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La lettera di DAZN agli ‘utilizzatori finali’ (anche se in passato l’espressione riguardava un altro settore) del pezzotto per guardare le partite segna una vera svolta nella lotta alla pirateria, visto che bloccare e punire chi gestisce il traffico è socialmente accettato mentre chi cerca di fare il furbo non pagando un prodotto in vendita (quindi rubando, in italiano) è fra di noi e spesso nemmeno lo fa per questioni finanziarie ma solo per sentirsi, appunto, furbo. Atteggiamento comprensibile, anche se non giustificabile, per il gratis, ma cosa dire di chi paga 10 euro al mese un abbonamento alla camorra o simili per partite che con pochi euro in più potrebbe guardare su DAZN o altre piattaforme? Va detto che l’operazione della Guardia di Finanza di Lecce e di Roma, che aveva portato all’ìndividuazione anche di oltre 2.000 utilizzatori di servizi IPTV illegali, a questa gente aveva portato soltanto una sanzione di amministrativa di 154 euro, insomma come pochi mesi di abbonamento regolare. DAZN adesso chiede loro anche 500 euro, meno di un abbonamento annuale, per evitare la minaccia di un’azione legale. Con una facile battuta potremmo dire che è una buona offerta, meglio di quelle che DAZN propone ai clienti onesti. Ma il discorso è più profondo e riguarda lo streaming e in generale le pay-tv, con la futura SuperChampions che al di là della fantomatica piattaforma Unify sta indicando una strada che in Italia ha come sostenitore soltanto De Laurentiis: in pratica tutte le partite in chiaro finanziate dalla pubblicità, affiancate da piattaforme pay senza pubblicità e con contenuti speciali (il mitico mondo premium). In questa senso la tivù di Lega che dovrebbe mettere pressione a Sky e DAZN è nata morta.
Gli allenamenti dei ragazzi dell'Under 21 con la benda da pirata a coprire un occhio hanno fatto molto discutere, ma non sono una novità negli allenamenti di Silvio Baldini. Non abbiamo la competenza medica per confutare l'idea che queste bende allenino la mente, come sostiene il commissario tecnico, ma non occorre competenza per osservare una volta di più la natura mediatica dell'operazione Baldini, non da oggi (ha 67 anni e allena da più di 40) parodia dell'allenatore anti-personaggio e anti-convenzionale. Del resto una FIGC in difficoltà e senza una direzione (chi se li ricorda i discorsi sulla cantera dei tecnici federali?) aveva bisogno di lui più di quanto Baldini avesse bisogno di uno stipendio pubblico.
L'incredibile (per la discesa in campo dell'amministratore della Lega) botta e risposta fra Rabiot e De Siervo sul possibile Milan-Como a Perth ha fatto nascere una domanda interessante: i calciatori hanno libertà di espressione? L'AIC sostiene di sì, ma i regolamenti FIFA e UEFA, oltre che il contratto collettivo italiano, dicono di no. Il calciatore non può rilasciare dichiarazioni che ledano la reputazione del club e dire che giocare Milan-Como in Australia è una follia (lo è anche secondo noi, non è questo il punto) di sicuro è una cosa che tocca l'immagine del Milan, che è stato il motore dell'operazione Perth anche se la faccia ce l'ha messa De Siervo. Avete letto la dichirazione di un calciatore di Inter e Milan contro l'abbattimento di San Siro? Eppure ce ne sarà 1 su 50 al quale San Siro piace... In certi contratti ci sono clausole addirittura più punitive, e questo caso ha avuto almeno il merito di far conoscere la situazione al grande pubblico. Gli articoli del genere 'Ci aspettano dieci finali' o 'Devo ringraziare il mister' non sono sempre colpa di intervistatori e intervistati.
stefano@indiscreto.net
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