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© Getty ImagesSan Siro e le aree circostanti sono da oggi di proprietà di Inter e Milan, in teoria. Anzi, molto in teoria nonostante sia stato firmato il rogito per 197 milioni di euro, con il Comune di Milano nella parte del frettoloso venditore. Più volte si è scritto che il problema non è stadio nuovo-stadio vecchio, ma la svendita (lo stadio è stato valutato 73 milioni, poco più di 7 anni dell’affitto che Inter e Milan oltretutto non pagavano, per la parte destinata alla manutenzione) di beni pubblici nel nome di presunte necessità dei club, ai quali peraltro lo stadio di proprietà pubblica mai ha impedito di vincere Coppe dei Campioni e scudetti, o comunque di andarci vicino come è avvenuto anche negli ultimi anni. Non ci inerpichiamo in discorsi da giuristi di Google, con i futuri scenari giudiziari, ma notiamo come in questa vicenda i tifosi, che in parte saranno cacciati dai posti corporate, siano stati trattati come scudi umani. E gli ultras, i sedicenti difensori del vero calcio? Addomesticati.
La buona stampa serve per costruire centri commerciali destinati a rimanere vuoti (in ogni caso per quell’epoca Oaktree e RedBird saranno lontanissimi) ma anche per allenare in Serie A. Così Daniele De Rossi, come allenatore un disastro alla SPAl e male alla Roma, è stato ritenuto credibile come salvatore del Genoa. Mentre Donadoni, tanto per fare un altro nome di attualità ma con bene altro curriculum in panchina, dopo cinque anni di disoccupazione è dovuto ripartire dalla B.
A proposito di De Rossi e dei campioni del mondo 2006 che si ostinano ad allenare, nei comunicati in comunicatese si è scritto che la nuova maglia della Nazionale, presentata oggi, richiamerebbe elementi del 2006, con la scritta Azzurra sul colletto e un motivo grafico sulla maglia propriamente detta che evoca l'Impero Romano. Un po' di vela e un po' di Italia che piace agli americani, dunque, nella terrificante idea di Adidas e FIGC. Una cosa da club, anche senza tirare in ballo sacralità della maglia e cose del genere. La cosa notevole è che non occorre essere troppo vecchi per ricordarsi della maglia degli azzurri di Lippi: ecco, non c'entra niente con quella di oggi. Speriamo nell'Impero Romano.
Nel caos della Fiorentina la linea di Commisso è chiara: la squadra è buona e non ha bisogno di rivoluzioni, al di là della scelta del nuovo allenatore. Così si può leggere la promozione interna di Roberto Goretti, che da direttore tecnico diventerà anche direttore sportivo, quindi con le funzioni che aveva Pradé, andato via tre giorni prima dell’esonero di Pioli. Goretti ha fama di ottimo conoscitore di giocatori, al di là del Wyscout che mette ormai tutti sullo stesso piano, ma fare il direttore sportivo è una cosa diversa. Per sua fortuna la Fiorentina non ha bisogno di colpi di mercato, ma soltanto di un allenatore in forma.
stefano@indiscreto.net
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