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Esonero di Cairo© LAPRESSE

Esonero di Cairo

Il Torino nell'era Vagnati, la Serie A di Sogliano e gli stranieri a Bari

15 ore fa

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Il licenziamento di Davide Vagnati da parte del Torino ci ricorda una volta di più che il mercato dei dirigenti è più interessante di quello dei giocatori e degli allenatori, perché nel calcio di oggi tutti sono precari ma i dirigenti di solito sono un po’ meno precari degli altri. E cacciando loro il proprietario dà anche un voto negativo a sé stesso, ovviamente ignorato dai tanti addetti stampa mascherati. Nelle cinque stagioni e mezza con Vagnati direttore sportivo ci sono infatti stati sulla panchina granata sei allenatori (Longo, Giampaolo, Nicola, Juric, Vanoli e Baroni, confermato da Cairo stesso dopo la sconfitta di lunedì sera con il Milan), con il nono posto come risultato massimo, piazzamento migliore del bacino d’utenza del Torino ma ritenuto inaccettabile da chi pensa che la storia del calcio scenda in campo. Adesso l’usato relativamente sicuro di Gianluca Petrachi, che con gli stessi mezzi di Vagnati ha al Torino ottenuto a volte risultati migliori, sia pure in una Serie A molto più depressa rispetto a quella di oggi. Quanto a Vagnati, inevitabile capro espiatorio di Cairo, ci sembra il momento giusto per ricordare le sue megacessioni (Ricci, Milinkovic-Savic, Bremer, Buongiorno, Bellanova) e i bilanci dei suoi sei mercati, usando i dati di Transfermarkt: più 26,13 milioni, più 16,75, più 57,22, più 16,77, più 61,70, più 42,5. Insomma, un avanzo di 221 milioni per stare sempre a centroclassifica, come squadre che hanno un rosso fisso. Detestiamo chi parla di scudetto dei bilanci, perché ai tifosi non deve importare niente dei guadagni degli azionisti, ma nel valutare l’operato di un dirigente queste cifre invece contano. Certo Cairo, come qualunque altro padrone, non può esonerare sé stesso. 

È molto più di una curiosità il fatto che al 10 dicembre gli esoneri di allenatori in Serie A siano quattro (Juric, Pioli, Vieira e Tudor e i cambi di direttore sportivo, o comunque di chi con altra carica prende le decisioni calcistiche tre (via Ottolini, Pradé e appunto Vagnati), con molte posizioni in discussione, prima fra tutte quella di Fabiani alla Lazio, mentre a Comolli un secondo mercato fallimentare non sarà perdonato. L’idea di fondo di vecchie e nuove proprietà è un po’ quella che ha permesso di fare buone cose, spendendo poco, a Lotito, De Laurentiis e Pozzo: fra i giocatori di classe media uno vale l’altro, inutile strapagare nomi noti quando un ds competente può fare una squadra a saldo zero o addirittura guadagnandoci. Nella Serie A di oggi meglio prendere Sogliano che Mbappé. 

A proposito di De Laurentiis, in questo caso Luigi, il suo scenario sull’ingresso di soci stranieri nel Bari, per puntare alla Serie A e rimanerci, ha fatto incattivire ancora di più i tifosi che stanno disertando il San Nicola e che dopo sette anni vorrebbero chiudere questa era per molti aspetti inspiegabile, con ambizioni limitate dall’obbligo di cessione in caso di promozione vista l’impossibilità di giocare nello stesso campionato del Napoli. Una situazione che ha comunque il 2028 come termine, visto che per quella data la multiproprietà di squadre professionistiche sarà proibita anche per serie diverse. In ogni caso un affarone per la famiglia, che il Bari se lo è visto di fatto regalare, come del resto il Napoli e che vendendo adesso, senza stare a trattare troppo, farebbe una plusvalenza da una cinquantina di milioni. Poi si chiedono perché non producano più film.

stefano@indiscreto.net
 

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