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Pio Esposito potrebbe essere la prossima vittima della retorica sui giovani che in Italia impera nei periodi in cui la Nazionale fa pena e che porta alla sopravvalutazione mediatica e tifosa dei vari Lucca, Camarda, Savona, Pisilli, Savona, Maldini, Fabbian, Pafundi, Gnonto, eccetera (citiamo apposta giocatori di età diverse e che comunque sono bravi). La buona prestazione di Amsterdam da spalla di Thuram, senza fare un solo tiro verso la porta dell’Ajax, ha reso uomo della Provvidenza un ventenne come Esposito che finora ha disputato un eccellente campionato di Serie B. L’ideologia di fondo di questo atteggiamento è che gli allenatori siano fifoni autolesionisti, che non permettono ai talenti italiani di esprimersi. Lo stesso Esposito, che magari diventerà fortissimo (e di sicuro ha caratteristiche fisiche e tecniche che lo rendono un pezzo pregiato), se Lautaro Martinez fosse stato bene avrebbe giocato soltanto qualche minuto. E se invece gli allenatori fossero legati solo al risultato, come il divanato che ne invoca l’esonero al primo pareggio?
In PSG-Atalanta ha fatto notizia il fatto che Luis Enrique abbia seguito dalla tribuna il primo tempo, per capire meglio la partita dal punto di vista tattico, e dalla panchina, cosa che peraltro aveva già fatto altre volte un po' per convinzione e molto per fare il fenomeno (quasi saranno i segreti di Juric?). È una pratica comunque diffusa, per interposto match analyst (tipo Rudi Garcia), mentre in prima persona nel passato ci sono stati diversi esempi illustri, su tutti George Graham all'Arsenal, ma anche Allardayce e Walter Smith. Dubbia l'utilità odierna, nel calcio delle cinque sostituzioni regalatoci dal COVID.
A un anno dalla morte di Totò Schillaci la figlia Jessica ha scritto un bel libro su di lui, sul loro rapporto (per molti anni inesistente) più che sullo Schillaci calciatore che ha conosciuto dai racconti di altri, che a loro volta non avevano l'età per averlo visto giocare. 'Solo io posso scrivere di te' non racconta gol, ma una persona che Italia '90 scaraventò direttamente nel mito, al di là della buona carriera prima e dopo. Fra i campioni del calcio italiano Schillaci è stato quello, sportivamente parlando, meno campione di tutti, senz'altro meno del Vialli e anche del Carnevale dei quali prese il posto. Ma proprio per questo il suo Mondiale è stato il Mondiale di tutti noi e in un certo senso siamo rimasti lì.
stefano@indiscreto.net
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