Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
© LAPRESSEIl paradosso di Massimiliano Allegri è che sta mandando fuori di testa gli iscritti al partito ‘Gli allenatori sono tutti uguali’, un partito che per la maggior parte è però composto da sostenitori di Allegri stesso, quelli del genere 'Che bello il calcio pane e salame, meglio giocare male e vincere'. Cose note anche prima di un derby vinto in maniera fortunata, con un Milan per nove (o otto, considerando Saelmaekers a metà con la Roma) undicesimi uguale a quello disastroso dell’anno scorso, con in campo Modric e Rabiot arrivati a zero e in panchina o in tribuna tutti gli acquisti di Tare o su cui Tare ha messo la faccia: Nkunku, De Winter, Estupinan, Jashari, Odogu, Athekame, oltre a Ricci che era stato preso prima dell’arrivo dell’attuale direttore sportivo. In questo momento si può dire che lo scudetto possano vincerlo almeno cinque squadre, ma anche che Allegri sia tatticamente più bravo di quasi tutti i suoi colleghi, mascherando i limiti dei singoli (soprattutto dei difensori) senza vendere ‘il mio calcio’.
L’Inter festeggia il nuovo record di incasso della Serie A (8.649.494 euro) e nient’altro, con la quarta sconfitta in campionato e la magra consolazione di una classifica corta che non taglierà fuori nessuno ancora per un po’. A proposito di stadio, poche ore fa sono iniziati quasi clandestinamente i lavori nei pressi di San Siro, iniziando con la distruzione di un prato. Una delle più clamorose svendite della storia del calcio (lo stadio, ricordiamo, valutato 73 milioni, per tacere del resto) prosegue sulla strada del fatto compiuto, nel disinteresse generale. Molti tifosi di Inter e Milan sono a favore del nuovo stadio, molti sono genericamente nostalgici, ma non è questo il punto.
Anche il Cagliari sta diventando americano, pur con il controllo ancora in mano a Tommaso Giulini. È infatti da qualche giorno ufficiale l’accordo tra la Fluorsid di Giulini e un gruppo di investitori statunitensi coordinati da Maurizio Fiori, cresciuto in Sardegna ma con una carriera da manager tutta negli Stati Uniti, per la cessione di quella che viene definita “minoranza qualificata”. Un 40% che nel calcio ha un significato chiaro: nessuno con questa quota vuole fare il socio di minoranza a vita, partecipando ad aumenti di capitale contando zero. Motivo dell’operazione? Nemmeno era quotato: il nuovo stadio, il Gigi Riva. La cosa più concreta di tutte è che i club italiani di fascia media costano ancora poco.
Nel calcio del 2025 gli ultras sono un anacronismo, anche quando non sono collegabili a violenza e insulti. Ma Claudio Lotito ha contro non più soltanto gli ultras della Lazio, bensì gran parte dei tifosi normali. L’atmosfera in cui la squadra di Sarri ha battuto il Lecce, giocando il più bel calcio della sua stagione (ovvio asterisco per l’avversario) è stata assurda, con circa 10.000 presenti all’Olimpico, circa un terzo di chi aveva l’abbonamento o il biglietto. E questo al di là della commemorazione di Vincenzo Paparelli, del nuovo falconiere e di tutte le altre vicende laziali che fanno perdere di vista il quadro di fondo: Lotito è un ottimo dirigente, che nel 2004 ha avuto la Lazio quasi gratis e che l’ha sempre gestita con oculatezza, guadagnandoci direttamente e indirettamente nonostante i tanti errori di mercato, pur non essendone tifoso e non avendo in mente di rivenderla se non di fronte a una proposta indecente. Si dice sempre che le forme di protesta dei tifosi civili siano non andare allo stadio, non comprare merchandising ufficiale, non abbanarsi a pay-tv. Ma se non bastano? Non c’è una risposta giusta.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato