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La sottovalutazione del Portogallo

La vittoria di Cristiano Ronaldo e compagni nella prima edizione della Nations League arriva dopo vent'anni ai massimi livelli europei e mondiali, con trionfi e piazzamenti che non sono frutto del caso o dell'estro di un fuoriclasse...

Stefano Olivari

10.06.2019 ( Aggiornata il 10.06.2019 13:57 )

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Il Portogallo ha conquistato la prima edizione della Nations League e la cosa non dovrebbe far gridare al miracolo: stiamo parlando dei campioni d’Europa in carica, oltre che della squadra che da ormai 15 anni può contare sui gol (88, dopo i tre alla Svizzera in semifinale) e sulla leadership di Cristiano Ronaldo. Però questa nazionale viene sempre considerata come un’intrusa, al contrario per esempio di Italia e Olanda, squadre capaci di non qualificarsi ad un Mondiale a 32 squadre. Una sottovalutazione che parte dagli stessi media e tifosi portoghesi, nonostante la storia di questa squadra ed in particolare quella dell’era Cristiano Ronaldo.

Da quando il cinque volte Pallone d’Oro veste la maglia del Portogallo, quindi da quando era diciottenne (20 agosto 2003, amichevole con Kazakhistan), la sua nazionale ha avuto quattro allenatori diversi: Felipe Scolari, Paulo Bento, Carloz Queiroz e dal 2014 Fernando Santos. Non si partiva da zero, è bene ricordare, perché a Euro 2000 la squadra allenata da Humberto Coelho era arrivata alle semifinali, giocandosela alla grandissima contro la Francia che poi avrebbe battuto gli azzurri finali, con sconfitta per un dubbio rigore poi segnato da Zidane. Poi il brutto Mondiale 2002 e finalmente Cristiano Ronaldo, che Scolari fece esordire nella squadra di Figo, Rui Costa, Deco, Fernando Couto: squadra di prima fascia mondiale, però con poche punte decenti (titolare era Pauleta). Come livello medio certo non inferiore al Portogallo di oggi, anzi.

Da lì in poi i risultati del Portogallo parlano da soli: finale negli Europei casalinghi del 2004, con sorprendente sconfitta contro la Grecia (che già aveva vinto nella partita inaugurale), semifinale al Mondiale 2006 (altra semifinale con la Francia decisa da un rigore di Zidane), quarti di finale a Euro 2008 (sconfitta tiratissima con la Germania), ottavi di finale al Mondiale 2010 (1-0 per la Spagna poi vincitrice del torneo), semifinale a Euro 2012 (sconfitta con la Spagna, questa volta ai rigori), eliminazione nel girone al Mondiale 2014, trionfo a Euro 2016 giocando senza Cristiano Ronaldo quasi tutta la finale contro la Francia padrona di casa, ottavi di finale al Mondiale 2018 (2-1 per l’Uruguay).

E adesso la vittoria nella prima edizione di una Nations League che con qualche aggiustamento potrà avere un grande futuro, in prospettiva sostituendo le tristissime qualificazioni agli Europei. Una continuità ad alto livello, di un paese con 10 milioni di abitanti, che è figlia anche di Cristiano Ronaldo, ma non solo. Nell’ultimo ventennio soltanto Germania, Spagna e Francia hanno fatto meglio, nella media hanno combinato molto meno grandi storiche come Italia, Inghilterra e Olanda. Eppure c’è una certa fatica nel considerare il Portogallo fra le grandi d’Europa, piace molto di più la retorica dei nani trascinati da un gigante.

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