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Anche il Pallone d’Oro 2025 ha fatto discutere, proprio per la mancanza di un giocatore indiscutibile: comunque fra qualche anno sembrerà incredibile che giornalisti in teoria specializzati abbiano preferito Dembelé a Yamal. Certo l’effetto vittoria supera qualsiasi altra considerazione: l’Inter finalista di Champions ha avuto due giocatori, Lautaro Martinez ventesimo e Dumfries venticinquesimo, nei primi 25, mentre il PSG vincitore ne ha avuti 9, ma come sarebbe andata a parti invertite? Tutta questa premessa per dire che l’assenza di italiani, tranne Donnarumma nono e che comunque per i media è più straniero di Calhanoglu, Vlahovic e Leao, non significa che il calcio italiano sia morto. Il ventottenne Dembelé non era mai stato nei primi 30, in teoria se il Napoli vince la Champions il Pallone d'Oro potrebbe andare anche a Politano.
Da due giorni le parole di Conte dopo Napoli-Pisa vengono vivisezionate, difese o criticate, e in ogni caso la facile previsione è che il "I calciatori importanti sono diversi. Sono da 50, 60, 70 milioni. Quelli sono calciatori importanti" diventi una frase di culto come quella sul ristorante da 100 euro ai tempi della Juventus, che dopo di lui avrebbe continuato a vincere scudetti, oltretutto con ottime annate in Champions League. Ma c’è poco da vivisezionare, perché questo schema di Conte, un misto di maniavantismo e di strategia motivazionale (in pratica far credere a un gruppo di campioni di essere outsider), è quasi fisso e un uomo di cinema come De Laurentiis, anche se si è persa memoria dell’ultimo vero film prodotto, meglio di altri presidenti sa capire quando il sequel può funzionare. Sembra stia funzionando, inutile scontrarsi con il regista. Poi lo schema non sempre è vincente e la stessa carriera di Conte lo dimostra: a nessun calciatore piace sentirsi definire di Serie B dal proprio allenatore, a nessun presidente piace passare per pezzente o wannabe.
Inter e Milan hanno annunciato l’accordo con i prestigiosi studi di architettura Foster e Manica per il nuovo stadio da 71.500 posti inserito in un progetto basato su una fantomatica ‘rigenerazione’, termine ormai diventato più fastidioso di ‘sostenibilità’. Oltre alle mille dichiarazioni (molto sospetto il neo-entusiasimo di Marotta per il progetto), l'ennesima mossa per mettere pressione al consiglio comunale di Milano che lunedì prossimo si pronuncerà sulla vendita di San Siro. Come se il problema fosse il nome degli architetti e non la svendita (svendita, non vendita) di un bene pubblico. Facile l’obiezione che tanti grandi club, dal Real Madrid alla Juventus, hanno avuto regali di questo tipo per il loro stadio, ma stiamo parlando del presente e di due club che di fatto negli ultimi sei anni quasi non hanno pagato l’affitto.
Soltanto in Italia il patteggiamento di una pena di un anno e otto mesi può essere, per usare le parole di Andrea Agnelli "coerente con la posizione di innocenza" senza che qualcuno si metta a ridere. La fine per la giustizia ordinaria dell'inchiesta Prisma, quella che, per stare nel nostro orticello, causò dal lato sportivo alla Juventus 10 punti di penalizzazione e l'esclusione dalle coppe europee, non cancella né le responsabilità dei dirigenti (fra i vari condannati anche Nedved e Paratici) né le aumenta, visto che stiamo parlando di due giustizie diverse: anche quella sportiva può essersi sbagliata, per eccesso o per difetto. Ricordando che la Juventus non lo vince dal 2020, il gioco era e rimane truccato non per le plusvalenze fittizie (materia secondo noi da giustizia ordinaria, appunto), ma per l'assenza di un salary cap e la presenza di paletti finanziari come quelli dell'UEFA, che hanno l'unico effetto di cristallizzare i rapporti di forza. Come potrà mai aumentare i ricavi la Lazio?
stefano@indiscreto.net
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