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La quota dell’esonero di Cristian Chivu prima di gennaio è scesa alla SNAI da 4,50 a 3,50, che in termini probabilistici significa che secondo i bookmaker e il mercato l’allenatore dell’Inter ha il 28,5% di probabilità di essere messo alla porta nei prossimi tre mesi (quasi la stessa quota del ritorno di Mourinho…) e mezzo. In fondo non è tanto, considerando i processi da social network dopo il pessimo inizio di stagione dei neroazzurri, con due sconfitte su tre partite e l’ultima contro una Juventus con cui erano in vantaggio fino a 8 minuti dalla fine. Tutto questo a poco dall'esordio in Champions contro l'Ajax in cui il Chivu calciatore esplose, soprattutto nelle due stagioni sotto la guida di Ronald Koeman, nella clamorosa squadra con Ibrahimovic, Van der Vaart, Sneijder, eccetera.
Risultati molto peggiori del gioco espresso da una squadra che nei suoi titolari è rimasta di fatto l’ultima di Inzaghi, ma con l’estate che ha portato acquisti anche costosi, nessuno però capace di dare una scossa al clima assurdo creatosi dopo la finale di Champions League strapersa con il Barcellona. Strapersa, ma finale di Champions League, la seconda in tre anni... Akanji è un tappabuchi, sia pure di grande nome, comunque arrivato all’ultimo momento dopo la cessione di Pavard, Sucic non si sa bene in quale ruolo impiegarlo, Luis Henrique è già vicino a essere classificato come flop, Bonny è la riserva di due attaccanti fra i quali si è rotto qualcosa ma che comunque per status e ingaggio, in stile NBA, devono giocare.
La realtà è che con il Torino e con l’Udinese l’unico dei nuovi dal primo minuro è stato Sucic, contro la Juventus Akanji, e che una squadra da sei anni, i due di Conte e i quattro di Inzaghi, al top in Italia e in Europa è difficile da migliorare senza investimenti stellari: da ricordare che nei quattro anni di Inzaghi l’Inter è stata la nona squadra italiana per saldo di mercato, quindi con le cessioni che hanno superato gli acquisti, superata addirittura dall’Atalanta. In altre parole, l’Inter è una squadra di giocatori che sono arrivati al loro limite, buona parte dei quali non è stata ceduta per mancati incastri di mercato, come Calhanoglu che aveva già le valigie pronte, o clamorosi errori di valutazione come nel caso di Thuram, che al di là della classe indubbia (che ne fa uno dei pochi davvero vendibili) è un corpo estraneo all’interno di uno spogliatoio coeso, o mancanza di offerte shock. In sintesi, Marotta e Ausilio (e in generale i dirigenti di ogni squadra) da tenere in copertina nelle vittorie e nelle sconfitte, anche se è ovvio il motivo per cui molti non lo fanno.
Detto questo, dietro al Napoli che in Italia non sbaglia un colpo questa Inter da fine ciclo può arrivare in zona Champions fischiettando, a meno che non prevalga quella cupio dissolvi che nel calcio è abbastanza frequente, gradita soprattutto al tifoso che vuole la statua equestre dopo ogni vittoria e il linciaggio dell’allenatore dopo ogni sconfitta. Certo Chivu, terza e improvvisata scelta estiva, dopo Fabregas (gestione dilettantistica del suo sì) e De Zerbi, è stato una scommessa ed è lui il primo a saperlo. Di solito questo tipo di scommesse (Pirlo, Seedord, De Rossi...) i grandi club le perdono, ma ridimensionando gli obbiettivi un'Inter con il pilota automatico la può guidare fino a fine stagione.
stefano@indiscreto.net
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