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Esposito e i suoi fratelli© APS

Esposito e i suoi fratelli

Uno spareggio per Gattuso, i napoletani al Napoli, l'Under 20 quasi 18

3 giorni fa

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Dopo Estonia-Italia e Norvegia-Israele la Nazionale di Gattuso è quasi certa del secondo posto nel Gruppo I di qualificazione mondiale ed è quindi scontato che l’interesse non sia per compitini ben fatti contro nessuno ma per ciò che accade altrove. L’Italia giocherà il playoff di marzo da testa di serie: questo significa semifinale in casa contro una squadra della quarta fascia, quella delle ripescate dalla Nations League, fra le 16 qualificate ai 4 torneini. Guardando alle situazioni attuali potrebbe essere del livello di Romania e Galles, con anche un rischio Svezia, e finale teorica contro una squadra appartenente alla seconda fascia come potrebbe essere la Repubblica Ceca appena umiliata dalle Far Oer, la vera storia di queste qualificazioni. Discorsi prematuri, quel che sarà sarà. Ma al di là dei numeri e degli incastri Gattuso sta facendo ciò per cui è stato chiamato: non insegnare calcio o impostare un ciclo, ma togliere dall’azzurro quell’alone di negatività e vittimismo che purtroppo erano la cifra stilistica di Spalletti. Basta osservare come è cambiata la narrazione sugli attaccanti: in due mesi da paese in cui nessuno tira in porta a culla di una generazione di fenomeni, da Esposito a Camarda.   

Da Donnarumma a Pio Esposito, perché tanti talenti nati in Campania non hanno mai giocato nel Napoli neppure a livello giovanile? Una domanda che è del tutto indifferente a De Laurentiis, concentrato solo sulla prima squadra, ma che molti tifosi del Napoli si fanno visto che nella storia recente del club, diciamo da quando è tornato fra le grandi, quindi dall’epoca di Mazzarri, i napoletani o campani in squadra sono stati pochissimi e spesso più contestati (Insigne un esempio clamoroso) rispetto a chi veniva da fuori. Una delle spiegazioni, pensando proprio a Donnarumma e Esposito, ma anche al passato non troppo remoto di Montella, Quagliarella (che poi da grande nel Napoli ci avrebbe anche giocato) e Immobile, è che a livello giovanile la campagna acquisti non riguarda soltanto i ragazzi ma anche le loro famiglie: e il Napoli di De Laurentiis non ha mai partecipato a questo tipo di aste, a torto o a ragione. Altra spiegazione, più ovvia, è uno scouting scadente: l’Immobile della situazione aveva girato mezza Campania prima di andare a 17 anni nella Juventus su segnalazione di Ciro Ferrara.

Il brutto Mondiale Under 20 finito agli ottavi di finale contro gli Stati Uniti ha per l’Italia tante giustificazioni, prima fra tutte che i migliori fra i convocabili in Cile da Nunziata non c’erano per motivi diversi Pio Esposito, Comuzzo, Pafundi, Camarda. Bartesaghi, Palestra, Leoni, eccetera. Di livello ben superiore l’Under 20 che con lo stesso Nunziata era arrivata in finale due anni fa, in una collocazione di calendario, cioè maggio-giugno, che aveva neutralizzato i club. In ogni caso bisogna usare lo stesso metro: medaglie di valore modesto prima, delusioni da dimenticare adesso. Senza mettersi ad analizzare gli episodi che avrebbero potuto far girare la partita con gli USA (da loro dominata, ma indirizzata come risultato solo a 10 minuti dalla fine), primo fra tutti il palo di Mosconi, un grosso asterisco va messo sull’età, vista la differenza che a questi livelli fanno anche pochi mesi. Questa Italia per scelta e necessità era quasi una Under 18: Natali, Verde, Idele, Cama, Mosconi, Idrissou, Sala, Benjamin, Liberali, per citare 2007 o più giovani che hanno giocato contro gli USA. Insomma, i fallimenti sono altri.

stefano@indiscreto.net

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