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Il miglior portiere del mondo, o almeno quello che è considerato tale dai giornalisti di tutto il mondo, è Gigio Donnarumma. Che ieri ha ritirato il premio Yashin, cioè il Pallone d’Oro per i portieri, superando in classifica Alisson, Sommer, Courtois, Bounou, Raya, Oblak, Emiliano Martinez, Chevalier che ha appena preso il suo posto al PSG, e Selz. Chiaramente sono classifiche basate sullo status, del giocatore e della sua squadra di club, al di là del fatto che nessun essere umano possa seguire bene il rendimento di centinaia di portieri in decine di campionati. Un po’ come nei premi letterari: nessun giurato davvero legge i libri, ci si basa sul nome, sulla sintesi della trama (per un portiere gli highlights), sulle sensazioni, sulle simpatie.
Ma è proprio questo il punto: in campo internazionale Donnarumma gode di una considerazione di cui non gode in Italia nonostante 76 partite in Nazionale (a 26 anni…), un Europeo vinto da trascinatore (nel 2021 in Italia si giocava il calcio di strada, evidentemente), la Champions con il PSG anche questa da protagonista, con Luis Enrique che gli deve almeno quanto Mancini, ed il fatto che Guardiola abbia cambiato idea sul tipo di portiere preferito pur di averlo al City, a carissimo prezzo per un giocatore in scadenza di contratto. Da ricordare da dove è uscita la vittoria di Donnarumma: dal voto di un giornalista autorevole (per l'Italia Paolo Condò) di ognuno dei primi 100 paesi del ranking FIFA, che indica tre nomi. Va da sé che chi è in squadre vincenti e più televiste sia avvantaggiato, ma non ci sembra una colpa.
Le ragioni di questa sottovalutazione di Donnarumma le abbiamo più volte spiegate: il subgiornalismo milanista lo considera un traditore per avere fatto i suoi interessi invece di quelli di Elliott (da qui anche la grottesca esaltazione di Maignan), quello juventino lo considera un’occasione mancata (Mino Raiola lo voleva fortemente in bianconero) e una sorta di criptorivale di Buffon (che però ha formalmente con lui buoni rapporti, a Parigi lo ha anche premiato), mentre a quello interista-marottiano Donnarumma è indifferente, così come a quello per così dire meridionalista, anche se nel Napoli di oggi Donnarumma potrebbe davvero essere una bandiera. Insomma, la sfortuna di Donnarumma, al suo secondo premio Yashin dopo quello del 2021, è quella di essere percepito soltanto come giocatore della Nazionale, cioè la squadra che tutti criticano senza pagare dazio. Fra l'altro Donnarumma è in contrasto anche con la narrazione corrente, cioè che in Italia non ci siano più campioni e nemmeno giocatori decenti.
stefano@indiscreto.net
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