte anche del secondo Mondiale argentino, dopo quello vinto da protagonista nel 1978. Ma Bilardo si rese conto delle sue condizioni fisiche e con la morte nel cuore gli disse di no, anche perché in panchina andavano soltanto in cinque. L’andamento di quella incredibile finale avrebbe in ogni caso impedito al c.t. quel gesto di stima, nonostante Brown avesse giocato da infortunato (alla spalla) quasi tutto il secondo tempo.

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