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Sneijder e i record di oggi© Getty Images

Sneijder e i record di oggi

Il campione olandese lascia il calcio giocato con tanti trofei e il prestigioso record di presenze nella sua nazionale. Da mettere in una minima prospettiva...

Stefano Olivari

17.08.2019 13:51

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Wesley Sneijder ha lasciato il calcio giocato, chiudendo in tono minore, in Qatar, una grande carriera con passaggi ben definiti: baby-fenomeno all’Ajax, campione fra i tanti del Real Madrid, trascinatore all’Inter del Triplete e nel Galatasaray, prima del Nizza e appunto dell’Al Gharafa. Ma tutti sanno chi sia stato Sneijder, mentre non è immediato collegarlo al record di presenze in una delle nazionali più prestigiose del mondo: 134, davanti alle 130 di Van der Sar e alle 112 di Frank De Boer, in una classifica che letta per intero su Voetbal International fa riflettere su quanto sia assurdo stabilire la grandezza di un giocatore soltanto in base ai numeri.

Per trovare il primo dei mostri sacri dell’Ajax e dell’Olanda anni Settanta, Ruud Krol, bisogna scendere fino alla quindicesima posizione e ad 83 presenze. Il successivo grande anni Settanta, sia pure meno iconico di quelli grandissimi, è Wim Jansen, trentunesimo a 65 presenze (lui targato Feyenoord). Non infliggiamo tutta la classifica ed arriviamo subito al punto, che è Johan Cruijff cinquantaduesimo con 48 presenze. Stiamo parlando di un fenomeno che ha esordito in nazionale 1966, a 19 anni, e che ci è rimasto fino al 1977, cioè ai suoi 30 anni. E senza il gran rifiuto al Mondiale del 1978, mai totalmente chiarito (lui stesso ne ha fornito più versioni), sarebbe arrivato in zona 60 presenze, non di più. Fanno meno impressione le ‘sole’ 58 presenze di Van Basten (trentaseiesimo in classifica), considerando gli infortuni e che abbia di fatto lasciato il calcio a 29 anni.

La conclusione è scontata: oggi le nazionali giocano talmente tante partite, senza contare il fatto che è più facile qualificarsi alle fasi finali gigantistiche di Europei e Mondiali (un dettaglio che l’Olanda nel 2018 non ci fosse, così come l’Italia), che i record di presenze e di gol hanno perso moltissimo valore e servono giusto per qualche sovraimpressione in tivù. Ad essere cattivi, servono anche a pompare a dismisura i campioni del presente per mortivi di marketing giornalistico. I 35 gol di Riva (in 42 partite!) o i 33 di Meazza (in 53) in Nazionale rapportati al calcio di oggi, in cui l’attaccante quasi non può essere toccato e il fuorigioco ha interpretazioni quasi tutte in favore di chi attacca? Almeno il doppio, stando bassi. Discorsi analoghi si possono fare anche per i club, con i campionati a 20 squadre e le coppe dalle prime fasi a volte insulse. Tutto questo non per dire che una volta era tutto meglio, facendo storytelling su gente vista solo in fotografia, ma che il presente va collocato in una minima prospettiva.

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