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Il miracolo del Como gratis© Getty Images

Il miracolo del Como gratis

L'idea di rendere gratuita una parte del Sinigaglia è affascinante, ma possibile soltanto in una realtà quasi artificiale come quella messa in piedi dagli Hartono...

29 luglio

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Mentre quasi tutti i grandi club tradizionali hanno un mercato ancora in alto mare, il Como lo ha quasi terminato e già adesso si può dire, senza bisogno di essere Nostradamus, che se Fabregas farà il suo questa potrebbe davvero essere la squadra della prossima stagione. E del resto nell’ultima è arrivata decima, da neopromossa, ponendo le basi di un gruppo che quest’anno è stato rinforzato e che possiamo già considerare al livello delle rose di Bologna e Fiorentina.

Una squadra totalmente straniera, dalla proprietà indonesiana, la più ricca della Serie A, alla dirigenza all’allenatore ai giocatori, quasi tutti stranieri. Un progetto che sta attirando calciatori veri e con prospettive vere, anche se rimane da capire bene quale sia il progetto. Domanda lecita dopo le parole del presidente Suwarso sull’ipotesi di rendere gratuita una parte del Sinigaglia, sul modello di quanto fa, anzi farebbe, il Fortuna Dusseldorf.

Esempio da asteriscare, prima di tutto perché la squadra tedesca è in 2.Bundesliga e poi perché l’iniziativa riguarda soltanto alcune partite, con promozioni e omaggi rivolti ai giovani e finanziati da sponsor. Insomma, marketing oggi per creare i tifosi del domani. Non si tratta di una situazione, anche societaria (per il Fortuna Dusseldorf è gestito con il 50+1 che ormai da noi è purtroppo tardi per copiare), paragonabile a quella del Como, diversamente da quella del Paris FC, entità che in prospettiva vuole rivaleggiare con il PSG (con cui ha un tratto di storia comune) ma che per il momento è appena stato promossi in Ligue 1, dall’anno scorso con una proprietà di ricchezza enorme come la famiglia Arnault e la significativa partecipazione della Red Bull. Anche il Paris sta applicando sconti e facendo promozioni per conquistare pubblico, ma anche in questo caso parlare di stadio gratis è sbagliato visto che come per il Fortuna l’obbiettivo è avere tifosi veri.

Il caso del Como è oggettivamente diverso, per bacino di utenza: nella scorsa ottima stagione quello del Como è stato il decimo pubblico della Serie A, con 10.345 spettatori di medi. Peggio del Venezia, peggio del Monza, ma con un tasso di riempimento alto (85,7%) vista la capienza attuale del Sinigaglia (12.064). Un po’ meglio va con gli abbonati, circa 6.700, quelli che possiamo considerare i veri tifosi del Como al netto di Hugh Grant e altri VIP presenti spessso in tribuna in versione free o pay: in questo caso leggermente meglio di Empoli, Venezia e Monza, guarda caso le tre retrocesse.

Insomma, anche ipotizzando l’arrivo sul lago di Yamal e Haaland gli spettatori non saranno mai più di 15.200, cioè la capienza prevista per il 2028 alla fine della ristrutturazione del Sinigaglia, fra l’altro in una logica turistica lo stadio con la vista più bella del mondo. Il punto è proprio questo: gli Hartono sanno benissimo che con la gestione ordinaria non guadagneranno e nemmeno fanno proclami tipo ‘Vogliamo l’Europa’, anche se potrebbero arrivarci già nel 2026, ma dichiaratamente vogliono che il Como faccia immagine per tante attività collaterali, immobiliari e commerciali, oltre che in prospettiva per il tanto citato player trading che in realtà non si può fare dappertutto.

In questo quadro di sponsorizzazioni, tifosi VIP e settori dello stadio dedicati alle mitiche 'experience', diventa credibile che fra qualche anno in certi settori, come quello degli ultras, vengano regalati i biglietti, anche per creare un bel colpo d'occhio. Certo il calcio sta andando in un'altra direzione, con i diritti televisivi dei campionati nazionali che si stanno sgonfiando e i soldi che devono essere estratti dai conti correnti del pubblico reale, ma il Como attuale è qualcosa di unico, che in Serie A non si era mai visto. Forse, per certi versi, nella prima Sampdoria di Paolo Mantovani. Ma con un pubblico vero e i Nico Paz e i Diao che erano italiani. 

stefano@indiscreto.net

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