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Lo spareggio di Retegui© APS

Lo spareggio di Retegui

Dopo le partite con Estonia e Israele la Nazionale ha almeno la certezza del secondo posto nel girone, sognando ancora il quasi impossibile sorpasso sulla Norvegia. Ma la testa di tutti è già a marzo...

23 ore fa

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La modestissima partita contro Israele, resa accettabile dallo stato di forma di Retegui e da un finale in crescendo, ha dato agli azzurri la certezza degli spareggi mondiali a marzo, adesso evitabili soltanto grazie a un'impresa (vittoria o pareggio) dell'Estonia in casa della Norvegia: in quel caso se la Nazionale battesse prima la Moldavia e poi a San Siro proprio la Norvegia ci sarebbe addirittura la qualificazione diretta. Uno scenario che ha l'1% di possibilità di verificarsi, diciamolo subito, anche se in Estonia la Norvegia ha ottenuto più sofferta delle sue 6 vittorie e nel calcio si sono viste sorprese più grandi.

Comunque finora Gattuso ha fatto il suo, non per le 4 vittorie ma per l'ambiente che sta provando a creare: il calcio delle nazionali è quasi un altro sport rispetto a quello di club, diversamente Gattuso al di là di Buffon non avrebbe avuto questa chance. Parlando del campo e non di quello che è successo fuori dallo stadio di Udine (non si ricordano però in occasione di partite dell'Italia manifestazioni pro Israele dopo il 7 ottobre 2023), con Gattuso gli attaccanti sono tornati centrali e al di là di un modulo che non è fisso (ieri era il 3-5-2) il suo punto d'arrivo quasi dichiarato è la difesa a quattro, due vere punte e due esterni di centrocampo molto offensivi, i Politano e gli Zaccagni della situazione. Contro Israele la difesa ha ballato molto, sia nella prima partita sia a Udine, e negli spareggi non si inconterranno squadre peggiori di quella di Ben Simon, numero 76 del ranking FIFA. La sensazione lasciata è quella di una squadra di buon livello ma poco cattiva.

Inutile comunque il disfattismo preventivo, così come la sopravvalutazione del Mondiale: nel calcio di oggi conta sempre meno, è una sorta di festa a metà fra la geopolitica e il marketing, macchina da soldi con sempre meno contenuti e fascino. Con la bulimia di Infantino che sta facendo il resto: uno valeva uno (cioè il voto di un'isoletta per evasori fiscali valeva come quello dell'Italia) anche ai tempi di Havelange, che però dava in cambio cose diverse dall'apertura delle porte a tutti. Questo al di là di Capo Verde e del girone sudamericano che manda avanti cani e porci. Non è un buon motivo per farsi eliminare, ma è solo per dire che in ogni caso il calcio italiano non finirà il prossimo marzo. 

stefano@indiscreto.net

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