La manita di Inzaghi

I cambiamenti dell'Inter, il Como alla Mantovani, il momento del Bologna
La manita di Inzaghi
© LAPRESSE

Stefano OlivariStefano Olivari

Pubblicato il 26 agosto 2025, 14:02

L’Inter è ancora l’Inter di Simone Inzaghi e per contendere lo scudetto al Napoli può bastare e avanzare, Non fosse stato squalificato Calhanoglu, la formazione titolare che ha battuto 5-0 il Torino sarebbe stata esattamente la stessa della scorsa stagione, cioè quella finalista di Champions League (con manita al contrario). Per certi versi è lo stesso discorso dell’Atalanta del post Gasperini, che in estate ha fatto soltanto qualche colpo mirato e comunque non ha seguito le indicazioni di Juric, così come è difficile pensare che Marotta si sia fatto dettare la linea da una terza scelta come Chivu. E quindi? In una Serie A bloccata dagli invendibili (peraltro ingaggiati da presunti re del mercato) chi era davanti l’anno scorso lo è rimasto, almeno sulla carta.

L’inizio di stagione del Como degli Hartono e di Fabregas è stato da grande squadra, al di là della vittoria ottenuta contro la Lazio. E in una Serie A di tutti onesti sarebbe facile pronosticare per Nico Paz e compagni un piazzamento almeno da Europa minore. A proposito: proprio l’esser fuori dall’Europa ha consentito alla proprietà di investire, si dice così, 200 milioni e passa in una squadra con un bacino d’utenza da Serie B. E la sensazione è che siamo soltanto all’inizio di un qualcosa che ricorda la Sampdoria di inizio anni Ottanta, dal punto di vista sportivo, mentre è cambiato tutto il resto: Mantovani voleva divertirsi e vincere con la squadra di cui era tifoso, non fare operazioni immobiliari a Genova o vendere nel mondo il brand Sampdoria.

Dove sta andando il Bologna? Quando una lesione al retto femorale se la procura un ventenne si dice, magari sbagliando, che è sfortuna (nel caso di fortuni muscolari quasi mai lo è). Quando invece riguarda un trentacqinuenne come Immobile si dà la colpa all’età e al breve respiro di questo tipo di operazioni, con i dirigenti che si muovono alla Tomba fra paletti strettissimi (Sartori non ha nulla contro l'ingaggio di Yamal e Bellingham). Poi si è fatto male anche Casale, che di anni ne ha 27, ma il punto è sempre il solito, il soffitto di cristallo di molte squadre medie: 11 proprietà straniere, in gran parte americane, su 20 dovrebbero cambiare le cose. In teoria.

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