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Da allenatore da progetto a profeta della vittoria di corto muso, con l’uomo decisivo trovato per caso, il percorso di Gasperini è opposto a quello del nuovo Allegri che addirittura ha avuto qualche ora fa l’endorsement di Adani. La copertina del derby romano è però ovviamente per Lorenzo Pellegrini, al quarto gol in carriera contro la Lazio ma soprattutto alla sua prima apparizione in stagione, dopo essere stato accantonato da club e allenatore (e non per aziendalismo). Insieme a Pisilli l’unico a ricordarci che la Roma non è intercambiabile con l’Arsenal o l’Anderlecht. Di sicuro un giocatore che la Roma ha fatto di tutto per cedere, e non soltanto per l’ingaggio pesante, peraltro la metà di quello di Dybala e quasi uguale a quelli di Mancini, Bailey e degli altri indesiderati Hermoso e Dovbyk. Fra l’altro Pellegrini pur essendo per caratteristiche lontanissimo dal Papu Gomez e da Lookman, è quel tipo di giocatore che si trova da solo la posizione in campo che a Gasperini, in piccole dosi, è sempre piaciuto. Tutto questo per dire che i progetti sono una bellissima cosa per far sembrare il calcio materia da scienziati, ma lo sono soltanto fino al prossimo progetto.
Ancora più difficile fare ragionamenti sulla Lazio, dopo una partita persa anche per sfortuna visto che la reazione finale avrebbe meritato l’1-1. Il gigantesco non detto della stagione del club di Lotito è che deve passare il più in fretta possibile, per far scadere i tanti contratti in scadenza 2026 (ben 7, fra cui quelli di Pedro, Vecino e Marusic) e trovare una soluzione per le scadenze 2027 (ben 8, fra cui Romagnoli, Provedel e Cataldi) per non trovarsi di nuovo zavorrati il prossimo luglio, al di là degli errori amministrativi. Quale altra squadra di Serie A ha 15 giocatori ai saluti o giù di lì? Sarri non poteva sapere del blocco del mercato, ma queste situazioni le conosceva e ha liberamente deciso di mettere la faccia su stagioni di transizione.
La Nazionale ha bisogno di Nicolò Tresoldi? Non è una domanda strampalata, visto che Gattuso è ancora in tempo a italianizzare l’attaccante andato a segno con il Bruges al suo esordio in Champions, contro il Monaco, e protagonista con un gol anche ieri in Jupiler League contro il St.Truiden. L’italianissimo Tresoldi gioca nell’Under 21 tedesca, ma fino a quando Nagelsmann non lo convocherà (con Tresoldi ad accettare la convocazione, beninteso) le possibilità di vederlo con la maglia azzurra dei grandi sono intatte. Per motivi misteriosi fino a qualche settimana fa sembrava che l’Italia non avesse un solo attaccante sotto i 30 anni e adesso invece si assiste a una presunta fioritura di punte centrali.
Quella di ieri è stata la terza pacifica marcia di contestazione dei tifosi del Torino nei confronti di Urbano Cairo, nell'anno del ventennale di una presidenza senza direzione, in un calcio italiano profondamente cambiato e dove la mezza classifica non esiste più, come le mezze stagioni: di fatto gli unici club senza aspirazioni europee o patemi per la salvezza sono rimasti Udinese e appunto Torino, mettendo un asterisco sul Parma che fino a un anno fa sembrava il Como di oggi. Secondo le ricerche più recenti (citiamo quella estiva di StageUp-Ipsos) il Torino è la decima squadra italiana per numero di tifosi, stimati in 409.000, ma con forte (meno 11,5% nella scorsa stagione) tendenza al ribasso nonostante i suoi obbiettivi e suoi risultati siano più o meno sempre gli stessi. Si torna al discorso del progetto, ormai principale metro di valutazione di tutto: non conta averlo, ma far sembrare di averlo.
stefano@indiscreto.net
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